Dopo aver archiviato il 2014 con un bel brindisi e un’indigestione di dolci, torniamo a parlare di mercati. Le prime sedute di Borsa non sono state particolarmente entusiasmanti per gli attivi rischiosi e i tassi d’interesse sui titoli obbligazionari considerati “porti sicuri” (USA e Germania) sono sempre più bassi.
Le previsioni degli analisti per il 2015 sembrano ribadire il seguente scenario:
- Il graduale recupero delle crescita economica trainata dagli USA;
- l’apprezzamento del dollaro;
- una politica monetaria in aggregato accomodante;
- il calo persistente del prezzo del petrolio.
Ma come sappiamo, i mercati sono dei sistemi complessi, la capacità predittiva degli operatori è piuttosto scarsa e l’umore può cambiare molto velocemente. Dunque, nonostante tra gli operatori prevalga un atteggiamento piuttosto positivo, non bisogna sottovalutare i 7 fattori di rischio che possono destabilizzare lo scenario d’investimento nel 2015.
I 7 rischi per i mercati del 2015
A tale proposito, in perfetto stile AdviseOnly, ho ordinato i principali fattori di rischio in un grafico: sull’asse delle ascisse è posta la probabilità (valutata qualitativamente) che il singolo evento si verifichi, mentre sull’asse delle ordinate si trova l’impatto che potrebbe avere sui mercati finanziari globali.
La Fed aumenta i tassi d’interesse prima del previsto
I mercati si aspettano un primo aumento dei tassi per settembre 2015. L’economia americana sembra in salute e prima o poi la Fed alzerà i tassi d’interesse ma se lo facesse prima del previsto, si ripotrebbe ripresentare uno scenario di volatilità come quello vissuto a maggio 2013.
La BCE decide di non lanciare il Quantitave easing (QE)
Con la deflazione che è passata da minaccia a realtà, l’acquisto di titoli governativi (QE) sembra essere imminente (almeno, così si aspettano gli operatori). Tuttavia, ad oggi non si conosce né l’entità né la tempistica del programma, oltre alle difficoltà legali e politiche ben più note (Mario Draghi è riuscito a convincere il suo omologo tedesco?). Prima o poi il mercato metterà alla prova la credibilità della Bce.
Fragilità politica in Europa
Un’economia per crescere ha bisogno di un apparato istituzionale credibile e funzionante. Le difficoltà economiche della zona euro sono aggravate dalle divisioni politiche tra Paesi membri che non hanno una visione comune sui passi (dove e come) da fare in Europa. Nel 2015 si vota in Grecia (25 gennaio 2015), UK (maggio 2015) e Spagna (dicembre 2015), ma sia in Italia che in Francia i governi devono fare i conti con una situazione tutt’altro che stabile. La confusione politica può facilmente bloccare i timidi segnali di ripresa che il consensus si aspetta.
Crescita dei Paesi Emergenti
L’apprezzamento del dollaro e il calo del prezzo del petrolio costituiscono dei fattori di forte instabilità per i Paesi Emergenti perché allo stesso tempo possono mettere sotto pressione l’economia del Paese e la stabilità finanziaria delle imprese (ne sa qualcosa la Russia).
Bilanci aziende USA deludenti
C’è grande aspettativa sull’economia americana e i listini continuano ad aggirarsi intorno ai massimi storici. Ma le valutazioni hanno bisogno di essere sostenute da buoni risultati aziendali che in aggregato potrebbero essere messi sotto pressione dall’apprezzamento del dollaro (che penalizza le esportazioni) e dal calo del prezzo del petrolio (la crescita degli EPS attesa per il quarto trimestre 2014 è crollata da +8,1% a -17,0%).
Rallentamento dell’economia mondiale
Nel 2015 il Fondo Monetario Internazionale si aspetta un economia globale in crescita (+4,0% contro 3,4% nel 2014). Tuttavia, visto l’attuale panorama di incognite (riuscita dell’Abenomics, solidità della crescita di USA o Cina, stagnazione della zona euro) potremmo avere delle delusioni anche se non si verificassero forti shock. Semplicemente avremmo sovrastimato una volta di più la solidità dell’economia mondiale.
Instabilità in Medio Oriente
La situazione in Medio Oriente rimane delicata e di difficile analisi, ma l’avvento dell’ISIS ed i legami sempre più incerti tra l’Arabia Saudita, Iran, Iraq e Libia non ci permettono di trascurare eventuali ripercussioni sui mercati finanziari, anche se limitati.
Insomma, ci aspetta un altro anno all’insegna dell’incertezza, come sempre del resto.
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