La riluttanza delle banche europee a prestarsi denaro l’una con l’altra è ai minimi degli ultimi dodici mesi.
Una misura significativa delle tensioni nel sistema bancario europeo è data dalla differenza tra il tasso EURIBOR e il tasso sugli Overnight Indexed Swaps (OIS), abbreviato spread EURIBOR – OIS . Ebbene sì, il mondo è tutto uno spread…
Stiamo parlando di tassi d’interesse ai quali le banche si prestano i soldi tra di loro. In buona sostanza, lo spread EURIBOR -OIS (tra gli indici inclusi nel nostro Barometro del Rischio) riflette la differenza di rischio tra un deposito a termine rispetto ad un deposito “a vista”, cioè praticamente privo di rischio di default.
Ma perché lo spread EURIBOR -OIS è considerato un valido indicatore del grado di fiducia esistente sul mercato interbancario?
Il ragionamento è il seguente: quando cala la fiducia le banche si prestano soldi solo “a vista” (con possibilità di riaverli immediatamente), mentre evitano come la peste di prestarsi soldi a termine, su periodi più lunghi. Così facendo sale il tasso EURIBOR e con esso lo spread EURIBOR –OIS. E viceversa quando c’è maggiore fiducia ed ottimismo.
Sapere che lo spread EURIBOR -OIS è migliorato non è solo un importante segnale di riduzione del rischio di liquidità e del più generale rischio sistemico, lo spettro che si aggira in questa crisi del debito sovrano.
Il calo dello spread EURIBOR -OIS è qualcosa di rilevante anche per risparmiatori ed imprese: infatti, se le banche faticano meno a procurarsi il denaro, è più probabile che siano disposte a prestarlo anche a famiglie ed aziende.
Insomma non è solo un affare “tra banche”, ma esistono, almeno potenzialmente, ricadute positive sull’economia reale.