Una caratteristica economica rilevante del nuovo millennio è stata l’aumento del prezzo delle materie prime, in particolare nel periodo 2000-2008 (l’indice del prezzo delle commodities globale del FMI ha registrato un +173% circa) e nell’anno 2010-2011 (circa il +26%) come mostra il grafico.
Diversi sono stati i fattori che hanno contribuito a questa straordinaria performance tra cui: un prolungato periodo di forte crescita globale, un’offerta limitata, un forte aumento della domanda da parte dei mercati emergenti.
La crescita dei Paesi Emergenti, in particolare, è stato un fattore rilevante in termini di contributo al consumo globale delle commodities (ad esempio la domanda di consumo per carburante e minerali da parte di Cina e India è stata pari al 2% del consumo globale nel 1990; raggiungendo il 12% nel 2008 e il 18% nel 2012).
Tuttavia, nel 2009 a seguito della crisi economica globale, i prezzi delle materie prime hanno subìto un crollo. Nel periodo 2010-2011, gli stimoli di politica economica a livello globale, a partire dagli Stati Uniti, hanno sostenuto i prezzi delle commodities. Ma dopo questo breve periodo, i prezzi hanno ripreso a scendere.
Cosa tenere d’occhio in futuro
La crescita economica globale
Se l’economia globale cresce, l’investimento in commodities è favorito (tranne che per i metalli preziosi). Recentemente le commodities sono state penalizzate da due fattori.
- Il rallentamento delle economie emergenti come la Cina (ne abbiamo parlato qui e qui su questo post) o l’India. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale la Cina è destinata ad avere una crescita reale del PIL sotto l’8% per il periodo 2013-2018;
- Il rallentamento economico di Stati Uniti e Unione Europea, grandi importatori di commodities.
L’appetito per il rischio da parte degli investitori
Un aumento della propensione al rischio da parte degli investitori induce, in genere, a preferire le azioni rispetto ai metalli preziosi come l’oro. Dal 2011, ad esempio, la forbice tra l’andamento dell’S&P500 rispetto al prezzo dell’oro (ma in generale rispetto all’indice globale di commodities) si è allargata in maniere crescente (su lo S&P500, giù i secondi).
Tapering
Il tapering, ovvero la riduzione degli stimoli monetari all’economia da parte della FED. La storia recente mostra una certa relazione inversa tra l’andamento del dollaro e le materie prime in generale (e l’oro in particolare).
In caso di apprezzamento del dollaro (atteso da diversi analisti) per effetto della riduzione degli acquisti da parte della FED, non è da escludere una riduzione del prezzo di alcune materie prime (in particolare dell’oro).
Cambiamenti in atto dal lato della produzione
Sono molti i cambiamenti silenziosi, ma importanti, che stanno avvenendo nel mondo. La rivoluzione energetica negli USA e l’aumento degli investimenti nel settore minerario in Africa e Asia sono due esempi di forze in grado di influenzare notevolmente l’offerta e quindi i prezzi delle commodities.
Non c’è quindi da stupirsi se il Fondo Monetario Internazionale (FMI) vede il suo indice generale delle materie prime ridursi del 12,6% nel periodo 2013-2018 (vedi il grafico sopra). I prezzi dei metalli preziosi sono attesi piatti, mentre quelli delle materie prime agricole e energetiche dovrebbero ridursi.
Conviene investire nelle materie prime?
Dipende. C’è chi ritiene che la rivoluzione energetica negli USA non sia da sottovalutare per le prospettive di crescita economica globale. Inoltre è importante considerare le singole opportunità di investimento all’interno dell’asset class. Come avrete capito leggendo il post, i fattori economici (e politici) sono variabili da monitorare attentamente se si decide di investire nelle commodities.
Secondo noi di Advise Only questo tipo d’investimento deve rientrare prevalentemente in una logica di diversificazione del rischio di portafoglio.
In tal senso abbiamo creato il Portafoglio “Commodities“ , utile per integrare un portafoglio più ampio, secondo la logica sopra.
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Il portafoglio è costituito da:
- una componente stabile, movimentata poco o nulla, ossia il “Core”, rappresentata dall’UBS CMCI COMPOSITE SF UCITS ETF A-ACC, che investe in un ampio e diversificato paniere di materie prime, coperto dal rischio di cambio;
- una componente “Satellite”, cioè accessoria e più tattica, che investe nelle materie prime che secondo noi possiedono al momento le migliori valutazione in termini value e momentum. In particolare, la componente “Satellite” investe in:
- gas naturale (le motivazioni a favore sono qui);
- palladio, visto che l’attuale sciopero in Sud Africa ne sta condizionando la produzione e non sono quindi da escludere rialzi del prezzo di questa commodity;
- cacao e farina, poiché i metereologi ritengono che la probabilità che si verifichi El Nino entro la fine di quest’anno; il fenomeno potrebbe generare pressioni al rialzo sul prezzi delle due commodities.
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