“Su questi argomenti, solo sul blog di Beppe Grillo si può dire la verità”
Così esordisce Beppe Scienza nella sua intervista su pensioni e TFR, comparsa sul blog di Beppe Grillo nel dicembre scorso e segnalataci da un nostro utente recentemente. Ma Beppe Scienza dice davvero la verità?
Quando ho visto l’intervista sono rimasto basito: mi sono ritrovato sommerso dal classico miscuglio di verità, luoghi comuni e inesattezze che attecchisce facilmente negli animi esasperati degli italiani. La ricetta mediatica di informazione-disinformazione che va per la maggiore da qualche tempo a questa parte.
L’intervista può risultare fuorviante per i risparmiatori. Beppe Scienza è infatti un professore universitario, con fama di libero pensatore e un discreto seguito: per questa ragione ho deciso di intervenire a nome di Advise Only, senza cadere nella demagogia, ma rispondendo puntualmente ad alcune dichiarazioni di Beppe Scienza con un po’ di fact-checking su quanto ha dichiarato.
La versione di Beppe: vera o falsa?
1. Beppe Scienza: “Non è vero che la previdenza integrativa è indispensabile per integrare la pensione. La pensione si può integrare risparmiando, mettendo da parte i soldi, investendo in qualche maniera”
VERO. Lo diciamo sempre su questo blog: l’importante è risparmiare per la pensione, prestando attenzione ai costi commissionali e di negoziazione, se applicabili.
Ma investire nel TFR è soltanto una delle scelte possibili: non è detto che vada bene per tutti. Il TFR ha un rendimento annuo pari a 1,5% fisso + il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo definito dall’Istat. Tendenzialmente è un rendimento modesto e alcuni lavoratori possono legittimamente pensare che investire diversamente possa offrire un reddito pensionistico migliore.
2. Beppe Scienza: “È falso che la previdenza integrativa ha forti vantaggi fiscali. Facendo i conti giusti, per un giovane significa un vantaggio di rendimento in termini annui dell’ordine 0,50%: una miseria”
FALSO. Prendiamo per buoni i conti di Beppe Scienza: a quanto corrisponde quel “misero” 0,50% all’anno, in soldoni? Immaginiamo di investire per la pensione versando 100 euro al mese per 35 anni a un tasso medio del 5% annuo. Il capitale finale è di circa 114mila euro. Con quella “miseria” dello 0,50% di risparmio fiscale in più all’anno, quindi con un tasso annuo di 5,50%, il capitale diventa di 128mila euro: sono 14mila euro di differenza, corrispondenti al valore dell’affitto di un bilocale per un paio d’anni, o di un’auto.
3. Beppe Scienza: “Contributo datoriale: bastano un po’ di anni negativi e viene divorato. È un’ingiustizia pagare di più i lavoratori che aderiscono il fondo pensione”
FALSO. Qui si mischiano le carte… per chi ne ha diritto, il contributo del datore di lavoro è almeno pari all’1%, e spesso arriva all’1,5%: l’impatto sul risultato finale dell’investimento previdenziale è dunque significativo, poche storie. Che poi Beppe Scienza ritenga ingiusto che il contributo venga dato solo a chi investe nei fondi pensione di categoria, beh, questo è un altro discorso e, soprattutto, è la sua personale e discutibilissima opinione. L’obiettivo della norma infatti è favorire lo sviluppo dei fondi pensione, considerati in tutto il mondo uno strumento che aiuta i cittadini e la collettività: normale che venga creato un incentivo fiscale. Circa il fatto che i mercati finanziari possano oscillare, questo è ancora un altro problema (che affronto tra poco), che non c’entra con il contributo datoriale.
4. Beppe Scienza: “I vantaggi fiscali dei fondi pensioni sono incerti, le leggi possono cambiare”
Tutto cambia. A ben vedere, anche l’esistenza dell’INPS tra 30 o 50 anni è aleatoria, e con essa pure la garanzia di pagamento della pensione obbligatoria e del TFR (…è un mondo d’incertezza, fatevene una ragione).
5. Beppe Scienza: “Fondi pensioni aperti, fondi pensione chiusi, Piani Individuali Previdenziali (PIP), tutti questi prodottacci… non c’è nessuna trasparenza… nel torbido si pesca bene: lasciare la libertà al gestore di fare quello che vuole lo spingerà logicamente a fare porcherie varie”
FALSO. Il mondo del risparmio gestito ha tanti difetti e su questo blog non manchiamo mai di portarli alla luce. Ma se c’è un grande pregio, quello è la struttura giuridica di fondi pensione, fondi comuni, Sicav, ETF (tutti veicoli d’investimento collettivi che rispondono sostanzialmente alle stesse norme). Infatti, in termini di trasparenza e tutela del risparmiatore, si tratta di veicoli super-sicuri – la lettura è noiosetta, ma se volete farvi un’idea in merito, qui c’è tutto.
Le fregature possono arrivare dal lato costi, cioè dalle varie commissioni applicate, dal fatto che chi vi vende il prodotto spesso spinge per quello con maggior livello commissionale. Voi state attenti ai costi: questo è il primo comandamento. E, comunque, il problema dei costi per i fondi pensione chiusi è limitato, perché la media semplice dell’indicatore sintetico di costo, tra tutti i comparti, è 0,36% all’anno, immaginando un investimento pensionistico a 10 anni.
6. Beppe Scienza: “Nessun fondo pensione vi garantisce il potere d’acquisto”
Neanche il TFR. Per come è definito il rendimento annuo del TFR (1,5% +0,75% x inflazione), se arditamente risolvete una disequazione lineare, troverete che, se l’inflazione supera il 6%, il rendimento del TFR è inferiore. Quindi, in caso di elevata inflazione (superiore al 6%) non è vero che il TFR è in grado di proteggervi. Di contro, dal 1900 al 2013, i principali mercati azionari hanno ottenuto rendimenti sensibilmente superiori all’inflazione, come mostra il grafico sottostante (il che non significa ovviamente che lo faranno in futuro).
7. Beppe Scienza: “Nei fondi pensione ci sono centinaia di poltrone con parassiti che non fanno assolutamente nulla”
VERO. In molti fondi pensione chiusi, nonché casse previdenziali, si osserva una squallida fauna: consiglieri d’amministrazione messi lì da sindacati o associazioni professionali, il cui valore aggiunto al fondo è nullo, perché la gestione è demandata a professionisti. L’esistenza di questi parassiti sociali è irritante ma, alla fine, quello che conta è il prezzo che pagate in termini di commissioni. E per i fondi chiusi, il livello commissionale è basso. Quindi i “parassiti” sono per lo più irrilevanti.
8. Beppe Scienza: “Dare i propri soldi a un PIP, ma soprattutto a un fondo pensione, vuol dire rischiare con i mercati finanziari, perché il risultato è legato all’andamento di titoli azionari e obbligazionari: non è opportuno giocarsi la pensione alla roulette dei mercati finanziari”
FALSO. Francamente non ho capito perché i fondi pensione dovrebbero essere peggiori dei PIP (Piani Indidviduali Previdenziali). In termini di commissioni pagate dai risparmiatori, è solitamente vero il contrario. A parte ciò, se si investe con buon senso nel lungo termine, i mercati finanziari offrono con elevata probabilità rendimenti reali positivi: dal 1900 ad oggi, un portafoglio diversificato di azioni mondiali ha reso in media il 5,2% annuo in termini reali, mentre uno di obbligazioni ha reso l’1,8% reale (Fonti: Dimson, Marsh, Staunton, London Business School).
9. Beppe Scienza: “Evitare tutti i prodotti previdenziali, PIP, fondi pensione. Non affidate i soldi ai fondi comuni, scatole nere dove i gestori possono raschiare tutto”
FALSO. Ricapitolando, secondo Beppe Scienza:
- non si devono investire i soldi della pensione in fondi pensione e PIP;
- in generale, non bisogna investire i propri risparmi in fondi comuni, Sicav, ETF;
- non è opportuno investire i risparmi in titoli azionari e obbligazionari, perché ricadono nella “roulette dei mercati finanziari”.
Mmhhh. Attendiamo lumi per sapere dove, secondo Beppe Scienza, gli italiani dovrebbero investire i loro risparmi.
Nel frattempo, cari lettori, se vi interessano portafogli con basso carico commissionale per investire per la vostra pensione, li trovate gratuitamente su Advise Only (Obiettivo Pensione) insieme ad altre idee d’investimento nostre o di altri utenti. Sono gratis e potete copiarle sul vostro profilo sul nostro sito.
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Matteo / Aprile 16, 2014
Ottimo articolo, ma mettersi a discutere con uno che inizia con “Su questi argomenti, solo sul blog di Beppe Grillo si può dire la verità” è tempo perso in partenza: l’unica cosa che vogliono fare è metterla in caciara
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giovanni / Aprile 16, 2014
Sono d’accordo con tutte le osservazioni. Tuttavia il mio forte dubbio fra investire in un fondo pensione o in BTP ( o lasciare in azienda il
TFR) è che fra 30 anni dei soldi lasciati in azienda o in BTP ne faccio quello che voglio, mentre per godere i soldi dati nel fondo devo campare molti, molti anni.
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massimo / Aprile 16, 2014
infatti investire in un fondo pensione ha senso solo fino alla soglia detraibile poi non piu’,e comunque tenga conto che necessariamente per ottenere una rendita assicurativa certa rivalutabile non si puo’ prescindere dalla rinuncia del capitale e anche che si puo riprendere fino al 50% del montante accumulato sul fondo all’atto della pensione.insomma che che ne dica beppe scienza che ha anche detto cose importanti e giuste le regole sui fondi pensione non sono fatte male anzi ,bisogna pero’ informarsi……..il che e’ tutto un dire visto l’analfabetismo finanziario italiano
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valeria / Aprile 16, 2014
i ragionamento non fa una grinza, ma il principio previdenziale, è nato anche per tutelale la pluralità degli altri soggetti: cioè se il singolo non riesce a risparmiare per la sua vecchiaia, non è che può pretendere dopo di essere a carico della collettività. infatti abbiamo già un esempio in merito: la pensione sociale, che tutela soggetti che non hanno risparmiato, a prescindere dai motivi
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Raffaele Zenti / Aprile 17, 2014
Anche con i fondi pensione, si può, a certe condizioni, ottenere parte del capitale.
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Gianni / Aprile 16, 2014
http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/businessNews/idITKBN0D20LJ20140416
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gmdalegnano / Aprile 16, 2014
“se si investe con buon senso nel lungo termine, i mercati finanziari offrono con elevata probabilità rendimenti reali positivi: dal 1900 ad oggi, un portafoglio
diversificato di azioni mondiali ha reso in media il 5,2% annuo in termini reali,
mentre uno di obbligazioni ha reso l’1,8% reale (Fonti: Dimson, Marsh,
Staunton, London Business School).”
Affermazione per conto mio molto,
molto fuorviante; specie per un asino come lo scrivente che ha subito pesanti perdite a fronte di questa SEMI-VERITA’ tanto sbandierata dai diversi banchieri
famigliari con cui ha operato.
Perché i consulenti, che hanno conquistato la fiducia degli asini, non spiegano loro a chiare lettere, la verità intera, inclusa la faccia tenuta accuratamente
nascosta?…. Per conto mio dovrebbero evidenziare che i rischi che si corrono con i presupposti sopra indicati ( * ) comportano una elevatissima probabilità che i fondi rendano di meno dell’ investimento in semplicissime obbligazioni !! ( con buona pace per quelli che hanno fatto le “squole alte” presso le famose “bisnis scul”)
(*) “se si investe con buon senso ”… e chi ce l’ha? Forse i promotori che prima di tutto massimizzano il loro tornaconto: tutto e subito e assicurato?
“nel lungo termine ” così l’asino
investitore non potrà mai verificare la bontà della consulenza ricevuta (salvo controllare prima i conti fatti dalle autorevoli “fonti” difficilmente confutabili)
“elevata probabilità di rendimenti reali positivi “ Ma la probabilità-rischio di rendimenti negativi è forse nulla?
con “un portafoglio diversificato di azioni mondiali” ….ma chi me le
sceglie? Quanto mi costa tale selezionatore? Quanto mi costa la gestione di codesto portafoglio ??
“resa media del 5,2% annuo in termini reali “ quante sono le probabilità – certezza che al momento della pensione potrò godere di questo decantato rendimento ? Tale resa è lorda o al netto dei costi di entrata, gestione, consulenza ??
Per conto mio, nonostante i dimson-marsch-staunton credo che lo scarso 1.8% sia molto più sicuro della “elevata” probabilità del 5.8% che nessuno dei venditori
di fortune finanziarie mi ha mai voluto garantire. Intanto questi intasca goderecce e sicure provvigioni a fronte del rischio di pesanti perdite che resta a totale carico dell’asino.
Sarei comunque grato a chiunque possa fornirmi criteri di valutazione diversi da quanto sopra esposto
gmdalegnano
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Raffaele Zenti / Aprile 17, 2014
Ottime osservazioni. Speravo che qualcuno le facesse, perché meritano un approfondimento (in realtà, la risposta si annida, per esempio in un post citato/linkato nel testo – ossia questo http://it.adviseonly.com/blog/investimenti/investire-10mila-e-oggi-e-ritrovarsi-un-capitale-di-oltre-115mila-e-fra-30-anni-si-puo/#.U0-AzVca2Hg – e questo, relativo all’investimento graduale, nel tempo, che riduce ulteriormente i rischi http://it.adviseonly.com/blog/investimenti/investire-10mila-e-oggi-e-ritrovarsi-un-capitale-di-oltre-115mila-e-fra-30-anni-si-puo/#.U0-AzVca2Hg).
Comunque, un fatto deve essere chiaro: i rischi non si azzerano MAI, con qualunque forma di investimento, il “risk-free” non esiste. Lo Stato può fallire, e con esso l’INPS, in 50 anni mercati e società possono cambiare struttura, ecc ecc. Solo, molti di questi eventi sono altamente improbabili. Viviamo in un mondo di variabili aleatorie, si tratta di accettarlo e cercare di gestirle, oppure ignorarle ed illudersi.
Comunque, nelle prossime settimane su questo blog riparleremo di questa faccenda (“Quanto rischio?”) che sta giustamente sta a cuore di tutti noi.
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Marco Dore / Aprile 17, 2014
Grazie: articolo utile.
Quanto a come il dott. Scienza pensi debbano essere investiti i risparmi previdenziali, posso ricordare ciò che lui stesso scrisse in un articolo di una ventina d’anni fa. Si era nel ’95 o nel ’96 quando il picconatore professionista, dopo aver demolito le polizze di rendita vitalizia, che, con tutti i loro limiti, erano allora lo strumento più vicino al concetto di risparmio previdenziale privato, concludeva sostenendo che per pensare alla pensione bastava semplicemente investire in maniera diversificata in obbligazioni internazionali, azioni internazionali ed immobili.
Ricordo che provai ad immaginarmi mia sorella, che era da poco pervenuta al suo primo stipendio di 1.200.000 lire al mese, che diversificava in immobili i propri risparmi…
La verità è che demolire è molto più facile che costruire, soprattutto in un contesto in cui – come bene sottolinea Raffaele Zenti – di certo e definitivo non c’è veramente nulla, nemmeno il TFR.
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Mauro Pozzi / Aprile 18, 2014
Un chiarimento sul punto 2: mettendo 100€ al mese per 30 anni al 5% annuo come posso ottenere un capitale di 114.000 €?
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Raffaele Zenti / Aprile 18, 2014
114k è il montante su 35 anni, di 100 euro versati mensilmente, capitalizzati, applicando un tasso del 5%/12 mensile.
(per trasparenza, funzione Matlab FutureVal = fvfix(0.05/12, 12*35, 100, 100)
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Mauro Pozzi / Aprile 18, 2014
A ok. L’interesse viene pagato ogni mese e reinvestito subito sul mese successivo.
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Raffaele Zenti / Aprile 18, 2014
Il punto è che 0,50% all’anno per molti anni, con gli interessi composti è sempre rilevante…per dire, anche su 10k investiti per 35 anni (un solo versamento iniziale di 10k e poi interessi composti annualmente), 0,50% d’interesse in più cuba circa 10k.
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Federico / Settembre 22, 2014
Secondo me hai detto delle fesserie. Hai fatto ipotesi impossibili.
Non sono un fan di Beppe Scienza ma tu mi hai preoccupato di più.
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Raffaele Zenti / Settembre 23, 2014
E quali sarebbero le “ipotesi impossibili”? Sentiamo…
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giacomo / Giugno 11, 2016
quante fregnacce….non investo e non investirò mai in fondi di nessun genere. Mi tengo stretto il mio tfr..poco dici??? sicuro rispondo. Oltre ai miei BTP comprati con spread oltre 300. Solo con gli interessi mi compro un appartamento ogni due anni!!! che pena mi fate…
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