In un’Europa dove gli “zero virgola” vengono celebrati con titoli cubitali sui giornali, l’Irlanda cresce più dell’Unione Sovietica a cavallo delle grandi guerre
Secondo l’ufficio di statistica Irlandese, nel 2015 il PIL dell’isola di smeraldo è cresciuto del 26,3%, ventisei virgola tre percento. Avete letto bene. Una crescita dovuta sostanzialmente ad un massiccio aumento degli investimenti (+26.7%), delle esportazioni (+34.4%) e delle importazioni (+21.7%).
Com’è possibile?
La spiegazione ufficiale (e più plausibile) è che la crescita sia stata gonfiata dal cosiddetto fenomeno di “inversione”, e cioè dal trasferimento delle sedi legali e di asset di grandi multinazionali in Irlanda, fatalmente attratte dalle bassissime tasse societarie (12,5%). Dando per buona questa spiegazione, la reale condizione dell’economia irlandese sarebbe ben distante da quello che dicono le statistiche.
La notizia della crescita monstre è stata accolta con commenti carichi di sarcasmo, specialmente dal premio Nobel per l’economia Paul Krugman:
The Irish Central Statistics Office wants me to note a small correction to the Irish Times report I tweeted out. pic.twitter.com/HEwUPLnQkT
— Paul Krugman (@paulkrugman) 12 luglio 2016
La cruda verità, invece…
Il paradosso è che nel primo trimestre del 2016 il PIL irlandese si è contratto del 2,1%, rispetto al trimestre precedente. Se questo trend dovesse confermarsi anche nel secondo trimestre dell’anno, l’Irlanda potrebbe ben presto entrare in recessione.
Un risparmiatore informato è un risparmiatore migliore