L’Italia soffre problemi gravissimi: la nostra economia è tornata ai livelli del 2000 in termini reali, con la peggior performance tra i Paesi membri dell’OCSE. Insomma, la crescita economica langue, moltissimi imprenditori sono in seria difficoltà e la disoccupazione aumenta, soprattutto tra i giovani. Cosa si può fare in concreto per uscire da questa crisi?
Lo chiediamo a Vincenzo Atella, docente di Economia e Direttore del CEIS (Centre for Economic and International Studies) all’Università di Roma “Tor Vergata”, nonché blogger dell’Huffington Post.
Prof. Atella, qual è la ricetta per uscire dalla crisi economica?
Non è una domanda cui è facile dare una risposta. Semplificando un po’ la realtà, possiamo dire che esistono due scuole di pensiero a riguardo.
Da un lato, c’è chi ritiene che si potrà uscire dalla crisi agendo principalmente sulle leve della domanda (pensando ai consumi degli italiani) con politiche keynesiane che imporrebbero il superamento del tetto del 3% del deficit.
Dall’altro, c’è chi ritiene che politiche di questo tipo non porteranno crescita di lungo periodo, che invece può realizzarsi solo se si affrontano i temi della competitività delle imprese.
La mia personale opinione è che affidandosi solo alle politiche di domanda sicuramente aumenteremo la spesa pubblica, ma non è detto che poi faccia seguito una crescita di lungo periodo, viste le inefficienze del sistema e le posizioni di rendita che affossano il nostro Paese.
Questo non vuol dire che non abbiamo bisogno di politiche di domanda. Certo, però, aumentare la spesa pubblica nelle attuali condizioni non farà altro che portare a un aumento della tassazione in futuro – sempre che si possa aumentarla ancor di più. D’altra parte, fin tanto che i tempi e i costi di realizzazione di un’opera pubblica in Italia sono doppi rispetto al resto dell’UE, il ruolo delle politiche di domanda come volano sulla crescita economica rimarrà limitato.
Quindi lei pensa che cercare di stimolare la domanda dei consumatori italiani sia poco efficace?
Mi sentirei molto più tranquillo e fiducioso se le politiche di domanda venissero perseguite una volta risolti i problemi di cui ho parlato prima, soprattutto, una volta identificato quale deve essere il modello di sviluppo che l’Italia vuole percorrere nei prossimi anni. Perché, in fin dei conti, questo è il vero problema che dobbiamo affrontare e di cui quasi nessuno parla. A dispetto di tutte le promesse che abbiamo sentito negli anni passati su realizzazione di riforme strutturali e programmi di crescita, non esiste un solo programma elettorale o di governo che, “nero su bianco”, abbia presentato un piano di lungo periodo, un’idea, un progetto complessivo che indicasse priorità, obiettivi, tempi e modi. Sono anni che corriamo dietro alle urgenze (spesso finte), a situazioni temporanee e precarie, illudendoci che quello sia il modo per riuscire a crescere.
E così capita che i cittadini elettori diventino sempre più confusi, non riuscendo a distinguere chi ha torto e chi ha ragione. Il classico esempio è il dibattito sull’euro. Se come sistema-Paese accetteremo di concentrarci su produzioni a basso valore aggiunto, dove subiamo un elevato livello di competizione da parte dei Paesi in via di sviluppo, è chiaro che l’euro “ci ammazza” (ma uscirne forse ci ammazzerebbe comunque).
Se invece l’obiettivo è di competere su prodotti ad alto valore aggiunto, allora l’euro va benissimo (vedi la Germania!). Oggi, però, nessun leader politico ci ha raccontato qual è il modello di sviluppo che vuole seguire… e allora come si fa a capire chi ha ragione?
Da dove si dovrebbe cominciare, quindi?
Al punto in cui siamo, ciò di cui abbiamo principalmente bisogno sono interventi che ridisegnino le regole del gioco permettendo ai migliori di stare sul mercato: ciò vuol dire principalmente lavorare al fine di aggredire e risolvere i problemi della corruzione, ridurre l’evasione fiscale, aumentare la certezza del diritto ed eliminare le inutili complicazioni burocratiche. Sono questi quattro importanti fattori che minano le regole della libera concorrenza e impongono costi eccessivi alle nostre imprese, mettendole spesso fuori mercato. Ma, cosa più importante, sono fattori che impediscono alle imprese straniere di investire in Italia.
È necessario adesso concentrarci su questi punti, lavorando in un’ottica di lungo periodo per scongiurare il rischio di bruciare le ultime risorse finanziarie che abbiamo per avere solo qualche mese di respiro. Nonostante si tratti di riforme importanti, è necessario ricordare che sono tutti interventi che il Governo può attuare quasi a costo zero. Le circostanze sono adeguate, basta solo un atto di coraggio per assumere finalmente decisioni in grado di sbloccare il Paese. Più ritardiamo questo processo di rinnovamento, più rischiamo di scivolare indietro in termini di capacità di generare ricchezza e benessere in futuro. È per questo motivo che abbiamo bisogno di stabilità e di un chiaro programma con date e scadenze per permettere a tutti di verificare l’operato dei politici. Tutto ciò aiuterebbe anche a fare molta chiarezza: se sappiamo dove vogliamo andare è anche più facile capire chi è più bravo a portarci alla meta. Nel caso contrario, tutti avranno almeno un pezzo di ragione (e tanto torto!).
Parliamo allora di dismissione del patrimonio statale e di privatizzazioni: cosa ne pensa? Sono misure utili a diminuire il fardello del debito pubblico italiano?
Rispondo con una domanda: siamo sicuri che sia questa la strada da percorrere?
Perché se è vero che una Pubblica Amministrazione (PA) di dimensioni eccessive attrae i tanti e troppi interessi delle persone che non hanno alcuna motivazione a farla funzionare bene, è anche vero che in questo momento la dismissione del patrimonio pubblico rischia di portare unicamente a una svendita. Una svendita che in passato è stata spesso a favore di pochi noti. Infatti, le esperienze passate di privatizzazione non mi pare abbiamo portato a grossi risultati. In ogni caso, se vogliamo fare privatizzazioni, allora facciamole bene, e non come il caso di Poste Italiane insegna.
Sono anni che sentiamo parlare di “riforme strutturali”, tanto attese ma mai attuate: quanto ci sta penalizzando, come sistema-Italia, questa mancanza?
Quello delle riforme strutturali è un altro punto di cui spesso commentatori e opinionisti discutono in modo inappropriato. È fuor di dubbio che abbiamo bisogno di riformare il Paese in tanti settori. Devo però evidenziare che, a volte, si attribuisce alle riforme un valore quasi taumaturgico, anche quando queste riguardano un solo settore. Certo meglio che niente, ma immaginare di fare esclusivamente la riforma del mercato del lavoro senza liberalizzare seriamente i mercati non necessariamente genererebbe crescita. E se anche raggiungessimo quest’obiettivo senza riformare la PA, l’effetto sulla crescita potrebbe essere molto limitato.
Tutto ciò per dire che i vantaggi di cui un Paese beneficia dalle riforme si trovano soprattutto nelle sinergie che queste riescono ad attivare. Altre sinergie da innescare sono quelle tra i settori della PA e tra pubblico e privato, che insieme all’innovazione possono eliminare i freni che ostacolano l’agenda digitale. Renzi ci ha promesso una riforma al mese… speriamo non si trasformi in un’occasione mancata al mese!
Ringraziamo il Prof. Atella per questo schietto quadro della situazione italiana e per i molti spunti forniti nell’indicare la via d’uscita dalla crisi economica che attanaglia l’Italia.
Chi è Vincenzo Atella
Professore associato di Economia presso il Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Direttore del CEISTor Vergata (Center for Economic and International Studies), Adjunct Affiliate del CHP/PCOR (Center for Health Policy) dell’Università di Stanford, California e Direttore Scientifico della Fondazione Farmafactoring. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e ha curato diversi rapporti sui temi della distribuzione del reddito e delle politiche sanitarie in Italia.
Mauro Artibani / Febbraio 27, 2014
Inizio la discussione: TOH, IL MOLTIPLICATORE DELLA CRESCITA
Senza farla troppo lunga: dentro la
crisi, quelli della spesa aggregata stanno messi davvero male.
La spesa pubblica non spende, costretta
anzi alla spending review, per aver speso troppo e male.
La spesa privata, privata di un reddito
sufficiente alla bisogna, revisiona la spesa anch’essa.
La spesa delle imprese, in conto
capitale, pah ! Con i magazzini pieni di merci che si svalutano si
ritrae sdegnosa. Figuriamoci se spende pure per rifornire la scorte.
Ci sarebbe da dire della capacità di
impresa delle banche, ma lasciamo stare.
Orbene, tutti stiamo scalzi e nudi,
imbrogliati in una matassa tutta da dipanare.
Sotto a chi tocca!
Gia, a chi tocca?
Può lo stato spendere se il prelievo
fiscale non rifornisce la spesa?
Lo fa l’impresa che, nell’attesa di
svuotare i magazzini, trova conveniente mettere i profitti in
attività finanziarie per ridurre almeno il rischio?
Ho capito: ri-tocca a me, seppur scalzo
e nudo.
Essipperchè quando tutti quelli come
me fanno la spesa, ne fanno tanta: il 60 % di quella complessiva.
Se ho la possibilità di acquistare
scarpe e abiti mi rimetto in cammino: faccio crescere il Pil, sprono
pure gli aggregati a fare quel 40 % che spetta loro.
Eggià, se svuoto i magazzini,
ripristino il valore delle merci lì dentro ficcate, ci sarà chi
dovrà investire per riprodurre e rifornire le scorte. Ci sarà
lavoro da fare, disoccupati da occupare, più risorse di reddito in
giro che pagano l’iva, l’irpef, l’irap che finanziano la spesa
pubblica.
Aggregati, appunto, appassionatamente a
fare, per rifare la crescita.
In fretta però. La combriccola “Libero
Mercato spa”, con la crisi, vede contrarsi il capitale generato
a 1500 mld di euro in capo d’anno: un bel danno
Orsù, per quanto ridotta la “ciccia”
c’è. Occorre riallocarla per adeguatamente ricapitalizzare quelli
che, col fare più spesa, più remunerano.
C’è un coefficente moltiplicatore da
applicare: la riduzione dei prezzi*.
Con i ricavi viene rimpolpato il potere
d’acquisto, “moltiplicata la capacità di spesa”,
moltiplica pure la capacità competitiva delle imprese; moltiplicano
i volumi di produzione, quelli dell’occupazione; moltiplica il monte
reddito disponibile nonchè il prelievo fiscale su quei remuneri.
Buono per rendere la spesa pubblica, se non moltiplicata, almeno più
acconcia a poter fare quel che le spetta.
*Attraverso i “social shopping”
si può fare. Moltissime imprese già lo fanno, magari solo per
ridurre i costi generati dalla sovraccapacità.
Mauro Artibani
http://www.mixcloud.com/enricopietrangeli5/love-peace-and-bike-puntata-numero-40/
http://www.professionalconsumer.wordpress.com
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Gianni / Febbraio 28, 2014
Mi ricorda le catene di S. Antonio.
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Mel / Febbraio 28, 2014
L’Italia ha troppa parte di PIL finto, commercialisti, avvocati, notai, un’orda barbarica che indubbiamente lavora e produce PIL ma è solo una partita di giro, uno stato inefficiente che grazie alla sua inefficienza da lavoro a 160000 commercialisti (in Francia, Spagna sono sull’ordine dei 15000, uno zero in meno), gli avvocati nella sola Roma sono di più di tutti gli avvocati di Francia, tanto per fare degli esempi.
Ma tutto questo non è vera creazione di ricchezza!
D’altra parte se si efficienta lo Stato, eliminando lacci e lacciouli, riducendo le mille norme, leggine per cittadini e imprese, l’orda pletorica di professionisti scenderebbe sul piede di guerra.
Fa ridere Renzi che vuole che il fisco mandi a casa l’F24 con scritto quanto pagare di tasse al contribuente, si rende conto di quanto lavoro toglierebbe ai commercialisti?
Povero illuso.
In Italia è davvero inquietante il numero di persone (che sono anche elettori) tra dipendenti diretti dello stato e indiretti (professionisti vari) che vivono grazie all’inefficienza della cosa pubblica.
Non è pensabile che si facciano semplificazioni (fintamente considerate a costo zero, ma che toglierebbero lavoro ad un’orda immane di persone) in fretta e tutto d’un colpo, forse si possono fare molto poco per volta, togliendo molto poco lavoro a queste categorie ogni anno.
Piuttosto che si riesca a semplificare, vedo largamente più probabile un’uscita dall’Euro con svalutazione competitiva e inflazione a 2 cifre. Tanto l’elettore Italico mediamente non capisce un picchio di investimenti finanziari, a lui va bene il mattone che cresce con l’inflazione e un BTP che renda il 10% anche se l’inflazione è al 40%, da una vita in fin dei conti è sempre andata bene così.
Temo ci sia davvero ragione per cui essere molto preoccupati.
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mariomichele / Marzo 16, 2014
Secondo me non serve un genio dell’economia per risolvere
il problema crisi ma, ci vuole una grande coscienza e un forte
coraggio di chi vuole seriamente amministrare e salvare il popolo italiano.
Le cose si devono dire giuste come sono, senza trovare parole difficile
da comprendere ma facile da far capire alle persone e soprattutto senza
prendere in giro nessuno per come si dice a Napoli “quà nessuno e fesso”.
Mi chiamo Mario Michele Adduci e sono un piccolo imprenditore ed
esercito con successo nel campo dell’Agricoltura, Artigianato e Turismo
da circa 40 anni in Calabria sull’Alto Tirreno Cosentino, vivo in mezzo alla
gente e sento tutti i discorsi e vedo i forti disagi che affrontano le famiglie
nei paesini limitrofi.
Le mie ‘attività sono prettamente a conduzione familiare e ciò nonostante
l’attuale contingenza economica non ci ha risparmiato.
Le mie osservazioni nascono dall’esperienza personale, di chi verifica
la crisi sulla propria pelle, intravede le soluzioni e vede la disperazione
delle famiglie e dei giovani che ogni tanto escono fuori di testa facendo
azioni inammissibili e irrimediabili e condannabile,ma dovremmo anche
condannare chi li ha costretto a compiere determinati brutti gesti.
Occorrerebbero fare poche mosse pur non dando finanziamenti a fondo
perduto per ristrutturare le aziende ecc.. Se una industria guadagna può
fare investimenti anche pagando con il guadagno.
Bisogna mirare a creare la scintilla idonea dello sviluppo a iniziare da subito
e almeno per la durata di 12 mesi:
-Riduzione dell’IVA del 50% su tutti i campi
-Riduzione del 50% le assicurazione sugli autocarri, dando più responsabilità
a chi provoca incidenti.
-Eliminazione bollo per autocarri per ridurre il costo sui trasporti.
-Riduzione dei carburanti in agricoltura 80%
-Esonero totale dei contributi Inps, Inail su tutte le assunzione
in agricoltura ed edilizia.
-Invogliare ai giovani a riprendere le attività dei vecchi mestieri , senza
alcun tipo di tassa e contabilità per:
calzolai, sarti, fabbri, falegnami, coltivatori diretti e tutti i piccoli artigiani
che non consumano oltre 10.000 kw di energia elettrica durante l’anno,
che non hanno dipendenti, che il laboratorio non supera metri quadri 50
di superficie e che non superano il valore di €. 30.000,00 di macchine e
attrezzature varie per condurre il lavoro e senza ricevere alcun incentivo
da parte dello Stato Italiano.
-Semplificazione della contabilità sulla fatturazione ricevuta, emessa e sulla
contabilità bancaria, riducendo la troppa burocrazia per abbassare i costi
per le imprese presse i nostri commercialisti per il mantenimento della
contabilità ordinaria di ogni azienda.
-Semplificazione della sicurezza sul lavoro 626, visite mediche, corsi per i
dipendenti e controlli H. A. C. C. P. gratuite e più responsabilità per chi crea danni.
-Riduzione degli interessi bancari del 70%
-Dare la possibilità alle Imprese sane e affidate di accedere da subito presso la
Banca a un mutuo del valore del 100% del fido in corso di validità di ogni azienda.
-Dare la possibilità per chi si trova in seria difficoltà economica per appianare i
debiti, di poter vendere i propri beni mobili e immobili al massimo prezzo di
valutazioni che gli viene offerto dall’acquirente e non secondo le tariffe di
vendita del comune, altrimenti li dovrà acquistarle lo stato Italiano.
-Aumentare la tariffa di sdoganamento per la merce che entra in Italia per
dare più ripresa e occupazione.
-Canoni Demaniali:
tutelare le 30.000 imprese che lavorano sul Demanio Marittimo, no alle aste,
no ai canoni da strozzinaggio e soprattutto dare la possibilità ai concessionari
che vogliono cedere la propria attività realizzata dal nulla con tanti sacrifici
di poterla lasciare solo dopo aver ricevuto un avviamento commerciale idoneo,
perché sarebbe troppo bello sedersi a tavola pronta per mangiare senza aver
lavorato o essere stato invitato a sedersi, tutto si può fare con garbo ma senza
scontentare nessuno e soprattutto premiare i realizzatori di attività create dal nulla.
-Incoraggiare la crescita di piccole centrale idroelettrica.
In Italia si contano oltre 2.500 piccole centrali idroelettriche, ma il numero sembra
destinato ad aumentare. Molti investitori privati e comunità locali sono interessati
ad investire in questo settore, che viene definito “nuovo idroelettrico”, e che sta
ricevendo parecchi incentivi da parte dell’Unione Europea in vista del raggiungimento
dell’obiettivo di ridurre i gas inquinanti. Ma se in teoria questi impianti rappresentano
la soluzione che accontenta tutti (ecologisti, Unione Europea, produttori), nella realtà
aprire una piccola centrale idroelettrica diventa un dramma. Un piccolo produttore
deve presentare una serie di documenti per gli adempimenti burocratici.
Eccoli nel dettaglio:
• 1) Valutazione di impatto ambientale (se l’impianto supera la potenza di 100kW),
comprendente analisi delle conseguenze dell’impianto su animali, vegetazione,
qualità dell’acqua, impatto acustico, assetto idrogeologico, ecc.
La Via deve evidenziare anche la quantità di acqua stimata da rilasciare per
forza nel letto del fiume (calcolo del deflusso minimo vitale);
• 2) Concessione delle Regione o della Provincia che autorizzi all’uso dell’acqua;
• 3) Autorizzazione a connettersi alla rete elettrica nazionale;
• 4) Permesso del Comune per costruire;
• 5) Autorizzazioni per l’utilizzo dei terreni.
Per ultimare la pratica necessitano una trentina di permessi, autorizzazioni e perizie,
i tempi sono abbastanza lunghi, e questo comporta un aggravio dei costi e un
rallentamento dell’intero settore.
-Dare la possibilità alle aziende agricole, alle attività industriale e trasportatori di
potersi produrre il proprio Bio carburante per poterlo utilizzare dentro i propri
mezzi di trasporto e motori a scoppi vari che vengono utilizzati per il funzionamento
della propria azienda con:
– Eliminazione totale delle accise fissate dal fisco per il Bio carburante.
Il Biodiesel è un biocombustibile, ottenuto in maniera diretta da fonti
rinnovabili come ad esempio olii vegetali o grassi animali. Il Biodiesel
è liquido, dal color ambrato con un tipo di viscosità del tutto simile al gasolio.
Un tipo di Biodiesel particolarmente interessante è quello che si può ottenere
dalle alghe che risolve anche il problema di “non affamare” le popolazioni
più povere riducendo le colture. Molte aziende stanno infatti studiando la
possibilità di utilizzare una serie di alghe, geneticamente modificate
al fine di produrre combustibile.
La produzione di tale combustibile non risulta inoltre essere particolarmente
difficoltosa: sono infatti solo necessari, anidride carbonica, generata
appunto dalla stessa fotosintesi, alghe, luce solare acqua non potabile.
Quali sono quindi i vantaggi nell’utilizzo dei biocarburanti?
Rispetto all’utilizzo del gasolio, vi sono notevoli riduzioni di ossido di carboni,
mancanza totale di emissioni di idrocarburi aromatici (tipo il benzopirene),
nessuna emissione di diossido di zolfo (non contiene infatti zolfo) e notevole
riduzione delle polveri sottili.
I Biocarburanti sono inoltre in grado di produrre 30 volte più energia per
ettaro di qualsiasi altra fonte bioenergetica.
Oltre ai vantaggi sopra citati è doveroso ricordare che il Biodiesel: è rinnovabile,
è biodegradabile e garantisce un rendimento energetico pari a quello
dei carburanti e dei combustibili minerali ed un’ottima affidabilità nelle
prestazioni dei veicoli e degli impianti di riscaldamento.
“Con il biodiesel ottenuto da coltivazioni come il colza e il girasole è possibile
ridurre dell’80 per cento le emissioni di idrocarburi e policiclici aromatici e del
50 per cento quelli di particolato e polveri sottili, principali responsabili dello
smog in città”. E’ quanto afferma la Coldiretti, in riferimento alla notizia che in
Trentino nei supermercati è quasi introvabile l’olio di colza da cucina perchè
gli automobilisti lo usano come carburante nelle vetture diesel.
Si tratta di una opportunità per evitare il diffondersi
dell’illegalità con il carburante fai da te senza disperdere il vantaggi che questo
tipo di alimentazione delle autovetture comporta per l’ambiente e la riduzione
dei consumi di combustibili fossili.
Paesi come la Francia dove un proprietario di auto diesel su due, viaggia
utilizzando energia verde, sette raffinerie su tredici incorporano il biodiesel
nel gasolio in percentuale del 5% e oltre trenta gruppi industriali utilizzano
veicoli con biodiesel al 30%.
Con la situazione del momento, se non riescono a resistere gli attuali ancora
pochi rimasti imprenditori, commercianti, artigiani e agricoltori che hanno
fatto tanti sacrifici in molti anni, figuriamoci coloro che pensano di intraprendere
per la prima volta una nuova attività pensando che la manna gli cade
semplicemente dal cielo. Se faticano a salvarsi dalla crisi chi è già avviato da
tempo, figuriamoci chi dovrà iniziare se non cambiano le cose.
Con la situazione economica italiana del momento non vengono in Italia neanche
investitori stranieri per paura di fallirci.
-I soldi occorrenti bisogna prenderli da dove sono messi in più eliminando:
Enti in’utili, riduzione sprechi della politica e il governo
deve ridurre la burocrazia ed i burocrati, in questa maniera si riducono
costi e tasse per tutti che negli ultimi quaranta anni si e
fatta troppo crescere .
Tutti dobbiamo lavorare, mangiare e vivere degnamente e senza strafare.
Ci vogliono fatti reali e non chiacchiere per non finire male tutti.
Mi auguro che c’è la caviamo bene.
Grisolia lì 16 marzo 2014 Mario Michele Adduci.
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silvia / Agosto 12, 2014
la vera riforma parte proprio dalla riorganizzazione dello stato ,troppa burocrazia,troppe leggi ,leggine; amministrazioni pubbliche con personale in eccedenza spesso poco preparato, oppure carenza di personale .Credo davvero che l’italia debba riorganizzare il proprio assetto amministrativo razionalizzando le risorse umane economiche .Un italia che cominci davvero a premiare i meritevoli gli onesti i capaci , aiuti chi ha voglia di scommettere il proprio fututo
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Paolo Manzelli / Maggio 18, 2015
RICERCA DI COLLABORAZIONE: Egocreanet ONG c/o l’Incubatore Universitario Fiorentino, come socio della
Associazione Tuscan Food Quality Center (www.tuscanfoodqualitycenter.com),
promuove l’organizzazione di un workshop sul tema:
ECONOMIA CIRCOLARE ed INNOVAZIONE FRUGALE per ELIMINARE GLI SPRECHI DI CIBO
Il workshop costituisce un seguito all’impegno preso alla conferenza “L’economia circolare per uno sviluppo responsabile nella produzione del cibo”, Firenze 29/30 aprile 2015, che ha analizzato le potenzialità e le opportunità dell’applicazione dei concetti dell’economia circolare in Agricoltura, vd: http://www.eurosportello.eu/sites/default/files/AgricolturaCircolare.pdf
L’incontro intende anche avviare un percorso di sviluppo di possibili iniziative e progetti, anche su bandi di finanziamento in ambito PSR o Horizon 2020, che possano sperimentare ed applicare i modelli, processi e tecnologie presentati.
INVITO :
Cari amici e colleghi vi invito a partecipare e collaborare alla Iniziativa: “Economia Circolare e Innovazione Frugale per riutilizzare i rifiuti Agricoli e di cibo” che e’ finalizzata a sostenere al livello territoriale la strategia per alimentare il pianeta di EXPO 2015.
L’ evento si sviluppera in tre manifestazioni c/o Villa Montepaldi in San Casciano VDP. (https://www.facebook.com/VillaMontepaldi).
Il Primo incontro si terra il 23 GIUGNO 2015 ( ore 10.00- 13.00) e gli altri due sono previsti in Settembre e Novembre 2015.
Gli organizzatori sottoscrivono l’ impegno di quanti vorranno promuovere ed investire nella progettazione della innovazione dello sviluppo della Agricoltura locale al fine di valorizzare la economia circolare e la Innovazione Frugale nel territorio , in modo da produrre alimenti con modalita’ innovative per ottenere una di elevata qualita’ nutrizionale e non sprecare un cibo sano e di elevato valore economico e culturale.
Comitato Scientifico (in via di definizione):
Giampiero Maracchi: Presidente Accademia dei Georgofili
Prof. Massimo Vincenzini: Presidente Tuscan Food Quality Center
Prof. Marco Bellandi: Prorettore Università di Firenze
Prof. Giacomo Pietramellara: DISPAA – Università di Firenze
…………
Concept paper – Preliminary info
Innovazione Frugale = in un periodo di crisi strutturale, innovazione è saper trovare soluzioni ingegnose a basso costo, imparando a sfruttare al meglio le risorse a disposizione, per la produzione, distribuzione e vendita di un bene. Nata in India come necessità, da noi è un modo diverso di pensare l’innovazione per favorirne la sostenibilità, in cui la collaborazione fra ricerca e impresa è finalizzata a ridurre i costi dei prodotti alimentari, a semplificare i processi, ed alla riprogettazione dei prodotti e di co- e sub-prodotti per sviluppare una economia circolare finalizzata ad evitare lo spreco del cibo.
vd Frugal Innovation: http://www.know-hub.eu/knowledge-base/encyclopaedia/frugal-innovation.html#concept
OBIETTIVI
Economia Circolare – L’idea fondante è incentrata a trovare e divulgare modalità innovative di economia circolare in riferimento al cibo di elevata qualità nutrizionale, basata su ricette di pranzi semplici orientati al minimo spreco di alimenti, senza particolari esigenze di presentazione. Inoltre, si propone di incentivare l’uso agricolo del suolo mediante lo sviluppo di serre e di innovazione frugale in riferimento anche alla agricoltura urbana.
Bio-Economia – Frutta e verdura piegati o fuori di modello vengono gettati via ancora prima di lasciare il campo. I rifiuti alimentari costituiscono un enorme spreco nella vendita al dettaglio dei supermercati e nella ristorazione improntata al lusso. La innovazione frugare può migliorare vari funzionalità per eliminare assurdi sprechi di cibo: ad es le date di scadenza molto spesso non corrispondono alle specificità dei diversi tipi di cibo o di prodotti. A tal proposito segnaliamo come esempio di innovazione frugale l’iniziativa FoodCloud, che, come altre similari, mira ad limitare i rifiuti alimentari sfruttando il valore sociale delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In particolare, tali iniziative consentono quotidianamente a ristoranti, mercati e supermercati di donare surplus commestibili danneggiati o vicino alla data di scadenza, a organizzazioni di beneficenza che possono offrire questo cibo ancora buono e sano per le persone bisognose.
Tecnologie Emergenti – Ad es. idee per il miglioramento del sistemi intelligenti di risparmio di cibo ed energia come ad es il “Frigorifero Intelligente” per garantire risparmio energetico ed economico grazie ad un utilizzazione di bio-sensori, videocamere ed iterazioni a distanza con smartphone e telefoni cellulari. vd: http://www.regione.emilia-romagna.it/consumatori/notizie/2015/febbraio/cibo-un-201cdiario-anti-spreco201d-e-il-frigorifero-intelligente;
Il Cibo per il Cervello – L’obiettivo di individuare le sfide e le opportunità della ricerca sulla nutrizione personalizzata per stare bene e vivere a lungo per vari tipologie di persone, bambini, donne incinte, sportivi, persone obese, anziani.
Mostra di Egocreanet Q.ARTE, in favore di una strategia culturale per animare la creatività e potenziare la innovazione e la responsabilità sociale attraverso l’arte contemporanea.
Call For PAPERS
Gli interessati a collaborare a questa iniziativa, anche a premessa di un successivo progetto Europeo specialmente indirizzato alla collaborazione con i paesi emergenti in Africa (http://centre-for-frugal-innovation-in-africa.nl/) ed altrove nel mondo, possono contattare:
Paolo Manzelli
https://www.facebook.com/groups/EGOCREANET/
NOTA sul significato di INNOVAZIONE FRUGALE
https://www.facebook.com/groups/EGOCREANET/?fref=ts
FRUGAL INNOVATION = JUGAAD INNOVATION (FROM INDI R&D of Micro-enterprises in India) Frugal Innovation means not only “cheap” but the result of eliminating non-quality values as adding costly features.
La Innovazione Frugale risponde alla Domanda “Come ambienti complessi e risorse limitate influenzano la possibilità per le imprese e la ricerca di sviluppare valore aggiunto alla produzione integrando tra business e sviluppo sociale, pur riducendo in modo significativo l’uso delle risorse sempre più scarse sia economiche che naturali”. In vero, si tratta di risolvere e anche trascendere, il paradosso di “fare di più con meno”. L’innovazione frugale è una scommessa che diventa necessaria per un “periodo di austerità”, in cui le imprese da un lato sono responsabilmente costrette dai governi a essere eco-consapevoli pur rimanendo capaci di creare nuove offerte accessibili, economicamente sostenibili e di alta qualità. Ancor più che una nuova strategia, l’innovazione frugale necessita un cambio di mentalità per favorire un approccio flessibile che percepisce i vincoli di risorse non come una sfida debilitante, ma come un’opportunità di crescita e di cambiamento.
vd: http://knowledge.insead.edu/innovation/frugal-innovation-a-new-business-paradigm-2375
La Innovazione frugale è conosciuta anche con il termine Hindi (nato in India), di “JUGAAD INNOVATION” che può essere tradotto come “l’arte di improvvisare una soluzione in circostanze difficili”. Essa illustra un movimento in crescita nei mercati emergenti che ha consentito una innovazione più veloce a costi inferiori, orientato a soddisfare le esigenze dei clienti che non praticano l’economia del lusso.
““Jugaad” è il termine Hindi utilizzato per indicare una soluzione innovativa alla crisi dello svilupo ricorrendo alla creativita dell’ dell’ingegno e dell’intelligenza.
→ Oggi l’Economia frugale è una scommessa per sviluppare la creatività imprenditoriale in ogni ambiente in cui le risorse economiche e sociali e naturali sono limitate, cosa che comporta la capacità di rivoluzionare il modo di concepire la futura R & S in sempre più ampi settori della produzione mondiale.
Paolo Manzelli, 12/Maggio/2015, Firenze
egocreanet2012@gmail.com
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Paolo Manzelli / Maggio 19, 2015
RICHIESTA DI ATTIVA COLLABORAZIONE >
Cari amici e colleghi ,
dopo la conferenza su economia circolare EGOCREANET come socio fondatore di TUSCAN FOOD QUALITY CENTER *http://www.tuscanfoodqualitycenter.com/default.aspx(
si è impegnato ad organizzare tre incontri c/O villa Montepaldi ( in San Casciano VDP) su
ECONOMIA CIRCOLARE ed INNOVAZIONE FRUGALE
(JUGAAD INNOVATION) : vedi : http://triq.it/jugaad/wp-content/uploads/2014/05/mondo.lavoro.pdf
CICLO DI INCONTRI : il primo il 23 Giugno 2015 *ORE 10.00/13.00 in Villa Montepaldi http://www.villamontepaldi.it/
( altri due in Sett. e Nov. in date da concordare vedi:
https://dabpensiero.wordpress.com/2015/05/17/economia-circolare-ed-innovazione-frugale-per-eliminare-gli-sprechi-di-cibo/#comment-4066
La crisi economica che sta coinvolgendo quasi tutti i settori che hanno creduto nella Economia del LUSSO . Sono pertanto necessari profondi cambiamenti strategici per modificare la inerzia di una visione consumistica della produzione e dei mercati utile solo per per pochi ricchi ed insostenibile per i molti altri. Pertanto è divenuto essenziale individuare rapidamente le strategie di cambiamento da adottare per dare un futuro profittevole e sostenibile per la maggiorparte delle persone che rischiano la poverta’ e delineano una prospettiva senza futuro per i giovani. Pertanto per uscire dalla crisi strutturale contemporanea occorre agire con grande lucidità e determinazione nel superare lo logiche insensate e lineari della Economia del Lusso .
http://www.edscuola.eu/wordpress/?wpfb_dl=807 ;
EGOCREANET ritiene possibile promuovere e sviluppare strategie alternative capaci di portare la produzione e la societa fuori dalla crisi, il più rapidamente possibile. Da cio nasce la proposta particolarmente importante di potenziare la capacità della ricerca e delle aziende nel modificare l’ ambiente culturale nel quale ancora si opera per individuare e potenziare la intelligenza sociale e favorire le nuove strategie di sviluppo della ECONOMIA CIRCOLARE ED INNOVAZIONE FRUGALE al fine di identificare ed attuare delle strategie creative di innovazione dirompente che sono essenziali per superare nel medio e lungo periodo la crisi contemporanea e per dare un nuovo impulso al futuro sviluppo economico e sociale.
Paolo Manzelli 18-05-2015 FIRENZE; https://www.facebook.com/groups/EGOCREANET/ ,
Vi preghiamo inoltre di divulgare il Ciclo di Incontri:
https://dabpensiero.wordpress.com/2015/05/17/economia-circolare-ed-innovazione-frugale-per-eliminare-gli-sprechi-di-cibo/#comment-4066
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PAOLO MANZELLI
Director of LRE/EGO-CreaNet – University of Florence
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POLO SCIENTIFICO UNIVERSITA’ di FIRENZE
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Paolo Manzelli / Luglio 7, 2015
How Might We Build a Culture of Empathy FOR IMPROVING SOCIAL INNOVATION ?? search for partners : The prIncipal goal of the break barriers project can be summarized as .
BREAK BARRIER PROJECT TO IMPLEMENT PUBLIC UNDERSTANDING OF SCIENCE AND CULTURE OF INNOVATION: Motivation: The Break Barries project would ameliorare the collaborative responsibility of .science and art using ITC tools to connect citizens and ideas for social innovation, leveraging on collective intelligence and action to address sustainability challenges of contemporary development. The general objective is to create awareness of eco-economy problems and possible solutions requesting collective emphaty and efforts, enabling new forms of social responsibility for improving cultural innovation. The projec expectations are to have very concrete impacts in sharing knowledge for supporiting logically and emotionally environmentally sustainability needs, and as a conseguence to achieve changes in lifestyle, production and consumption patterns, and to set up more participatory democratic responsible cultural change processes.
The project plan has three objectives:
1. to promote public engagement and responsibility in scientific knowledge and develop a “transdisciplinary culture between science and art in Europe “, notably through public awareness growth , and an open dialogue with citizens .
2. to bring Responsible Research and Innovation aspects of European science policies (RRI) closer to citizens through science dissemination and art exhibitions activities by involving stakeholders in science and art education, including civil society, achieving gender equality in science and anticipating tomorrow’s needs of contemporary developmental collaborative society.
3. to put RRI at the center of social innovation , by developing science and art events; by activeli involving as partners citizen science initiatives focused on promoting new perceived knowledge for a people centered development, that include the ethical dimension in science and technology and detecting and assessing risks of the cultural change .
See Indicators of RRI : .http://ec.europa.eu/…/pub_…/rri_indicators_final_version.pdf
See dialog in : ;https://www.facebook.com/hariohmshantihi>;
The principal goal of the break barriers project can be summarized as .
paolo manzelli :
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