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“Expo 2015? Sarà un successo, nonostante tutto”. Intervista ad Andrea Illy

Si avvicina il primo maggio, data di inaugurazione di Expo 2015.

Sono in tanti a temere che i ritardi nei lavori di costruzione del sito espositivo e le inchieste per corruzione negli appalti legati anche all’esposizione universale possano pregiudicare la buona riuscita dell’evento.

Di questo e della ripresa italiana abbiamo parlato con  Andrea Illy, a.d. di Illycaffè, partner ufficiale di Expo 2015 e curatore del Cluster Caffè, il grande padiglione dell’esposizione universale interamente dedicato alla celebre bevanda. Andrea Illy è anche presidente della Fondazione Altagamma, che riunisce dal 1992 le imprese che rappresentano l’alta industria culturale e creativa italiana che si distinguono per innovazione, qualità, design e servizio.

Pensa che Expo 2015 sarà l’occasione per rilanciare l’economia italiana, come dice Renzi?

Renzi è fortunato. Ci sono stati già 7 anni di vacche magre, che ora sono finiti. Ci sono fattori (bassi tassi d’interesse, agevolati dal QE; svalutazione dell’euro; calo del prezzo del petrolio) che contribuiscono a rilanciare i consumi interni, gli investimenti privati e le esportazioni. L’Expo è una grande occasione per promuovere il meglio dell’Italia. Sono sicuro che sarà un successo, un modo per rilanciare l’immagine e la notorietà del nostro paese, un ottimo pretesto per rimettere mano al turismo, non solo in vista dell’Expo, ma anche del futuro (il Padiglione Italia ha l’obiettivo precipuo di medio-lungo periodo di rilanciare il turismo in Italia, ndr).

L’immagine della manifestazione è stata danneggiata in parte dalle inchieste. Ma non bisogna confondere l’immagine con la reputazione: una persona può avere un’ottima immagine ma una pessima reputazione. Expo avrebbe potuto rafforzare sia l’immagine, sia la reputazione dell’Italia. Dopo le varie inchieste sulla corruzione, certo non darà lustro alla reputazione, ma lo potrà darà all’immagine.

A proposito di immagine dell’Italia, uno dei prodotti a essa più associato è il caffè.  Quanto è apprezzato all’estero?

Il caffè ha tre virtù: piacere, salute e sostenibilità. Tutte e tre sono in miglioramento. È anche in atto una rivoluzione positiva per il caffè, passato dallo status di commodity a quello di specialty, ispirata allo stile di vita e alla cultura italiana. Infatti tutti i prodotti che hanno aumentato il consumo di caffè sono legati all’immagine italiana. Siamo il più importante paese al mondo per l’export di caffè.

In particolare, Illy è tra i capofila per l’export di caffè: a livello globale, è tra i primi 10 marchi di caffè al mondo. Esportiamo in 144 paesi e realizziamo il 65% del nostro fatturato fuori dall’Italia. Operiamo in tutto mondo con gli stessi marchio e prodotto.

Dal suo osservatorio, vede la ripresa in Europa e  in Italia?

Le nostre vendite vanno bene in Europa, anche se cresce meno di altre regioni. La ripresa italiana non è istantanea come quella che può esserci dopo una recessione di 2 anni. Da noi l’aumento dei consumi interni è più graduale perché bisogna ricostruire il tessuto sociale che è stato distrutto dalla crisi.

Se fosse al governo, quali sono le tre cose che farebbe per prime?

Premetto che non sono al governo e non lo sarò mai perché mi piace dare un contributo allo sviluppo socio-economico col mio mestiere di imprenditore.

Detto questo, sto al vostro gioco e vi dico che se fossi al governo, innanzitutto farei quello che Renzi sta cercando di fare ora: una partnership pubblico-privato, come il piano per il made in Italy.

Come seconda cosa, incentiverei maggiormente il dialogo tra imprese e governo.

Da ultimo, darei un forte impulso all’economia simbolica: l’industria cultural-creativa, i beni culturali, le bellezze della natura e della manifattura italiana. Adotterei un approccio innovativo per valorizzarle: una visione olistica e trasversale, non a canne d’organo. Mi spiego meglio: la moda, il design, l’ospitalità, i musei, sono lo stesso prodotto (la bellezza dell’Italia) e hanno lo stesso cliente.

L’Italia può essere leader e raddoppiare la sua quota di turismo, che può sperimentare una rapidissima ripresa. Faremo le dovute analisi e poi presenteremo un piano come Fondazione Altagamma (di cui Andrea Illy è presidente, ndr). Ci sono dei tabù da abbattere: il più famoso è quello secondo cui “con la cultura non si mangia”. Il governo Renzi, comunque, dimostra già di voler investire in questa direzione.

Uno dei provvedimenti più contestati del Governo Renzi è stato il Jobs act. Le piace?

Sì, va nella giusta direzione. Bisogna ricordare che l’impresa è la cerniera tra famiglia e società: il 90% dei posti lavoro sono generati dalle aziende. Poi siamo tutti sulla stessa barca: non c’è motivo per essere in conflitto e neanche per mantenere dei privilegi non sostenibili economicamente.

Gli scontri che ci sono stati sul Jobs act sono fomentati dalla demagogia.

La riforma del lavoro di Renzi riflette un’etica di riconoscimento e tutela dell’impegno di lungo termine col contratto a tutele crescenti, e concede indennità generose in caso di licenziamento. Ha superato gli scogli demagogici come l’articolo 18, riscrivendolo con qualcosa di più alto. Poi gli incentivi alle assunzioni tolgono alibi alle PMI italiane a non svilupparsi per evitare di raggiungere la soglia dei 15 dipendenti.

Lei nel 2012 è entrato anche a far parte di LH Forum, il movimento per l’economia positiva creato da Jacques Attali, che vuole una nuova economia basata su altruismo, fiducia, solidarietà, partecipazione, amore per la natura. C’entra per caso la crisi economica con questa sua scelta?

No, la crisi non c’entra. Ho un rapporto di stima reciproca con Attali che dura da anni (leggi l’intervista di AdviseOnly a Jacques Attali). Ricevetti un invito a una sua presentazione in passato, poi fui invitato a entrare nel suo gruppo che elaborò il Rapporto Attali per il presidente Hollande. In quell’occasione, fui io a proporre di portare in Italia il gruppo.

Io personalmente sono vicino alle idee dell’economia positiva anche perché anche Illycaffè condivide questa logica: è infatti una stakeholder company che vuole creare un circolo virtuoso. Pensiamo infatti che il benessere che i paesi ricchi traggono (anche) consumando caffè debba creare opportunità di ricchezza per i paesi poveri o in via di sviluppo che lo producono.

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