L’elezione di Donald Trump fino ad ora ha fatto meno danni del previsto; vedremo se e come metterà in pratica le sue promesse. Intanto sull’Italia incombe l’incognita del referendum del 4 dicembre.
L’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti ha mosso le acque dei mercati ma ha fino ad ora ha avuto un impatto limitato. I mercati azionari hanno recuperato in fretta le perdite delle prime ore, il dollaro USA è salito e l’oro, bene rifugio per eccellenza, è tornato ai livello di giugno 2016 (+17% da inizio anno).
La flessione dei titoli obbligazionari è da leggere come la naturale conseguenza dell’aumento delle aspettative d’inflazione. Infatti, con l’elezione di Trump, lo stimolo fiscale potrebbe essere ben più pesante di quello che già ci si aspettava, probabilmente lontano dalle cifre ipotizzate durante la campagna elettorale ma pur sempre di notevole intensità, almeno rispetto all’austerità degli ultimi anni.
Perciò, a queste condizioni, il 2017 potrebbe essere l’anno in cui avremo più investimenti, più crescita e più inflazione. Negli USA soprattutto, ma di riflesso anche nel resto del mondo. Ecco perché la probabilità di un aumento dei tassi a dicembre da parte della FED (dedotte dalle quotazioni dei futures) è salita al 96%, dal 55% di inizio novembre. Quindi tutto bene? Non proprio, bisogna capire come si deciderà di finanziare tali spese e a che prezzo, specialmente in termini di relazioni commerciali con il resto del mondo. Tuttavia, così come è successo con la Brexit, è ancora presto per trarre delle conclusioni definitive sull’evoluzione dei mercati. La squadra di Governo potrebbe essere meno di “rottura” del previsto e, dal momento che il Congresso è piuttosto attento ai conti, i sogni del Presidente potrebbero essere ben presto ridimensionati.
Intanto mancano poco più di due settimane al referendum italiano: la partita è ovviamente incerta, e i mercati se ne sono accorti.
Complessivamente il clima finanziario è favorevole, ma gli scenari che si possono aprire in caso di vittoria del NO potrebbero riaccendere i riflettori sul nostro Paese e contagiare tutta la zona euro. L’impressione che abbiamo è che al di fuori del nostro Paese gli investitori esteri leggano l’esito del referendum nel seguente (stilizzato) modo:
- se vince il NO, è sempre la solita Italia, imbalsamata nelle dinamiche politiche; i mercati potrebbero prenderla male;
- se vince il SI, prevale la voglia di riformare, ed i mercati potrebbero reagire positivamente.
Ben inteso, non è la vittoria del SI o del NO che cambierà drasticamente i fondamentali del nostro Paese, ma l’eventuale caduta del Governo o l’elezione di un partito euroscettico potrebbero rimettere in discussione alcune certezze. E, dal momento che circa il 40% del nostro debito pubblico è detenuto da non residenti, quello che pensano gli investitori stranieri conta. È inutile che ci prendiamo in giro.
Perciò è meglio non dare nulla per scontato: se c’è una lezione che dobbiamo trarre dall’esito delle elezioni americane (e dalla Brexit) è che gli eventi politici sono troppo incerti per basare la propria strategia d’investimento su di essi.
I portafogli AO
Il nostro portafoglio più “rischioso” (Tattico, rischio alto, oltre 3 anni) ha un’esposizione azionaria del 47%, non eccessiva. Gli altri portafogli sono più prudenti, tranne alcuni tematici e ad obiettivo a lungo termine, che guardano decisamente più in là del referendum. Complessivamente i portafogli sono ben bilanciati, con bassa duration (per limitare il rischio di aumento dei tassi d’interesse) e diversificati per valuta e per Paese.
marcellolippa / Novembre 29, 2016
Domanda: L’Etf Spdr Global Dividend Aristocrats, ampiamente usato in molti portafogli, viene accreditato come da sito ufficiale di un rendimento cumulato a 3 anni del 6,5%, mi sembra incredibile, voi che ne pensate? Anche ammesso che il dato non consideri i dividendi (diventerebbe a spanne 6,5+(4×3)=18-19%) sarebbe meno della meta’ della performance di un qualunque Msci World ACWI allargato agli emergenti. Lo stesso indice Msci World high dividend nello stesso periodo e’ arrivato al 38%. Mi sembra incredibile, dove sbaglio?
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Raffaele Zenti / Novembre 29, 2016
L’ETF SPDR Global Aristocrats quotato su Borsa Italiana, su Bloomberg, a 3 anni, ha performance pari a 37,69% (al 29/11/2016), inclusiva di dividendi. Corrisponde a un rendimento medio annuo del 12.01%.
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marcellolippa / Novembre 29, 2016
Ma infatti io a portafoglio ho registrato performance ben superiori a quanto dichiarato da Spdr stessa! Ma a questo punto il questito e’: se anche morningstar e’ in linea con quanto dichiarato da Spdr, sbagliano entrambi? Avete idea da dove nasca tale inspiagabile discrepanza di valori?
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Raffaele Zenti / Dicembre 1, 2016
Morningstar oltre l’anno riporta rendimenti annualizzati (cioè è il rendimento medio annuo nel periodo). Lo stesso fa SPDR sul suo sito. Quindi occhio a non confrontare performance cumulate con performance medie annue. Comunque i dati non tornano. Secondo me perché loro riportano la performance denominata in USD, non in euro (non l’ho trovato scritto, ma mi pare evidente: è la valuta base del fondo e loro sono statunitensi).
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marcellolippa / Dicembre 1, 2016
Bravo Raffaele. Stamattina mi hanno chiamato da State Street e mi hanno detto che il sito fa riferimento alla quotazione a Francoforte e non a Milano (che effettivamente e’ piu’ recente e ha meno di tre anni di vita). Inoltre soprattutto, come dici tu, la performance e’ in USD e non in Euro, da qui la discrepanza. Interessante comunque notevole differenza tutta a causa del cambio. Da tener presente. Comunque gli ho fatto notare che il sito trae in inganno perche’ anche a Francoforte si acquista in euro e se la versione “europea” del sito non evidenzia con chiarezza la rendita in euro rischiano di farsi una brutta pubblicita’ nei confronti di competitor che giustamente non perdono occasione di far notare le buone performance quando ci sono. Mi ha detto che in effetti e’ vero, e’ una buona considerazione e segnalera’ la cosa.
Per la cronaca il principale competitor (Db-X Stoxx Global Select Dividend 100) ha un rendimento cumulato a 3 anni del 40% (quindi paragonabile) e a Francoforte e’ quotato da Ishare lo stesso indice del Db-X con performance anch’esse simili.
Peccato non ce ne siano ad accumulo, almeno non che io sappia.
Ciao e grazie dell’aiuto!
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Raffaele Zenti / Dicembre 1, 2016
Ad accumulo non ne fanno molti, di ETF in stile High Dividend, perché la gente li compra proprio per i buoni dividendi distribuiti, più che perché crede che quello stile d’investimento sia superiore ad altri.
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marcellolippa / Novembre 30, 2016
Sempre piu’ inspiegabile, adesso su borsa Italiana ho trovato il documento secondo cui sarebbe quotato da Gennaio 2014, quindi non da tre anni. Per la cronaca da allora (01/14) il prezzo avrebbe cumulato una crescita del 25%. Non ci sto capendo piu’ niente:-)
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marcellolippa / Novembre 29, 2016
Ho fatto questo confronto:
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