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Grafico della settimana: perché l’effetto Monti fa bene all’Italia

Da inizio anno ad oggi i mercati finanziari sono stati piuttosto compiacenti nel dare per scontata la soluzione del problema greco, il virulento focolaio d’Europa. Salvo poi manifestare timori proprio questa settimana attraverso quotazioni traballanti sia sui mercati obbligazionari che azionari.

Vale allora la pena cercare di fare il punto della situazione sulla crisi dell’Eurozona, concentrandoci sui fatti salienti e cercando di essere il più possibile oggettivi.

Il grafico di questa settimana mette in confronto la dinamica negli ultimi 3 anni degli spread rispetto alla Germania:

  • dell’Italia;
  • dei PIIGS nel loro insieme (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna);
  • dell’intera Eurozona.

Spread di rendimento medi a 5 anni vs titoli di Stato tedeschi

Spread di rendimento medi a 5 anni vs titoli di Stato tedeschi

Dati giornalieri di fonte Bloomberg, elaborazioni Advise Only.
Periodo di riferimento 23/02/2009 – 23/02/2012

Per realizzare il grafico ho utilizzato i rendimenti dei titoli di Stato a 5 anni, e non i più conosciuti rendimenti a 10 anni, perché l’Irlanda praticamente non ha più un titolo decennale… Ma visto lo strettissimo legame tra rendimenti a 5 anni e a 10 anni, il risultato non sarebbe molto diverso usando lo spread decennale.

Cosa ci dice il grafico?

  1. Siamo ancora messi male, gli spread restano alti ovunque.
  2. La situazione è però migliorata ovunque rispetto all’autunno 2011, il periodo più critico: da allora gli spread sono in calo.
  3. Il miglioramento è più marcato in Italia, lo spread da noi scende più velocemente che altrove: il benefico “effetto Monti”.

Quali sono i fattori di rischio sul cammino dell’Eurozona e di tutti noi? E quali sono i fattori che portano al miglioramento?

Fattori di rischio

  • L’accordo raggiunto con la Grecia il 20 febbraio è solo l’inizio: non si fanno bene i conti con la recessione economica e con la reale sostenibilità del debito; l’attuazione del piano-Grecia è tutta da vedere.
  • Un default disordinato della Grecia con un’uscita dall’Euro è sempre meno probabile ma non si può escludere. E non sarebbe una questione da poco: potrebbe essere devastante per tutta l’Eurozona.
  • La recessione è più forte del previsto nell’Eurozona: questo rende più difficile per i Paesi dell’Unione rispettare i vincoli di bilancio. Pare che nessuno di quelli che contano lo capisca (salvo Monti). La responsabilità di questo atteggiamento va alla Germania, che per me è un ulteriore fattore di rischio.
  • La crisi economica acuisce le tensioni politiche e sociali, cosa che non aiuta certo l’EU a procedere compatta verso una maggiore integrazione.
  • Il Portogallo è la prossima mina vagante nell’Eurozona: il segretario socialista ha chiesto più tempo per portarsi all’equilibrio di bilancio e il Paese ha fondamentali economici preoccupanti.

Fattori di miglioramento

  • L’accordo raggiunto con la Grecia il 20 febbraio ha, per ora, evitato un default caotico della Grecia e il relativo probabile contagio.
  • La BCE fa da prestatore di ultima istanza per le banche (grazie all’LTRO a 3 anni e accettando con manica larga titoli in garanzia): ciò ha evitato il collasso del sistema economico finanziario attuale.
  • L’Eurozona si va lentamente unendo (vedi “fiscal compact”): quella è la direzione giusta.
  • L’Italia, e l’Europa tutta, hanno guadagnato credibilità grazie all’arrivo di Monti.

Il focus per i prossimi giorni rimane prevalentemente sulla Grecia. Come ha dichiarato un portavoce del Fondo Monetario Internazionale a Reuters:

Sono state giocate tutte le carte per la riuscita del piano di salvataggio, ma ci sono grandi rischi di attuazione”.

E i mercati finanziari sottostimano sempre i rischi.

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimo commento
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    Gli USA hanno tentato di rilanciare un’economia altrimenti stagnante usando altri mezzi, tra cui guerre locali.

    La speculazione finanziaria internazionale in cerca di nuovi fonti per arricchirsi ha trovato nello Spread occasione ghiotta.

    Ora se Mario Draghi inibisce lo Spread, dove gli squali della finanza internazionale cercheranno nuove occasioni ?

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