Vi mostro un semplice grafico, quello delle valutazioni delle azioni italiane (Ftse MIB) rispetto a quelle europee (Stoxx Europe 600).
La metrica utilizzata per misurare il valore fondamentale di Borsa è il rapporto utili/prezzo, che si basa gli utili stimati dagli analisti, cioè il Forward P/E ratio, di fonte Bloomberg. In questo particolare periodo ritengo più affidabili le stime degli analisti rispetto alle misure storiche, contrariamente al mio solito, in quanto la storia è poco rappresentativa di ciò che è questa pandemia e di ciò che saranno i prossimi due o tre anni.
Ora, mettendo a rapporto le valutazioni per l’Italia e quelle per l’Europa – cioè i P/E italiani e quelli europei (sì, è proprio un rapporto di rapporti) – si nota come le azioni italiane siano molto sottovalutate rispetto a quelle europee. Siamo sui minimi degli ultimi 12-13 anni. Traduzione: le azioni italiane sono relativamente a buon prezzo.
In altre condizioni direi che ciò è giustificato dalla disgraziata situazione italiana, dalla ultradecennale assenza sostanziale di politica economica e industriale, da una classe politica in larga parte deprimente, dagli scarsi investimenti in innovazione e ricerca effettuati, dallo stato delle infrastrutture italiane.
Ma con un governo tecnocratico in mano a un Mario Draghi e quattrini messi a disposizione dall’UE tramite il fondo Next Generation EU, comincio a vedere le cose diversamente…
