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HomeECONOMIA E MERCATIGRAFICO DELLA SETTIMANAGrafico della settimana: l’Irlanda e il referendum sul fiscal compact. Nuova impasse europea?

Grafico della settimana: l’Irlanda e il referendum sul fiscal compact. Nuova impasse europea?

C’è un Paese di cui si parla poco e che, in pochi anni, ha conosciuto anche grazie all’Euro e all’Unione Europea il paradiso e l’inferno: l’Irlanda.

Da una condizione di povertà (nel 1989 solo il 31% della popolazione irlandese aveva un lavoro!) il Paese è stato capace, grazie a buone politiche economiche e ad una combinazione di stabilità macroeconomica e crescita, a trasformarsi nella “Tigre celtica” un Paese che, prima della recente crisi, era in testa alle classifiche mondiali per PIL pro-capite.

Il grande sviluppo dell’isola si è arrestato nel 2007, quando è scoppiata la bolla immobilare domestica, che ha bruciato molti posti di lavoro in un settore che assorbiva una grande quantità di manodopera e ha travolto il sistema bancario.

Le conseguenze furono durissime: una recessione al -7,5%, un tasso di disoccupazione al 13,8% nel 2009 (12,5% nel marzo 2010), l’inflazione al -6,5% nel 2009 (+1,9% l’ultimo dato) e un aumento del deficit pubblico da 33,6 miliardi di Euro a 40,46 miliardi di Euro (sebbene il debito fosse basso prima della crisi); lo spread è schizzato e il Paese ha dovuto ritirarsi dai mercati obbligazionari.

Lo Stato, nella bufera, ha risposto prontamente, tagliando la spesa di un 15%-20% (!) entro il 2014, prospettando difficili scenari per molti cittadini delle fasce più disagiate. In seguito sono state attivate un mix di politiche economiche espansive, riforme e agevolazioni pro crescita che hanno portato immediati e tangibili progressi, lontani anni luce dai cugini Grecia e Portogallo.

La riconquista della fiducia del sistema finanziario è misurabile con l’andamento dello spread: guardate la performance della Tigre Celtica rispetto agli altri Paesi periferici.

Andamento degli Spread. Rendimenti dei titoli di Stato a 5 anni di alcuni Paesi europei vs Bund tedesco

Proprio l’Irlanda, la studentessa a rischio bocciatura che più si è impegnata, è tornata al centro dell’attenzione politica in questo periodo. Eh sì, perchè nell’isola si dovrebbe ratificare il Trattato del “Fiscal compact” con un referendum popolare, dai più visto come una condanna alla stagnazione.

Il progetto del Fiscal compact, introdotto per guidare l’Europa verso un’Unione Fiscale, potrebbe non essere la via per la soluzione alla crisi, ma anzi renderla ancora più grave e pesante. Il trattato, infatti, si propone (ma è tutta teoria) di risolvere il problema del debito degli Stati sovrani d’Europa con una serie di target su debito e deficit, senza però affrontare il vero tallone d’Achille del Vecchio Continente: la crescita economica.

Il problema è che l’Irlanda è in una situazione politica infelice: è costretta a ratificarlo. Perchè? Il Paese non può permettersi di sbattere la porta in faccia all’Europa, soprattutto se vorrà avere accesso ad ulteriori aiuti del fondo di salvataggio ESM. Gli attuali finanziamenti, infatti, hanno  scadenza 2013 e la possibilità di avere accesso a pacchetti ulteriori potrebbe essere rassicurante per i mercati finanziari e facilitare il ritorno dell’isola verde sui mercati obbligazionari.

Il trattato è già stato ratificato da altre 12 Nazioni ma, se l’Irlanda dovesse rifiutarlo, ci sarebbe da parte dell’Europa l’ennesima prova di debolezza e mancanza di spirito unitario, che potrebbe generare ulteriore incertezza nelll’Eurozona e ulteriori dubbi circa la risoluzione dalla crisi.

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