La Primavera è arrivata… ma non per i dati macroeconomici europei!
È risaputo quanto economisti e analisti amino le statistiche, ma è meno noto che molti di loro sono affascinati anche dalle ricorrenze. In questi giorni illustri commentatori si sono affrettati a ricordarci che 3 settimane dopo il QE2 americano (quantitative easing, la seconda massiccia iniezione di liquidità della Fed) il mercato azionario cominciò a scendere, e che il 21 marzo cadeva proprio la terza settimana post LTRO2 (analoga iniezione della Banca Centrale Europea).
Quindi? Come non ricercare la spiegazione della correzione dei mercati europei degli ultimi giorni in un riposizionamento dei grandi investitori che, dopo aver beneficiato del momento di euforia legato all’inondazione di tale liquidità da Francoforte, hanno alleggerito le posizioni proprio alla terza settimana? Beh sì, è probabile. Sul mercato vale il motto “buy on rumors, sell on news”, che significa “una volta che l’evento atteso e chiacchierato si realizza è ora di vendere”.
Tutto è possibile, ed è soprattutto molto facile trovare quantità enormi di spiegazioni ex post ad un movimento di mercato.
Occorre però notare che, almeno per il mercato europeo, è fattibile qualche analisi meno lunare e più fondamentale. È uscito ieri l’indice dei direttori degli acquisti europei (Eurozone Manufacturing PMI, linea bianca), una media di risposte ottenute da chi guida le aziende (3.000 business executive) sulla base di produzione, ordini, scorte, prezzi, ecc. Tale documento fornisce un’indicazione di come tali figure chiave del tessuto economico continentale vedono l’economia. Se l’accostiamo al PIL dell’Eurozona (linea blu) si nota che di solito è un buon previsore della direzione della crescita economica.
Cosa ci ha raccontato il PMI di ieri?
La situazione in Eurozona non è rosea: l’indice è inferiore a 50, il che significa – senza giri di parole – contrazione. Tale dato è inferiore alle attese di molti economisti, ed è al terzo calo consecutivo dopo la ripresa di dicembre.
La crisi del debito sovrano non può non avere ricadute sull’intera economia europea. Per i Paesi periferici è lampante: la “ricetta tedesca che porta alla virtù” impone diete violente e tirate di cinghia che condannano alla recessione (di non breve durata), ma le ricadute ci sono anche per i Paesi core come la Germania, che hanno beneficiato dello sperperare dei PIIGS e che ora si ritrovano a corto di domanda europea per i loro prodotti.
È chiaro anche che il mercato azionario (linea rossa), fatto da aziende che guadagnano se i loro prodotti vengono acquistati, ossia se l’economia tira, è ben spiegato dal ciclo economico. Per carità, molte altre spiegazioni sono alla base dei rally e delle correzioni di borsa, perciò il grafico non vuole essere null’altro che uno dei tanti mattoncini che ci possono aiutare a capire i mercati.
Clicca per ingrandire il grafico.
Dal grafico si evince che l’andamento delle tre grandezze è sincronizzato, si vede anche che pre-Lehman (metà 2008) esse si muovevano all’unisono, mentre dopo il crollo del 2008 il mercato azionario si è allontanato dai fondamentali a causa della disaffezione per gli asset rischiosi legata in gran parte al peso del debito.
Le ragioni che possono spiegare la correzione di questi giorni sono molteplici. Anche i segnali di rallentamento che provengono dalla Cina fanno temere che, oltre alla situazione interna delle economie europee, possa venir meno parte del motore della crescita mondiale degli ultimi anni.
Tutto ciò per dire che l’analisi dei mercati è complessa e chi vi vende “previsioni” nel 90% dei casi è un cialtrone.
Detto questo… è proprio vero che non ci son più le stagioni di una volta… il detto non era “sell on may and go away“? Mah…