Le aspettative di rialzo dei tassi d’interesse in un Paese (area Euro) si traducono in maggiori rendimenti a breve termine (2 anni) nello stesso Paese. Quindi il differenziale tra tassi d”interesse con un altro paese (USA) cresce. Detto altrimenti: lo spread EURO-USA a 2 anni si allarga. E come ulteriore effetto finanziario il cambio USD-EURO si apprezza – quindi per ogni Euro occorrono più Dollari USA (USD).
Questo ha un impatto sull”economia reale, in particolare sulla crescita economica, via le esportazioni: dovrebbe diventare più difficile per i Paesi dell’area Euro esportare. Ovvie le ripercussioni sugli utili delle aziende locali. E sui consumi delle persone che da quelle aziende traggono lavoro e reddito.
Perciò viene spontaneo domandarsi: in questo momento è così opportuno alzare i tassi d’interesse nell”area Euro?
Davvero ci sono così tanti pericoli inflazionistici da giustificare un rialzo dei tassi da parte delle autorità monetarie?
Tra l”altro, le tensioni sui prezzi derivano da fattori esterni all’economia del Paese (prezzo del petrolio, crisi nel Nord Africa), mentre un rialzo dei tassi d’interesse impatta sulla crescita economica interna e sulla domanda interna, dove per ora i rischi non si vedono – alta disoccupazione e salari sostanzialmente sotto controllo.
E soprattutto: se il rischio d”inflazione derivante da una possibile crisi petrolifera è così alto, allora occorrerebbe avere una politica monetaria più espansiva, perché un rialzo sensibile del prezzo del petrolio avrebbe gravi effetti sulla crescita.