La Grecia è tornata sotto i riflettori dei mercati. Il motivo?
L’incertezza politica: le elezioni presidenziali sono in vista (17 dicembre 2014) ed esiste il rischio di elezioni anticipate (gennaio 2015). Ancora una volta i mercati ci ricordano quanto sia intrinsecamente fragile l’eurozona – cosa che noi di AdviseOnly non ci stanchiamo mai di ripetere.
Facciamo il punto su cosa sta succedendo all’economia della Grecia e cerchiamo di capire in che misura rappresenta un rischio per i mercati finanziari.
La (fragile) situazione della Grecia
Nell’ultima settimana il rendimento delle obbligazioni greche è salito del 2%, superando la soglia del 9%.
Insieme al calo del prezzo del petrolio (con le potenziali criticità per aziende e Paesi legati a questa materia prima), la gracile situazione politica greca ha costituito uno dei fattori che hanno movimentato al ribasso gli asset rischiosi.
Il rischio di elezioni anticipate in Grecia nel caso di mancato quorum parlamentare per eleggere il capo dello Stato non è irrilevante, visto che la maggioranza guidata da Antonis Samaras non ha al momento i 180 voti necessari per la vittoria. In testa ai sondaggi c’è il partito di sinistra radicale Syriza di Alexis Tsipras, il cui programma include la cancellazione parziale del debito pubblico greco, compreso quello detenuto dalla BCE.
Quali conseguenze per i mercati?
È chiaro che, in caso di vittoria di Syriza, si configurerebbe uno scenario critico per la Grecia, per l’Unione monetaria europea e per l’intero sistema finanziario-economico. Potrebbe anche finire male.
Bisogna ricordare che i tempi dei mercati non sono quelli delle discussioni tra capi di governo e i burocrati della Troika, bensì quelli di un black mamba. Quindi, nel caso peggiore e più estremo – che, ci tengo a sottolineare, qui in AdviseOnly non reputiamo granché probabile -, si arriverebbe al default del debito greco, contagio degli altri Paesi Periferici, possibile uscita dall’euro della Grecia, con massicce vendite (sell-off ) di tutto ciò che è identificato come “attivo rischioso”.
Ma al di là di un po’ di volatilità, i mercati oggi non scontano uno scenario pessimistico. Se è vero che la Borsa di Atene ha perso il 19,4% fra l’8 e il 12 dicembre 2014, è anche vero che l’indice azionario europeo Euro Stoxx 50 ha lasciato sul campo il 4,50%, mentre l’indice internazionale MSCI World, ha perso il 2,2%. In altri termini, il complesso degli asset rischiosi ha tenuto.
Come mostra il grafico, i rendimenti delle obbligazioni decennali greche sono ben lontane dal 37% di marzo 2012. I CDS a 5 anni sulla Grecia, che misurano la paura del rischio di default, sono sì saliti a quota 1.087, ma restano ben distanti dalla quotazione da vertigine di 26.000 del 2012!
In effetti, la probabilità di default implicita nei CDS è, per i prossimi 12 mesi, “solo” del 15%. Paesi come Italia, Spagna e Portogallo hanno visto gli spread decennali salire di pochi punti base in questi giorni. Niente di che.
Tirando le somme, pare quindi che, grazie alla fiducia nell’operato della BCE, la Grecia sia percepita dagli operatori più come un rischio localizzato e specifico che come un rischio sistemico in grado di far danni su larga scala a causa di meccanismi di contagio. Resta comunque un rischio in agguato.