Tecnologia, ancora tu. È da un po’ che ci si sofferma su questo settore perché da più parti considerato in odore di bolla. E poiché la memoria di tutti noi è ancora oggi infestata dallo spettro della bolla passata – quella delle dot-com, vent’anni orsono – la cosa è oggetto non solo di riflessioni, ma anche di attente ponderazioni tecniche.
Ne ha proposto una – di riflessione, ma anche di ponderazione – questa mattina Garfield Reynolds, che lavora per Bloomberg News in quel di Sydney. Nella newsletter mattutina (a noi arriva alle 7:30 circa) fa un focus proprio sulle azioni tecnologiche, ragionando in particolare sullo spread tra il forward Price/Earnings del Nasdaq 100 e l’indice S&P 500.
Il forward Price/Earnings (o forward P/E) è il rapporto tra prezzo di un’azione e utili previsti dall’azienda che ha emesso quell’azione per l’anno a venire (forward, appunto). Nel caso citato, l’indicatore si riferisce al settore tecnologico rappresentato dall’indice statunitense Nasdaq 100 e dà quindi una sintesi delle previsioni delle società incluse in questo specifico paniere.
Tutto ciò premesso, cosa ci dice questa mattina Garfield Reynolds?
Aziende tecnologiche in odor di picco
Ci dice che le azioni tecnologiche sembrano aver raggiunto il massimo per questo ciclo: gli investitori, infatti, si stanno concentrando su quegli asset che, nelle loro attese, beneficeranno di più di un ritorno alla normalità dopo la pandemia di Covid-19.
Nonostante la carenza di semiconduttori evidenzi una forte domanda legata alla produzione delle aziende tecnologiche, le valutazioni accattivanti determinate dalla stay-at-home economy e dal massiccio allentamento monetario messo in atto praticamente da tutte le banche centrali sembrano essere arrivate al giusto punto di maturazione. E pronte, dunque, per un ripiegamento.
E arriviamo così all’indicatore citato qualche rigo fa.
Sottoperformance in vista per il Nasdaq?
Lo spread tra il forward P/E del Nasdaq 100 e l’indice S&P 500 appare in stallo, a circa 7 punti di premio, dopo aver raggiunto il massimo dall’inizio del 2008. Non solo: c’è anche il rapporto tra Nasdaq 100 e S&P 500 che dà il suo contributo a far accendere la spia sul cruscotto del benchmark tecnologico. Guardate.
Visto? In pratica, ci dice Reynolds, lo scorso luglio il rapporto Nasdaq 100/S&P 500 ha superato il picco raggiunto durante la bolla delle dot-com. Dunque, ci si può aspettare un rendimento inferiore alle aspettative – una “sustained underperformance”, per dirla con le parole di Reynolds: che potremmo tradurre con “sottoperformance prolungata”, per esser chiari – per il benchmark azionario del settore tecnologico.