Secondo un vecchio detto, nessuna buona azione resta impunita. “Azione” nel senso di “atto, iniziativa, opera, operato”. Ma anche nel senso di “titolo che rappresenta una porzione del capitale della società emittente”, tipicamente quotato in Borsa. Vi starete forse chiedendo: ma perché tanto cinismo, nei cuori dei nostri amici di AdviseOnly?
Nessun cinismo, ve lo garantiamo. Semplicemente, ci ha colpito come da metà febbraio in poi l’International Securities Exchange SINdex Index abbia inanellato una serie di ultimi prezzi giornalieri tale da offuscare le performance di quella che possiamo considerare la sua controparte “buona”, ovvero il FTSE Environmental Opportunities All-Share Index. Ma andiamo un momento a dettagliare la faccenda.
Angeli e demoni: cosa rappresentano i due indici?
Avete mai sentito parlare di “sin stocks”? Sono, letteralmente, le “azioni peccaminose”. Proprio quelle che rientrano nel perimetro dell’ISE SINdex, un indice progettato da Nasdaq Global Indexes1 per tenere traccia delle performance di un certo tipo di società quotate in Borsa: tra queste, i proprietari e i gestori di casinò e strutture per il gioco d’azzardo, i produttori di birra e liquori di malto, i distillatori, i produttori e rivenditori di vini e i produttori di altre bevande alcoliche, così come i produttori di sigarette e di altri prodotti del tabacco.
Tutte società che generalmente chiunque voglia metter su un indice ispirato ai criteri ESG (di attenzione, cioè, verso l’ambiente, gli attori sociali e la buona gestione aziendale) non si sognerebbe neppure di prendere in considerazione.
Non lo ha fatto, per esempio, FTSE Russell, la società che ha creato la serie di indici FTSE Environmental Opportunities (rientrante a sua volta nella famiglia dei FTSE Environmental Markets Index)2: questi indici misurano la performance di compagnie globali che presentano un significativo coinvolgimento in attività di business dal risvolto ambientale, secondo la definizione che ne dà il FTSE Environmental Markets Classification System (EMCS).
Largo dunque a energie rinnovabili e alternative, efficienza energetica, infrastrutture e tecnologie idriche, gestione dei rifiuti, controllo dell’inquinamento, servizi di supporto ambientale, alimentazione, agricoltura e silvicoltura sostenibili.
E arriviamo così al FTSE Environmental Opportunities All-Share Index, l’indice di punta della serie, il quale, per farla breve, comprende tutte le aziende che hanno un coinvolgimento significativo in attività di business d’interesse ambientale come sopra definite.
Vizio contro virtù: una epica battaglia che si combatte fin dall’origine dei tempi e che, certo, non si risolve oggi e non si risolve in Borsa. Ma parlando prosaicamente di performance borsistiche, chi sta avendo la meglio in questo momento?
Vizio batte virtù (almeno per il momento)
Come ha fatto notare qualche giorno fa Cormac Mullen, cross-asset reporter e editor per Bloomberg News a Tokyo, la prestazione di tutto rispetto registrata a febbraio dall’indice delle azioni “viziose” – legate, fra gli altri, a casinò, distillatori e produttori di sigarette – lo ha catapultato in una posizione di vantaggio rispetto all’indice mondiale delle azioni connesse alle attività di interesse ambientale. Guardate qua.
Risultato: l’International Securities Exchange SINdex Index ha registrato un +16,5% da inizio anno, a fronte della sostanziale parità dell’indice FTSE Environmental Opportunities All-Share. Perché?
“Come ha sottolineato il mio collega Moxy Ying”, scrive Mullen nella newsletter di Bloomberg di mercoledì 3 marzo, “i timori di un aumento dei tassi d’interesse hanno trasformato le azioni ambientali da beniamini degli investitori a ‘has-been’ (modo di dire che corrisponde un po’ al nostro “meteore”, n.d.r.) nelle ultime settimane”.
Al contrario, la brigata dell’alcool, del tabacco e del gioco d’azzardo sta ricevendo una spinta dalla riapertura delle economie e dal lancio dei vaccini in corso. I “titoli del peccato” – le cosiddette “sin stocks” – hanno sottoperformato i loro pari ambientali per gran parte dello scorso anno e gli investitori socialmente consapevoli sperano che questa tendenza possa presto riaffermarsi.
Ma mentre pezzi chiave dell’universo ESG sono pronti a beneficiare dell’impulso dato dagli stimoli alle tecnologie verdi, almeno per il momento gli investitori di maggior successo stanno cedendo, per così dire, al richiamo dell’oscuro Randall Flagg, signore delle tenebre nel romanzo “The Stand” (“L’Ombra dello Scorpione”) di Stephen King. Pure quello, guarda un po’, ambientato in un anno di pandemia (un po’ più definitiva dell’attuale, diciamo).
Sin stocks vs. ESG: fare la cosa giusta conviene o no?
Lo abbiamo detto altre volte, ma vale qui la pena di ribadirlo: il green non è una moda, da seguire per “sentirsi giusti”, ma un vero e proprio Megatrend – nel quale si inserisce, per esempio, il recente BTp green3 – e, come tutti i Megatrend, dispiegherà sempre più inesorabilmente i suoi effetti. Con relative ripercussioni sulle emissioni azionarie e obbligazionarie di quelle aziende che sapranno intercettarne le implicazioni su consumi, produzione, industria, servizi.
Tempo fa4 vi raccontammo come, sulla base di dati storici piuttosto rappresentativi, investire secondo principi ESG dà discrete probabilità di fare meglio che investendo secondo criteri tradizionali. Vi anticipammo anche che alcuni settori e fattori non sono rappresentati negli investimenti ESG, e ciò significa che a seconda del loro andamento la dinamica degli investimenti ESG può essere diversa (in alcuni casi peggiore) rispetto a quella di investimenti che contengono forti esposizioni a quei settori o fattori.
Ma – lo dicemmo allora e lo ribadiamo oggi – vista l’imponente trasformazione dell’economia in chiave di sostenibilità, è ragionevole aspettarsi che un numero sempre maggiore di aziende di grande qualità e di ogni genere e comparto conquisterà i requisiti per rientrare nei portafogli ESG. A tutto beneficio dei rendimenti e del grado di rischio assunto dagli investitori.
1. ISE SINdex Index (SIN)
2. FTSE Environmental Markets Index Series
3. BTp “verde” da record: le caratteristiche del primo bond sostenibile italiano
4. ESG: marketing, beneficenza o performance?