Quanto ancora andrà avanti questa serie di – diciamo così – non più tanto anemici rialzi dei prezzi? L’inflazione è qui per restare o è solo una fase? È questo il dibattito che da settimane agita i mercati globali, attraversando i corridoi della Federal Reserve e delle banche centrali di tutto il mondo.
Molto dipende, lo sappiamo, dalle materie prime, in primis quelle energetiche. Che, come stiamo vedendo da un po’ di tempo a questa parte, sono andati abbastanza in orbita (chi più, chi meno). 1
Cosa ne pensano gli operatori?
Mentre i trader obbligazionari, a quanto pare, stanno cominciando a mostrarsi riluttanti di fronte al ragionamento della Fed, che insiste sulla transitorietà del fenomeno, le loro controparti azionarie sembrano un po’ meno rigide sul punto.
A supporto di questa impressione, Cormac Mullen, cross-asset reporter ed editor per Bloomberg News a Tokio, riporta l’attenzione su un indicatore del mercato obbligazionario che si ritiene dia una misura attendibile delle attese sull’inflazione a lungo termine.
Si tratta del tasso di inflazione di pareggio a 5 anni (T5YIFR), il quale in pratica fa sì che il rendimento a scadenza del titolo nominale a tasso fisso e il rendimento del titolo reale di pari durata siano uguali: li fa “pareggiare”, appunto. È un indicatore strettamente monitorato non solo dai trader obbligazionari, ma dalla stessa Fed.
Ebbene, il tasso di inflazione di pareggio a 5 anni sta lentamente avanzando verso il suo massimo dal 2014. “Una rottura sopra il 2,5%”, scrive Mullen nella newsletter mattutina di Bloomberg del 12 ottobre 2021, “suggerirebbe agli investitori obbligazionari di propendere per l’ipotesi di prezzi più alti più a lungo”. Al momento, siamo sul 2,34%.
C’è chi propende per l’ipotesi del rialzo “temporaneo”
E i trader azionari, invece? I trader azionari, scrive Mullen, sembrano propendere ancora per l’ipotesi della “temporaneità”. Anche coloro che si trovano nell’occhio dell’attuale tempesta inflazionistica, vale a dire quella delle commodities.
Prova ne è il fatto che, anche se l’indice Bloomberg Industrials Metals si è portato ai massimi dal 2012, l’altro indice, l’MSCI World Materials2, recentemente ha addirittura ripiegato. Come dire che non sta recependo il rally dei metalli. E sono proprio i movimenti dell’indice MSCI a suggerire l’idea che, dopotutto, secondo i trader azionari il rally dei prezzi sarà di breve durata. Chissà se, presto o tardi, cambieranno opinione.
1. Crisi energetica: perché ci riguarda da vicino
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