“In questo periodo dell’anno, gli amanti dell’Almanacco del Trader Azionario si esaltano in scia al vecchio adagio che recita ‘come va gennaio, così va l’anno’”. Inizia in questo modo il commento di Cormac Mullen, deputy managing editor del Markets team di Bloomberg News a Tokio, nella newsletter mattutina del 10 gennaio, che ha segnato la ripresa dei lavori un po’ per tutti (seppure all’insegna delle nuove limitazioni pandemiche Covid-correlate).
Nella sua nota, Mullen continua segnalando che gli impazienti restringono addirittura il campo, attribuendo il potere predittivo solo ai primi cinque giorni del mese. Il che oggi potrebbe essere motivo di preoccupazione, dal momento che le azioni globali non hanno iniziato il 2022 con il piede giusto, come si dice.
Va ribadito però che non esiste alcuna ragione logica per cui l’andamento delle prime cinque sessioni di trading debba influenzare quello delle restanti 245 circa. Quel che emerge dai dati Bloomberg è, tutt’al più, una relazione molto tenue.
Una vaga relazione c’è, ma è davvero molto tenue
Secondo i dati Bloomberg dal 2000 a oggi, una performance media annuale dell’indice MSCI AC World negativa corrisponde a una prima settimana di gennaio in perdita, una performance media annuale bassa corrisponde a una prima settimana tutto sommato piatta e un andamento medio in consistente rialzo fa “match” con una prima settimana di guadagni (ma non esplosiva).
Non solo. Degli otto anni dal 2000 che hanno registrato una prima settimana negativa, solamente quattro hanno mostrato perdite per l’intero anno. Quindi, se una relazione c’è, è veramente veramente tenue.
