Il discorso all’Economic Club of New York del presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, è stato accolto con favore da gran parte delle Borse mondiali.
Le Borse di tutto il mondo sono infatti ampiamente positive rispetto ai minimi degli ultimi 12 mesi (nella maggior parte dei casi verificatisi a gennaio di quest’anno): in media hanno guadagnato il 15% rispetto al punto di minimo, e nei 2/3 dei casi hanno avuto performance comprese tra 7% e 21%. In vari casi si può quindi parlare di bull market.
Performance delle Borse rispetto ai minimi dell’ultimo anno (valori %, in divisa locale)
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Performance delle Borse europee e asiatiche rispetto ai minimi dell’ultimo anno (valori %, in divisa locale)
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Un discorso ragionevole
Janet Yellen ha spiegato chiaramente che la FED dovrà “procedere con cautela” nell’alzare i tassi di interesse, in quanto l’economia globale è ancora troppo a rischio. Dunque la politica monetaria resta di fatto accomodante, possiamo stare tranquilli, perché i futuri rialzi dei tassi d’interesse saranno graduali e avverranno solo al verificarsi di determinate condizioni, che si possono così sintetizzare:
- decente crescita economica mondiale;
- stabilizzazione dei mercati finanziari;
- normalizzazione del prezzo del petrolio su livelli che non mettano a repentaglio l’economia;
- mantenimento di un rapporto di cambio del dollaro USA rispetto alle principali divise che non deprima le esportazioni statunitensi e non provochi deflazione nel Paese;
- effettivo aumento dell’inflazione negli USA.
La FED monitorerà attentamente l’evoluzione delle principali variabili economiche e finanziarie e si muoverà di conseguenza. Una cosa ragionevole, insomma.
Dopo le sue caute parole, Wall Street è tornata a crescere, e così la maggior parte dei mercati asiatici, nonché le Borse europee all’apertura.
E il petrolio?
Alle (tutto sommato) buone notizie della FED si aggiungono le speranze relative ad un altro fattore di rischio che domina il palcoscenico finanziario da un bel po’: il petrolio. Ad aiutare le Borse in questi giorni è infatti la recente risalita verso quota 40 dollari del prezzo dell’oro nero: la probabile ragione è che al vertice di Doha del 17 aprle, i Paesi produttori (Opec e non Opec) potrebbero accordarsi su un congelamento della produzione. Se le normali leggi della domanda e dell’offerta funzioneranno, questo dovrebbe spingere verso l’alto il prezzo del petrolio.
Nel complesso, quindi, buone nuove su un orizzonte di breve-medio periodo per il mercato azionario e per i corporate bond.