L’euro potrebbe raggiungere la parità con il dollaro nel giro di un mese: sarebbe la prima volta in vent’anni. Ad azzardare la previsione è un report della banca d’affari Wells Fargo, che osserva come l’allargamento del divario tra il livello dei tassi di interesse e il ritmo della crescita negli Usa e in Europa stia trascinando al ribasso la valuta comunitaria. Nella giornata di martedì 14 giugno, dopo tre giorni consecutivi di cali, l’euro viaggiava a quota 1,04 dollari. E, secondo le previsioni, potrebbe arrivare presto a 1 dollaro, riallineandosi con il biglietto verde dopo due decenni.
La valuta comunitaria ha toccato il minimo da cinque anni a metà maggio e ha perso l’8% contro il dollaro da inizio anno, complice anche la Federal Reserve che ha invertito con decisione la rotta della sua politica monetaria, alzando i tassi di interesse negli Stati Uniti ben più rapidamente rispetto all’Europa e spingendo così il dollaro ai massimi degli ultimi due anni. Una dinamica che non sembra destinata a interrompersi tanto presto, come dimostra l’incremento del costo del denaro di 75 punti base annunciato proprio dalla banca centrale Usa mercoledì 15 giugno, che porta i tassi di interesse in una forchetta fra l’1,50 e l’1,75%. La Fed ha anche fatto sapere di vedere alla fine dell’anno i tassi intorno al 3,4%, lasciando così presagire una serie di rialzi aggressivi a tutte le riunioni.
L’atteggiamento da falco della Federal Reserve sta anche esercitando una certa pressione al ribasso sull’euro, proprio perché la Banca centrale europea sta mantenendo, per ora, un atteggiamento molto più cauto, ha osservato Erik Nelson, strategist valutario di Wells Fargo. Tanto che, proprio mentre la Fed annunciava il maggiore rialzo dei tassi dal 1994, l’Eurotower ha fatto un mezzo dietrofront rispetto alla stretta comunicata la settimana scorsa: in una riunione convocata d’emergenza ha anninciato un nuovo scudo anti-spread e l’uso flessibile dei 1.700 miliardi di euro di bond comprati col programma pandemico, da reinvestire man mano che arriveranno a scadenza, una mossa volta a tranquillizzare i mercati, nel caos da giorni. In tutto questo, la crescita economica, più forte negli Usa che nel Vecchio Continente, non è che la ciliegina sulla torta.
“Il ritorno di un dollaro forte è avvenuto prima di quanto ci aspettassimo”, ha commentato Nelson. “Ormai nella nostra view, la parità tra euro e dollaro non più una questione di ‘se’ ma di ‘quando’”.