I detti popolari sono un concentrato di antica sapienza, e “la toppa è peggio del buco” non devia da questa regola. Pensate, si può applicare anche al caso delle truffe del trading online, di cui ci siamo occupati di recente1.
E non siamo nemmeno noi a dirlo, ma la CONSOB: i primi di luglio la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa ha segnalato un sedicente “gruppo bancario” che sostiene di essere incaricato di recuperare i soldi persi con i sedicenti siti di “trading online”.
Il guaio è che alcuni, ustionati dal primo giro di truffa (quella che abbiamo raccontato nel precedente post), abboccano anche al secondo giro nella speranza di riavere indietro almeno una parte del maltolto. Ma, così facendo, perdono altri soldini. La toppa peggiore del buco, appunto.
Un brutto risveglio
“La sorpresa, non bella, arriva quando richiedi indietro i soldi”, scrivevamo nel nostro precedente post. E spesso non si tratta neanche di cifre così irrisorie. “Mio marito ha investito del denaro tramite un broker online. Stiamo rinnovando casa e pensavamo di far fruttare i risparmi in maniera più veloce”, ha raccontato una donna a una consulente del Centro Europeo Consumatori2.
Un altro “cliente”, in un messaggio a un’associazione per la tutela dei consumatori, ha riferito che da mesi sta investendo con un operatore e di avere ora l’urgenza di liquidare il capitale investito e il relativo rendimento. Purtroppo, l’operatore da questo orecchio proprio non ci sente. E l’uomo ha chiesto all’associazione che cosa può fare.
Purtroppo, l’associazione ha le mani abbastanza legate. Come del resto la stessa CONSOB, i cui poteri d’intervento verso questi operatori – la cui tipica caratteristica è quella di avere sede in luoghi così esotici e remoti che Salgari levati veloce (e in realtà, come vedremo fra poco, non sempre la sede è nota) – sono giocoforza limitati.
Può però capitare che, in casi come quello della coppia che doveva rinnovare casa o dell’uomo che ha scritto all’associazione dei consumatori, si facciano avanti presunti “fondi di compensazione”. Il che ci porta alla recente segnalazione CONSOB.
Il miraggio del recupero
Vi contattano tramite posta elettronica, utilizzando in modo fraudolento il logo e il nome della CONSOB e di un intermediario finanziario autorizzato e presentandosi a nome di una società che a questo intermediario sembra riconducibile.
Millantano di essere incaricati dalla stessa CONSOB di applicare la normativa di un fantomatico “Fondo di compensazione degli investitori” per recuperare gli investimenti persi tramite siti di trading online. Ma, avvisa CONSOB, il contenuto di questi messaggi “è falso e ingannevole”: la Commissione “non ha mai autorizzato simili iniziative”, dietro cui c’è il rischio concretissimo che si celi “l’intenzione di truffare i risparmiatori”.
A questo punto è importante che abbiate tutti gli elementi per poter riconoscere il predatore quando, di dritto o di rovescio, vi si avvicina.
Società farlocche: come riconoscerle
Predatore che, come ci spiega CONSOB, può essere:
- una sedicente società di recupero credito, come quella sopra descritta: affermando di essere incaricata dalla CONSOB, prospetta ai potenziali “clienti” la possibilità di ottenere, a fronte di un corrispettivo, la restituzione delle somme investite per il tramite di soggetti abusivi;
- una società clone: utilizza in modo improprio e abusivamente, anche nel proprio sito internet, elementi identificativi identici o somiglianti a quelli di imprese effettivamente autorizzate e, talvolta, fa riferimento anche a “licenze”, valide o scadute, rilasciate dalle autorità di vigilanza a soggetti diversi. Questi soggetti si presentano ai potenziali “clienti” come autorizzati, spesso prospettando in modo subdolo investimenti altamente redditizi.
Se l’artifizio è così ben fatto, come tutelarsi da una società clone? CONSOB invita i risparmiatori “a consultare con particolare attenzione gli elenchi delle imprese di investimento effettivamente autorizzate a operare in Italia nonché le comunicazioni a tutela dei risparmiatori e, in ogni caso, a prestare la massima cautela prima di effettuare scelte di investimento”. Evitando di dare i propri soldi – tanti o pochi – a chicchessia.
Sede legale? Non pervenuta
Nei primi sei mesi del 2019 sono stati ben 95 gli interventi della CONSOB a contrasto dell’abusivismo finanziario. Di questi, 35 solo nel periodo fra maggio e giugno. E otto di questi – pensate un po’ – “riguardano società per le quali la sede legale è non pervenuta”.
Negli altri casi, “le giurisdizioni del Pacifico del Sud, in particolare le Isole Marshall e Vanuatu, si confermano ai primi posti come base operativa per le imprese che promuovono abusivamente il trading online e le offerte finanziarie sul web”.
Il copione? Sempre lo stesso: propongono fantasmagoriche opportunità di investimento prospettando rendimenti pazzeschi e basso rischio, talvolta – come visto – senza nemmeno specificare da quale Paese operano né quale indirizzo contattare eventualmente.
Della serie: prendi i soldi e scappa. Ma voi non glielo permetterete, vero?
1 – Trading online telefonico: occhio alla truffa!
2 – Online trading e opzioni binarie: attenzione ai siti civetta, fonte: CEC Italia