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Tasse, disuguaglianze e mobilità sociale: perché l’Italia è da ricostruire

Sappiamo che l’arte del lamentarsi nel nostro paese contende al calcio il primato di sport nazionale. In questi giorni, se possibile, il tono delle lamentele dei cittadini sull’argomento tasse è decisamente salito di tono: la gente ha visto un netto peggioramento delle proprie condizioni di vita con la crisi e, purtroppo, non si scrutano miglioramenti all’orizzonte.

Da una parte il premier Monti ha fatto una vera e propria dichiarazione di guerra all’evasione fiscale, ma  per finanziare questa guerra e il risanamento imposto dalla situazione corrente, continua a caricare di nuovi balzelli, quelli che le tasse le hanno sempre pagate (in Italia l’80% circa del gettito fiscale è generato da lavoro dipendente e pensionati).

Riflettendo sul crescente moto di scontento dei cittadini, pensavo che la mia percezione dell’Italia sia quella di un paese caratterizzato da molte ineguaglianze nella distribuzione della ricchezza e del carico fiscale tra chi paga le tasse e gli evasori. A questo si aggiunge un bassissimo dinamismo sociale, dove essere giovani è veramente difficile.

Ho deciso di fare un viaggetto tra i numeri per cercare di capire se la mia percezione è esatta.

Esiste un indicatore accreditato per misurare il livello di disuguaglianza di reddito e ricchezza: il “coefficiente di Gini, indice che oscilla tra 0 e 1. Più il valore di un paese è vicino allo zero, più la ricchezza risulta distribuita in modo uniforme.

Come si può facilmente intuire, nei paesi sviluppati la ricchezza e il reddito risultano distribuiti in maniera più uniforme rispetto a quelli, cosiddetti, in via di sviluppo. Ho scelto quindi di raffrontare l’Italia con l’area OCSE, più uniforme e omogenea da un punto di vista economico. Ecco il grafico.

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livello di disuguaglianza di reddito e ricchezza per i paesi ocse
Source: 
Provisional data from OECD Income distribution and Poverty Database (www.oecd.org/els/social/inequality).

Da un breve esame della figura si possono fare alcune osservazioni:

  1. Il livello di disuguaglianza nella distribuzione del reddito in Italia è superiore alla media dei paesi OCSE
  2. I paesi del nord Europa come Danimarca, Svezia, ma anche Repubblica Ceca, Slovenia e Finlandia sono quelli con le minori disuguaglianze nella distribuzione del reddito.
  3. I paesi di lingua anglosassone come UK e soprattutto USA sono caratterizzati da forti disuguaglianze al pari dei paesi sudamericani come Messico e Cile o della Turchia
  4. Tra la metà degli anno 80 e la fine degli anni 2000 il livello di diseguaglianza è andato aumentando nella media dei paesi OCSE e anche in Italia. Questo ultimo aspetto è molto preoccupante e difficile da percepire nella realtà alla luce dell’obiettivo miglioramento delle condizioni di vita generali, dovute ai progressi scientifici e tecnologici.

Al di là dell’amara constatazione del fatto che l’Italia è un paese caratterizzato da grandi diseguaglianze, è lecito chiedersi: quanto è importante il livello di disuguaglianza nella distribuzione del reddito di un paese? E soprattutto: ci sono possibilità di ridurre tali diseguaglianze in futuro?

Sicuramente una società caratterizzata da forti diseguaglianze nella distribuzione del reddito incontra rilevanti problemi sia di natura economica che politico-sociale, ma quello che vale la pena di evidenziare è la sorprendente correlazione tra le diseguaglianze nella distribuzione del reddito e le prospettive future dei giovani.

Introduco un altro interessante indicatore:  la mobilità intergenerazionale del reddito, cioè la probabilità che un giovane ha di migliorare la propria condizione economica rispetto a quella della famiglia di provenienza. Per misusare la mobilità si calcola l’elasticità dei redditi a cavallo di generazioni. Un valore più alto significa che è più difficile per una persona uscire dalla classe di reddito nella quale è nata.

Ad esempio, il Canada viene considerato come una delle nazioni con la più alta mobilità intergenerazionale del reddito e può godere di un invidiabile 0,19. Ciò significa che se un individuo guadagna $10.000 meno della media, il 19% della differenza (cioè $1.900) verrà “passato” ai figli. Quindi i figli guadagneranno $1.900 meno della media. Il paese in cui la mobilità ha il valore migliore al mondo è la Danimarca, dove l’elasticità è 0,15.

Proviamo a raffrontare i paesi sulla base del rapporto tra mobilità salariale e disparità di reddito.

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Questo dato è veramente sconfortante  per l’Italia, non solo abbiamo un’elevata disoccupazione giovanile ma anche le chances di miglioramento del futuro per i giovani sembrano davvero basse.

Come si riducono queste differenze? Attraverso meccanismi di redistribuzione del reddito operato dal sistema pubblico cioè la tassazione e mirati investimenti nel sistema educativo che, come ampiamente documentato, è una delle variabili che più influenzano la possibilità di migliorare la nostra condizione.

In un mondo perfetto si sarebbe portati a pensare che, se un paese presenta un carico fiscale più alto, sarà più impegnatto nella redistruibuire della ricchezza ed investirà in istruzione e sanità di alta qualità. L’imposizione fiscale nelle repubbliche nel Nord Europa è elevata e, come sappiamo, la qualità dei servizi e del welfare è elevatissima.

Guardiamo quindi i numeri che descrivono il carico fiscale dei paesi OCSE rispetto al loro prodotto interno lordo (GDP):

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imposizione fiscale in percentuale sul pil per paese ocse

L’Italia (i dati sono del 2008, oggi sarebbe peggio!) figura tra i paesi con il maggior carico di tasse, vicino a Svezia e Danimarca. Gli altri paesi OCSE con bassa mobilità intergenerazionale del reddito e forti diseguaglianze come gli USA, la Svizzera o UK il carico fiscale è nettamente inferiore.

Lo so che questa è un’analisi parziale e superficiale, che nella tassazione è importante rilevare il peso di imposte dirette e indirette e molto altro ma… io alla faccia di tutte le sacrosante “spending review” le tasse le pagherei molto più volentieri se questi soldi fossero spesi per dare ai miei figli la speranza di non dover andarsene…

Scritto da

È uno dei partner fondatori e Presidente di Advise Only. Laureata in Economia Politica presso l'Università Bocconi, è stata responsabile dell'area commerciale dell'asset management del gruppo Banca Leonardo, occupandosi della ristrutturazione dell'offerta dei prodotti di risparmio gestito. In precedenza ha accumulato significative esperienze dapprima presso l'area Fixed Income Sales & Trading di JP Morgan e poi come Managing Director in Goldman Sachs, area Structured Fixed Income, occupandosi di clientela istituzionale italiana. Ama lo sport (corsa e sci di fondo), i buoni libri e l'opera lirica.

Ultimi commenti
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    L’italia ha la stessa imposizione fiscale della SVEZIA? e loro hanno il miglior stato sociale del mondo, qualcosa non torna…

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      Infatti non torna, non torna come è stato governato questo Paese per anni e anni…

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        dovremmo incazzarci DI BRUTTO!

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    E’ proprio azzeccato il titolo dell’articolo: l’Italia è da ricostruire. Dall’abbattimento del debito pubblico alla riqualificazione della spesa, passando per la valorizzazione del merito. Senza però dimenticare (attenzione) le dinamiche demografiche del nostro paese destinato a diventare il più vecchio del globo. Chi ha davvero interesse ad aiutare i giovani in Italia? Pensiamoci…

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    Vorrei capire e se qualcuno , che ha capito , mi può rispondere?

    Le principali tasse 2012 da pagare saranno le seguenti:

    Imu: imposta municipale sugli immobili anche sulla prima casa.

    Irpef: le regioni possono effettuare un aumento dell’addizionale dallo 0,9% all’1,23%.

    Imposta sulle attività economiche e finanziarie effettuate all’estero da persone fisiche

    Imposta ordinaria sul valore degli immobili che si hanno all’estero

    Aumenti fino al 60% della base imponibile dei moltiplicatori per gli immobili segnalati al Catasto

    Bollo sui conti

    Imposta sugli estratti conto e sui prelievi di contanti

    Tassa sullo scudo fiscale con il pagamento di una tantum sullo stessp

    Imposta regionale automobilistica, con addizionale erariale sulla stessa per le auto che superano una potenza di 185 Kw.

    Tasse su aerei e barche

    Imposta sui rifiuti con maggiorazione di o.3 euro per metro quadrato

    Aumenti sui prezzi del carburante e sulle accise di benzina, gasolio e Gpl.

    Aumento del 2%, dal 10% al 12%, dell’aliquota Iva

    Aumento Iva ordinaria dal 21 al 23 %

    Indicizzazione all’inflazione solo delle pensioni con importo che non superi i 1.400 euro.

    Aumento aliquote contributive per coltivatori diretti, artigiani, commercianti e autonomi

    Aumentano di uno 0,3% l’anno (fino a raggiungere un’aliquota del 22%) sui contributi per gli autonomi iscritti alla gestione separata dell’Inps.

    Pensioni d’oro

    Imposta sul Tfr

    Tassa sulla fortuna, che prevede una tassa del 6% sulle vincite sopra i 500 euro

    Aumento accisa sul tabacco trinciato

    Aumento canone Rai

    Aumento bolletta della luce e del gas

    Aumento pedaggi dei caselli autostradali

    Con questi interventi e con la drastica riduzione di spese (pensioni e tagli per tutti)il governo Monti avrà accumulato più di 100 miliardi di euro nel 2012.
    Mi chiedo dove sono andati a finire queste risorse, in considerazione che il debito pubblico è ulteriormante aumentato? Come hanno usato i nostri soldi?
    Se qualcuno può spiegarmi gli sarò grato.

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