La crisi dell’euro zona si sta rivelando una “malattia a lungo termine” che indebolisce l’intera economia mondiale. I progressi “istituzionali”, nell’area della stabilizzazione finanziaria, della supervisione bancaria e del supporto alle economie attraverso un graduale allentamento dell’austerità non sono mancati, anche se si sono verificati con velocità e intensità largamente inferiore a quanto auspicabile.
Un quadro di ampio respiro della situazione sui mercati finanziari (che, beninteso, non è quella dell’economia reale) si può avere esaminando la situazione rispetto all’estate 2012 in termini di spread.
Il grafico seguente riporta l’evoluzione degli spread sui titoli di Stato di alcuni Paesi EU, rispetto alle media EU (calcolata escludendo la Grecia, per motivi essenzialmente grafici), fatto 100 il valore dello spread di ogni singolo Paese un anno fa: emerge chiaramente, per ciascun Paese, se il grado di fiducia accordato dagli operatori è aumentato o diminuito.
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Alcune considerazioni relative a questo grafico.
- In generale la media Europea è in netto calo.
- L’Italia ha tenuto bene, comportandosi lievemente meglio della media continentale. E questo nonostante la situazione politica italiana sia a dir poco traballante e l’economia reale vicino allo sfascio: per chi investe nei nostri BTP conta di più lo stato dei conti pubblici (formalmente tra i migliori dell’euro zona) e la solida presenza dell’ombrello BCE.
- La Francia, come già scritto su questo blog in tempi non sospetti, mostra i sintomi dell’aggravarsi della situazione. Il downgrade di Fitch del 14 luglio (che ironia, in concomitanza con la commemorazione della presa della Bastiglia…), con la definitiva perdita del blasone del rating AAA, non aggiunge nulla al quadro, ma sancisce la situazione transalpina.
- Passando alla penisola iberica, lo spread Bonos-Bund della Spagna per ora tiene e il Portogallo mostra solo quale cenno di cedimento all’intensificarsi della crisi politica.
La volatilità non mancherà, ma la probabilità media di default a livello europeo implicita in queste quotazioni si è ridotta del 40% circa da un anno a questa parte.
Per chi è in grado di sopportare le inevitabili oscillazioni dei mercati, i rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi periferici restano a mio parere interessanti.
Perchè non provate e costruire un portafoglio di investimento con i titoli di Stato di questi Paesi? Potrete così monitorare, nel tempo, l’andamento. Tentare con costa nulla!
Gianni / Luglio 17, 2013
Boh, qui dicono che sono iniziate le scommesse sul default Portoghese.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-07-16/lisbona-tassi-insostenibili-riaffaccia-163130.shtml
Mettete le cinture di sicurezza e si salvi chi può
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Raffaele Zenti / Luglio 18, 2013
Non penso che il Portogallo faccia default (anche se è ovviamente possibile), perché genererebbe troppo rischio sistemico, un rischio mortale per l’economia europea e mondiale: non lo permetteranno, non conviene a nessuno. Piuttosto, con questi rialzi dei rendimenti dei bond portoghesi, ad avere una doiscreta propensione al rischio, starei con le antenne dritte, perché magari si può comprare qualcosina con un eccellente rendimento.
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Gianni / Luglio 19, 2013
Ma scusi Zenti, la Grecia l’hanno pure lascita andare in default anche se si finge che non lo sia perché non disordinato, ma un taglio del 50% del debito è default. Che ne dice? http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/13/default-dice/197008/
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Raffaele Zenti / Luglio 22, 2013
Sul fatto che quello della Grecia sia un default, non c’è dubbio. Circa il Portogallo, dico semplicemente che ha una situazione molto diversa (migliore) della Gracia, che è cambiato l’atteggiamento delle istituzioni europee e quindi che la probabilità che faccia default, pur non nulla, sia bassa. Per la cronaca, la probabilità di un default nei prossimi 12 mesi è, secondo il mercato dei CDS 9.5%.
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Gianni / Luglio 22, 2013
Grazie, è questo che non capivo se appunto quando dicevi che non farà default intendevi che non lo fa davvero come hai spiegato o che non lo fa in stile Greco che sarebbe ben diverso.
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