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Come risolvere il problema del debito pubblico in Italia? Quattro strade possibili

Il debito pubblico italiano è stato il tema della conferenza “La sostenibilità del debito pubblico” promossa dalla società di gestione AcomeA (presente e attiva in Advise Only) e dalla Fondazione Corriere della Sera il 26 giugno a Milano. Un tema scottante, al centro del dibattito politico tra Renzi e l’Europa, in particolare la Germania, e su cui si sono confrontati economisti ed esponenti del mondo istituzionale di tutto rispetto:

  • Paolo Manasse, professore di Macroeconomia e Politica Economica Internazionale presso l’Università di Bologna;
  • George Papaconstantinou, ex ministro delle Finanze della Grecia (2009-2011);
  • Lucrezia Reichlin, Direttore del dipartimento di Economia della London Business School, è stata Direttore Generale della ricerca presso la BCE;
  • Guido Tabellini, professore di Economia Politica all’Università Bocconi;
  • Charles Wyplosz, professore di Economia Internazionale presso il Graduate Institute di Ginevra.

Si è parlato di sostenibilità del debito pubblico, in modo particolare di quello italiano e delle possibili strade per “abbatterlo”.

Tra il pubblico c’erano rappresentanti del mondo della finanza, delle imprese, della società civile, giornalisti, blogger economici e, ovviamente, anche noi di Advise Only.

Come risolvere il problema del debito pubblico italiano?

Sintetizzando, nella discussione sono emerse quattro possibili strade, ognuna con vantaggi e svantaggi.

1. Ristrutturazione

Consiste nel ricontrattare i termini degli accordi con i creditori (è ciò che ha fatto la Grecia, per esempio). Le difficoltà principali sono due:

  • convincere i creditori ad accettare i nuovi termini;
  • fare in modo che i mercati finanziari reagiscano in modo positivo, senza comprometterne il risultato. Per fare ciò è necessario un elevato grado cooperazione tra i Paesi dell’eurozona.
2. Crescita

All’interno dell’equazione maledetta del debito pubblico, la crescita conta molto. Posto che la crescita economica non arriva per caso come i fiordalisi nei campi d’estate, la domanda è: come si può tornare a crescere? Come prima cosa è necessario allentare gli attuali vincoli di bilancio europei e individuare ricette di politica economica per la crescita economica. Anche questa soluzione richiede un elevato grado di cooperazione tra i Paesi.

3. “Kick-the-can-down-the-road”

Ovvero non fare niente di strutturale e cercare di andare avanti senza cambi radicali di politica nella speranza che il mercato ce lo permetta. Esattamente ciò che stiamo facendo oggi nella zona euro.

4. Uscire dall’euro

Questa soluzione non è stata ritenuta auspicabile da nessuno dei relatori. Solo il professor Tabellini ha precisato che, secondo lui, è pur sempre migliore di una ristrutturazione.

Un bagno di realismo: l’esperienza della Grecia

Come ripetiamo spesso, tra la teoria e la pratica c’è di mezzo la “Realpolitik”. Dopo le riflessioni intellettuali sull’argomento, l’ex ministro delle Finanze greco Papacostantinou ha riportato la sua esperienza. Nel farlo ha rammentato alcuni aspetti pratici cruciali toccati con mano nei giorni peggiori della Grecia.

  • Non esistono segnali (“early warning signals”) in grado di anticipare efficacemente la perdita di fiducia dei mercati; tutto accade con sconvolgente rapidità.
  • Risulta difficile capire la dinamica futura del debito pubblico. Quando pensi di essere arrivato al picco del rapporto debito/Pil, questo può continuare a crescere (spesso perché le ipotesi utilizzate per stimarne l’andamento futuro sono “eroiche”).
  • Quando un Governo perde la fiducia dei mercati finanziari, può annunciare qualunque misura, ma è inutile: nessuno ci crederà.
  • La reazione delle istituzioni è stata lenta e disordinata.
  • Si commettono sempre errori di valutazione.

Quali lezioni dalla discussione?

Secondo noi l’aspetto più interessante emerso dalla discussione è questo:

Il debito pubblico è sostenibile fino a quando i mercati ci credono.

La teoria economica non è unanime nel ritenere che esista una soglia critica di sostenibilità del debito pubblico. Fino a quando riesci a trovare qualcuno che compra il tuo debito, sei (potenzialmente) sostenibile. Ma più aumenta la massa di debito, più un Paese diventa sensibile ai cambiamenti d’umore dei creditori.

Questo vale anche per il debito italiano, che sarà sostenibile fino a quando i mercati finanziari lo consentiranno.

A margine della conferenza, abbiamo incontrato per voi l’economista Lucrezia Reichlin, con cui abbiamo approfondito la sua posizione sulla questione. Pubblicheremo a breve la nostra intervista in esclusiva su questo blog.

Ma prima vogliamo aprire un dibattito con i nostri lettori: pensate che l’Italia possa crescere con questo livello di debito, dati i vincoli europei sui conti pubblici? E cosa proporreste?

Scritto da

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Ultimi commenti
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    Solo la crescita rende un debito pubblico sostenibile. E solo la crescita tranquillizza i mercati sulla sua sostenibilità.
    In periodi di crisi di domanda e di redditi, quando i privati non hanno né denaro, né ragioni per investire, solo lo Stato può farlo, con appalti e lavori pubblici. L’Europa non ce lo permette, quindi semplicemente dobbiamo uscire dai suoi vincoli e ripartire.
    I mercati hanno tutto l’interesse che ricominciamo a crescere e non ci ostacolerebbero se vedessero un preciso piano industriale dietro una nostra uscita dall’eurozona.

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    Crescita significa:

    1. tagli alla burocrazia e alle migliaia di norme inutili che bloccano le imprese

    2. eliminazione IRAP e riduzione IRES per imprese (con flat IRES 20% per le piccole imprese fino a 3/400K di fatturato come in Spagna)

    3. compensazione minor gettito con falcidazione enti pubblici inutili, politici inutili. Quindi non tagli alla sanità, ma segare via comunità montane, politici, impiegati dell’amministrazioni inutili.

    Con la spesa pubblica si cresce, ma non in Italia, perché non viene veicolata in infrastrutture utili, viene veicolata nelle tasche di ladri politicanti, in stipendi ad un inutile pubblica amministrazione, in rotonde pagate dalla UE.

    Non si cresce con altro deficit per finanziare gli sprechi Italici!

    La Germania ha solo ragione!

    Le parole di Papacostantinou fanno venire i brividi. Tutto potrebbe iniziare con Renzi che si dimette perché non riesce a fare le riforme.

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    Le riforme che l’Italia deve fare per tornare ad avere una crescente decente, e già avere un 2% in più all’anno sarebbe un sogno, si sanno a menadito. IL punto è riuscire a farle in questa italia delle corporazioni e degli interessi particolari. Non dimenticherai tra l’altro uno studio recente di alcuni economisti che ha evidenziato come la profonda recessione, dalla quale siamo usciti, abbia ridotto anche la potenzialità di crescita di tutti i paesi colpiti, in particolare di quelli periferici dell”eurozona; questo significa che nonostante le riforme debbano essere fatte, non è così scontato che portino la crescita sperata.. Giusto per essere ottimisti. http://www.econ2.jhu.edu/People/Ball/long%20term%20damage.pdf

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