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Recovery Fund, si parte: quali sono le prossime tappe?

Brevissima cronaca degli eventi recenti: giovedì 10 dicembre, nel corso della riunione del Consiglio UE a Bruxelles, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea hanno trovato un accordo che ha consentito di dare l’ok al bilancio 2021-2027. Un via libera che ha rimosso l’ultimo ostacolo al varo del Recovery Fund, il fondo per la ripresa economica dalla catastrofe Covid-19 che avrà in dotazione ben 750 miliardi di euro da spendere tra prestiti e contributi a fondo perduto.
 

Come è nato il Recovery Fund?

All’inizio dell’anno, com’è ormai tristemente stranoto, è esplosa nel mondo una nuova pandemia: ovunque si è diffuso il famigerato SARS-CoV-2, coronavirus che causa una sindrome respiratoria acuta rinominata Covid-19. La pandemia ha bloccato le attività umane più o meno a tutti i livelli, provocando una nuova era glaciale economica, con cali del Prodotto Interno Lordo a doppia cifra e conseguenze disastrose per imprese e lavoro.

Un vero e proprio shock sistemico, che ha spinto i governi di tutto il mondo ad adoperarsi per mettere in campo misure di contrasto alla crisi. Governi di tutto il mondo, incluso quello italiano: ma l’Italia è parte dell’Unione Europea, così come altri 26 Stati, e quindi ogni ipotesi sul “come ne usciamo adesso” ha richiesto un confronto anche a livello comunitario.

Non sempre facile, questo confronto, considerata la storica contrapposizione, all’interno dell’UE, tra Paesi “rigoristi” e Paesi più “di manica larga”. Molto saggiamente, questa volta il rigore è stato presto spedito in soffitta: bisognava agire e agire massicciamente, e persino a Bruxelles lo hanno capito.

In questo clima da “whatever it takes”, in primavera si è cominciato a parlare di Recovery Fund, ossia di un fondo per la ripresa con dentro le munizioni per contrastare i letali effetti economici del morbo Covid-19. Hanno così avuto inizio mesi di negoziati e trattative, a valle dei quali il 21 luglio, in un Consiglio Europeo straordinario, è giunto l’ok al Recovery Fund. Che avrebbe lasciato il porto con l’approvazione del bilancio UE 2021-2027.

 

Recovery Fund, quanto spetta all’Italia?

Per il prossimo settennato, l’Unione Europea ha messo a bilancio più di 1.800 miliardi di euro. Di questi, come vi spiegammo lo scorso maggio, 750 saranno destinati alla realizzazione di Next Generation EU, il pacchetto di aiuti – sotto forma di prestiti e contributi a fondo perduto – noto anche come Recovery Fund, o fondo per la ripresa.

Nel dettaglio, 360 miliardi di euro andranno a prestiti e 390 a sussidi. All’Italia la fetta maggiore: il nostro Paese beneficerà di 127 miliardi di risorse lato prestiti e di 83 miliardi di sussidi, per un totale di 209 miliardi sui 750 totali di Next Generation EU.


Per reperire i denari da destinare al Recovery Fund, la Commissione UE alzerà temporaneamente il tetto delle risorse proprie del bilancio comune al 2% del PIL UE ed emetterà appositi titoli di Stato europei.

Ma se tutto questo si sapeva già da tempo, cos’è successo di così rilevante il 10 dicembre? Ottima domanda: il varo di Next Generation EU, come abbiamo accennato, era strettamente legato al bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, bilancio che aveva subito il veto di Ungheria e Polonia.

L’ex veto di Ungheria e Polonia

Polonia e Ungheria, a metà novembre, avevano messo il loro veto in quanto contrarie alla proposta di vincolare l’erogazione dei fondi UE al rispetto dello stato di diritto. Se l’accordo sul bilancio non fosse stato raggiunto entro il 31 dicembre, l’Unione Europea sarebbe entrata in esercizio provvisorio per la prima volta nella sua storia.

Sul Recovery Fund, volendo, si sarebbe potuto andare avanti senza i due Paesi, ma a questa soluzione si è preferito un compromesso: il meccanismo sanzionatorio UE entrerà in vigore il primo gennaio e riguarderà solo il budget appena approvato; e se il Paese destinatario della sanzione decide di presentare ricorso, occorrerà attendere la sentenza della Corte di Giustizia europea prima di attivare la procedura.

 

 

 

Tra quanto vedremo il Recovery Fund in Italia?

Come accennato, il bilancio europeo, al quale il Recovery Fund è legato, deve entrare in vigore il primo gennaio 2021, sennò scatta l’esercizio provvisorio. Il Parlamento Europeo è chiamato a votare l’intero pacchetto in seduta plenaria, e la prossima è in calendario lunedì 14 dicembre a Bruxelles. Poi la palla passerà alle ratifiche nazionali.

I 27 Paesi UE, dal canto loro, sono già da tempo al lavoro sui Recovery Plan, ossia i piani per la gestione dei fondi in arrivo da Bruxelles.

Si tratta di piani che:

  • dovranno essere in linea con gli obiettivi europei, per esempio in termini di rivoluzione verde;
  • ogni Paese – Italia inclusa – dovrà presentare alla Commissione Europea per ottenere i prestiti e i sussidi del Recovery Fund.

Il termine ultimo per l’invio dei progetti definitivi affinché vengano valutati e approvati dalla Commissione UE è aprile 2021, ma tutti puntano a fare prima di quella data.

Intanto siamo nel pieno di una fase delicatissima, in cui sono entrati in gioco equilibri politici e pressioni nazionali. Il governo italiano ha messo a punto una sua prima bozza del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che prevede sei aree di intervento: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, parità di genere e sanità.

Tutti capitoli di vitale importanza, in particolare digitale e green. Senza tralasciare – ricordiamolo – la sanità, di cui la crisi pandemica in corso ha portato in luce tutte le ombre.


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Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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