La Commissione Ue presenta ufficialmente il suo piano per risollevare l’economia europea, disastrata dalla crisi economica scaturita da quella sanitaria. Prende forma l’attesissimo Recovery Fund – già ribattezzato “Next generation Eu”, che va ad aggiungersi agli strumenti comuni già varati.
Cifre monstre.
La proposta di Bruxelles – che deve però ancora superare il duro negoziato tra i governi dei Paesi membri – supera le attese più rosee in termini di stanziamenti: prevede infatti una potenza di fuoco da 750 miliardi di euro per sostenere i Paesi e i settori più duramente colpiti, di cui 500 miliardi di euro in finanziamenti a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti da restituire. Cifre ancora più alte rispetto a quelle contenute nella formula ipotizzata nei giorni scorsi dall’asse franco-tedesco, in cui si parlava “solo” di 500 miliardi di sussidi.
E l’Italia ha di che gioire, almeno sulla carta: il Belpaese sarebbe infatti il maggiore beneficiario degli aiuti, con uno stanziamento di 172,7 miliardi di euro: 82 miliardi sotto forma di aiuti e 91 miliardi come prestiti.
“La crisi ha effetti di contagio in tutti i Paesi e nessuno può ripararsi da solo. Un’economia in difficoltà da una parte indebolisce una forte dall’altra. Divergenze e disparità aumentano e abbiamo solo due scelte: o andiamo da soli, lasciando Paesi e regioni indietro, o prendiamo la strada insieme”, ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Per me la scelta è semplice, voglio che prendiamo una strada forte insieme”.
Tre pilastri.
L’intero piano è diviso in tre pilastri. Il primo pilastro comprende diversi strumenti. Il più sostanzioso, la “Recovery and resilience Facility”, andrebbe a finanziare investimenti e riforme per accelerare la ripresa: ha un budget di 560 miliardi tra prestiti (250) e trasferimenti (310). Per accedere a questi fondi i governi devono presentare Piani nazionali di ripresa in linea con gli obiettivi del Semestre europeo, con i Piani energia e clima e i programmi Ue – all’Italia, Bruxelles chiede, nello specifico, di rafforzare il proprio sistema sanitario, di migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione. Gli altri strumenti sono React-EU, un programma per l’erogazione diretta di fondi a enti locali, ospedali e piccole-medie imprese, un fondo rurale e un fondo per la transizione ecologica. Il secondo pilastro è dedicato agli interventi per ricapitalizzare le imprese in difficoltà e agli investimenti, mentre il terzo riguarda il settore sanitario, la ricerca e la protezione civile.
Da dove arriveranno le risorse.
Per poter reperire le risorse da destinare al Recovery Fund, la Commissione euro alzerà temporaneamente il tetto delle risorse proprie del bilancio comune al 2% del Pil Ue (tra le proposte ci sono tasse sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e web tax) e si finanzierà sui mercati emettendo bond che saranno garantiti dal prossimo bilancio Ue e che dovranno essere rimborsati tra il 2028 e il 2058, attraverso il bilancio comune post 2027.
I prossimi step.
Come accennato, la proposta della Commissione Ue deve ancora passare al vaglio dei governi dei Paesi membri. I Paesi cosiddetti frugali – Austria, Danimarca, Svezia e Olanda – si oppongono ai trasferimenti a fondo perduto e chiedono solo prestiti vincolati ad austerità e a un duro piano di riforme più vicino a quello greco.
I paesi dell’Est, dal canto loro, chiedono di poter accedere ai fondi anche se sono stati meno colpiti dalla crisi. Il negoziato sfocerà nel summit del 18 giugno, che potrebbe essere il primo incontro “di persona” dopo il lockdown. Ma già si ipotizza un secondo vertice a luglio, visto che è necessario un voto unanime. Per l’Olanda “la trattativa sarà lunga”, ma il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, chiede un accordo entro l’estate. Proprio le resistenze dei Paesi “frugali” hanno frenato l’entusiasmo dei mercati europei, che ieri in chiusura hanno ritracciato dopo un’iniziale esplosione di euforia.
1 – #ABCFinanza: che cos’è e come funziona il Recovery Fund europeo
2 – Se il coronavirus incontra il Megatrend