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Perché in Europa c’è (ancora) una bomba innescata?

I lettori del blog ci scuseranno se continuiamo a parlare di Grecia e pericolo contagio. Ci eravamo ripromessi di approfondire altri argomenti dopo il voto del secondo pacchetto di aiuti ma, come sempre più spesso accade (vi ringraziamo per questo), abbiamo ricevuto un interessante input dai social network. Un commento al nostro video su Youtube in questo caso.

Scaranoalfonso ci chiede:

“La tragedia greca è che tutti pensano che il “default” sia .. automaticamente contagioso… senza però nulla specificare tecnicamente perché!!!!

Si sostituisce la ragione, il razionale ragionamento e la razionale spiegazione analitico-tecnica, rispetto ad un genuflesso – e puerile – ripetere cose che tutti ripetono senza però aver affrontato veramente la questione: perché un default greco, ineluttabilmente si spargerebbe ad altri paesi?

Tecnicamente spiegatelo, se ne siete in grado!”

Bella domanda, pertinente. Non abbiamo saputo resistere.

Se c’è una cosa che proprio non facciamo è ripetere concetti preconfezionati… possiamo sbagliarci, certo, ma ragioniamo. Innanzitutto intendiamoci: noi pensiamo che il rischio di un default disordinato della Grecia, con uscita dall’Euro, contagio nell’Eurozona ed eventuale disgregazione dell’Euro si sia sensibilmente RIDOTTO dallo scorso autunno a questa parte.

Parliamo di un evento o di una catena di eventi estremi, poco probabili ma dalle gravi conseguenze. Per la serie: poco probabile non significa impossibile… Del resto la storia del pianeta è piena di eventi poco probabili che si sono verificati ed hanno causato danni o cambiamenti epocali: quanto è probabile che un gigantesco meteorite colpisca la Terra e provochi un’estinzione di massa? Molto poco probabile. Ma è successo.

Vediamo i motivi principali che ci fanno ritenere che, in caso di default della Grecia, il contagio sia PROBABILE (non ineluttabile).

Perchè in Europa c'è (ancora) una bomba innescataPrimo e fondamentale argomento: crisi di fiducia.

La crisi Lehman Brothers si è tramutata in una crisi del sistema bancario, che è stato salvato dagli Stati sovrani. Poi la crisi ha travolto gli Stati sovrani e in salvataggio sono accorse istituzioni sovranazionali, come il FMI e l’EU. Ora, se la Grecia fa default giuridico (quello sostanziale è conclamato) ed esce dall’Euro, il tentativo di salvataggio potrebbe essere considerato un totale fallimento. Non ci sarebbe nessuno “più in alto e più forte” che potrebbe intervenire, o almeno ci risulta difficile individuarlo. La crisi di fiducia potrebbe allora essere violentissima. Anche perché oggi sembra esserci un certo ottimismo circa la soluzione della crisi dell’Eurozona. Lo shock sarebbe negativo: proprio una cosa che i mercati finanziari detestano, andando in panico.

Va inoltre detto che, se la Grecia esce dall’Euro, crea un precedente: altri Paesi potrebbero uscire, l’Euro sarebbe “rotto” (potrebbe persino essere messa in discussione l’intera Unione Europea).

Se manca la fiducia, cresce la paura, si allarga a macchia d’olio l’incertezza su altri Paesi, schizzano in alto rendimenti, salgono gli spread rispetto agli strumenti finanziari considerati “sicuri” e scendono i corsi azionari. I fondamentali contano poco o nulla, la paura diventa panico e, in una situazione economica di recessione diffusa, la spirale negativa si avvita ancora velocemente: lo abbiamo visto e sperimentato sulla nostra pelle di recente.

Secondo argomento: crisi bancaria e “credit crunch.

Se la Grecia fosse oggetto di default disordinato, ancor prima di un’ effettiva uscita dall’Euro, si paleserebbero i timori dell’uscita: timori che porterebbero ad una corsa agli sportelli per ritirare denaro liquido e conseguente fuga di capitali fuori dalla Grecia, per metterli al sicuro su conti denominati in divise forti (“bank run” o “corsa allo sportello”).

Sarebbe un fenomeno visibile, al quale i media darebbero risalto, insieme ai disordini sociali: questo aumenterebbe le preoccupazioni anche in altri Paesi e quindi, non con certezza ma con buona probabilità, il “bank run” colpirebbe gradualmente altri Paesi considerati vulnerabili (Portogallo, Spagna, Italia, Irlanda in primis). Basta che gli operatori ed i risparmiatori associno anche solo una piccola probabilità alla corsa allo sportello, perché il perverso meccanismo si inneschi.  La classica profezia che si autoavvera.

Ammesso e non concesso che la BCE possa gestire una simile situazione, evitando il totale collasso del sistema bancario, comunque difficilmente le banche fornirebbero credito all’economia reale: sarebbe un “credit crunch”. La recessione sarebbe ancora peggiore di quanto è atteso ora, verrebbero velocemente riviste al ribasso le aspettative, e si tornerebbe alla spirale negativa…

Terzo argomento: forti interconnessioni tra operatori all’interno del sistema finanziario-economico mondiale.

Ne avevamo già parlato nel post “E se i cigni neri diventano la maggioranza?”. Abbiamo di fronte una sorta di enzima che accelera le reazioni di contagio. In caso di default disordinato della Grecia, scatterebbero i CDS. Si sa, sono poca roba. Ma questo evento, unito ad altre situazioni di disagio ed incremento del rischio controparte, paura e ulteriore aumento dell’avversione al rischio, potrebbe facilitare il rapido contagio.

Stiamo parlando più che altro di rischi derivanti da aspettative deluse: sui mercati finanziari le aspettative sono (quasi) tutto.

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

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