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Non solo Grecia: i guasti di riforme e austerità in Italia

Se l’unione politica dell’Europa è un sogno, quella economica può diventare un incubo.

Ne sa qualcosa la Grecia, che il 15 ottobre 2014 ha annunciato di voler uscire in anticipo dal piano di salvataggio della troika, contribuendo a gettare nello scompiglio i mercati. Ma non è solo l’economia greca ad avere problemi: anche i Paesi Periferici d’Europa, Italia compresa, non se la passano certo bene.

A un’economia europea già provata dalla Grande Recessione del 2008, l’Europa ha risposto con politiche di austerità. Un approccio sostenuto soprattutto dalla Germania di Angela Merkel, che ha ribadito il 16 ottobre 2014:

Tutti gli Stati membri dell’Europa devono accettare in toto le rigide regole di politica fiscale, l’unica ancora di stabilità e fiducia dell’Eurozona

Il riferimento, neanche troppo velato, è alla Francia, che sforerà il vincolo del 3% fino al 2017, e all’Italia, che vuole ritardare la riduzione del disavanzo di bilancio con la sua Legge di stabilità 2015.

Ma austerità e riforme strutturali mal congegnate possono avere effetti esplosivi per l’Europa. La diagnosi è del “Rapporto sulla giustizia sociale in Europa” di Sim Europe, Bertelsmann e SGI (Sustainable Governance Indicators), passato pressoché inosservato. Eppure è illuminante sulla situazione dell’Italia e degli altri Paesi membri e su cosa si può fare per uscirne. Approfondiamolo, partendo proprio dal concetto di giustizia sociale.

austerità

Cos’è la giustizia sociale

La giustizia sociale è la misura delle divisioni sociali e delle opportunità di partecipazione esistenti in uno Stato. Si misura con un macro-indice di giustizia sociale, ideato nel 2007 da Merkel (Wolfgang, non Angela).

Questo macro-indice prende in considerazione sei dimensioni:

  1. prevenzione della povertà – si misura in termini di persone povere o a rischio povertà;
  2. istruzione equa – la scuola dovrebbe essere uno strumento che offre pari opportunità di affermarsi indipendentemente dal reddito e dalle origini familiari;
  3. mercato del lavoro inclusivo – si misura sia con la disoccupazione, sia col tasso di underemployment (pari alla percentuale di persone che lavorano part-time pur non volendolo);
  4. coesione sociale e non discriminazione – questo sotto-indice cattura la misura in cui l’esclusione e la discriminazione sono combattute;
  5. salute – si considera quanto è accessibile la sanità di alta qualità;
  6. equità intergenerazionale – si riferisce alla distribuzione di opportunità tra giovani e anziani, in base alla quale le generazioni di oggi non dovrebbero vivere a spese di quelle future.

La giustizia sociale in Europa

L’indice di giustizia sociale è stato calcolato per i ventotto Paesi membri dell’Europa.

Noi siamo al 23mo posto insieme alla Lettonia, tra la Croazia e l’Ungheria. Siamo anche sotto la media Ue in tutte le sei dimensioni di giustizia sociale, collocandosi tra il 19mo e il 27mo posto.

A livello europeo emergono marcate differenze tra gli Stati membri: i primi della classe sono, come di consueto, i Paesi Nordici (Svezia, Finlandia e Danimarca). Agli ultimi posti, insieme all’Italia, ci sono Grecia, Ungheria, e Spagna.

Cosa c’entra l’austerità con tutto questo?

Lo studio sulla giustizia sociale nota che i Paesi fanalino di coda sono tutti accomunati da politiche di austerità e da riforme volte al consolidamento fiscale, la cui attuazione è stata ingiusta per la società.

Vediamo la situazione nel dettaglio nell’infografica.

È un problema per l’Europa?

In generale, la mancanza di opportunità di partecipazione in aree quali l’istruzione, il mercato del lavoro e la salute, porta danni economici ed esclusione sociale.

Inoltre il crescente divario in termini di giustizia sociale tra Stati europei del Nord e del Sud è una mina vagante per la coesione e la stabilità sociale dell’Unione europea nel medio termine. Non solo. Se queste divisioni persisteranno o – peggio ancora – aumenteranno, potrebbero mettere a repentaglio il progetto di integrazione europea nel lungo periodo.

Per questo, secondo il rapporto sulla giustizia sociale in Europa, bisogna trovare delle soluzioni a livello europeo.

Quali alternative all’austerità?

Secondo il rapporto, non basta focalizzarsi su obiettivi prettamente economici, come il consolidamento fiscale. Bisognerebbe, piuttosto, concentrarsi sulla lotta alle crescenti ingiustizie sociali, pena la loro intensificazione. Concretamente, il rapporto auspica:

  • una strategia europea integrata che combini due obiettivi, la crescita e la giustizia sociale;
  • una maggiore comunicazione di questa strategia a tutti i cittadini europei, poiché solo una consapevolezza diffusa del fatto che l’Ue sta affrontando i suoi problemi interni fa scattare una sana pressione popolare verso i politici affinché rispettino gli impegni solennemente presi davanti a tutti.

Una strategia di questo tipo potrebbe inglobare altre iniziative esistenti per favorire l’inclusione sociale, come un nuovo sistema di assicurazione europea contro la disoccupazione (attualmente ancora in discussione) e l’obiettivo di riduzione della povertà all’interno del Fondo sociale europeo 2014.

Non far nulla oggi ci costerà più caro domani, rispetto a investire fin d’ora per rimediare. A proposito di investimenti, per chi crede che in futuro ci sarà meno austerità in Europa, è disponibile gratuitamente sul nostro sito il portafoglio Less Austerity.

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