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Nobel per l’Economia, premiati Bernanke, Diamond e Dybvig

I tre studiosi hanno contribuito con le loro ricerche a trovare strumenti e soluzioni contro le crisi bancarie.

 

L’ex presidente della Federal Reserve Ben Bernanke è stato insignito lunedì del Premio Nobel per l’Economia, insieme agli economisti Douglas Diamond e Philip Dybvig, per le loro ricerche sulle crisi bancarie e sulla possibilità di prevenirle.

I tre si divideranno il premio di 10 milioni di corone svedesi, pari a 886.000 dollari.

Bernanke, ora attivo alla Brookings Institution, è stato premiato per le sue ricerche sul ruolo dei fallimenti bancari nell’aggravare e prolungare la Grande Depressione negli anni Trenta. In qualità di presidente della Fed, ha messo in pratica molta della sua esperienza di ricerca, sperimentando i programmi di prestito d’emergenza che la banca centrale americana ha utilizzato per affrontare la crisi finanziaria del 2008-2009.

Accanto a Bernanke troviamo Diamond, che lavora presso l’Università di Chicago, e Dybvig, professore presso la Washington University di St. Louis. I due sono stati coautori di un influente intervento sul ruolo critico che le banche svolgono come intermediari finanziari.

L’Accademia reale svedese delle scienze seleziona i vincitori da una lista di candidati raccomandati dal Comitato per il premio delle scienze economiche. Quest’ultimo effettua la selezione tra i nomi presentati da circa 3.000 accademici, precedenti vincitori e membri dell’Accademia su invito.

L’analisi di Bernanke sulla Grande Depressione degli anni ’30 ha mostrato come e perché le corse agli sportelli bancari siano state una delle ragioni principali per cui la crisi è stata così lunga e grave.

Il lavoro di Diamond e Dybvig, invece, ha analizzato il ruolo importante per la società che le banche svolgono nella gestione del potenziale conflitto tra i risparmiatori che vogliono accedere al loro denaro nel breve e l’economia che necessita di risparmi investiti a lungo termine; di conseguenza, gli studiosi hanno dimostrato come i governi possano prevenire le corse agli sportelli fornendo un’assicurazione sui depositi e agendo come prestatore di ultima istanza.

“Se si sparge la voce che la gente sta per ritirare i propri soldi dalla banca, tutti sono incentivati a correre per ritirare i risparmi in tempo e non arrivare ultimi”, ha spiegato John Hassler dell’Accademia reale svedese delle scienze annunciando il premio. “Questo può portare al fallimento”.

 

 

“Le idee che oggi riconosciamo si sono rivelate preziose anche in tempi moderni”, ha detto Hassler, accennando al ruolo di Bernanke come presidente della Fed dal 2006 al 2014. “Anche se la crisi finanziaria del 2008 ha avuto grandi conseguenze, né quella né la pandemia hanno portato a depressioni come negli anni ’30”.

In una conferenza stampa successiva all’annuncio, è stato chiesto a Diamond se avesse qualche avvertimento da dare a banche, istituzioni e governi, visto l’attuale aumento dei tassi di interesse e le previsioni di un rallentamento dell’economia.

L’economista statunitense ha risposto: “Le crisi finanziarie, secondo la concezione che ne abbiamo io e Phil Dybvig, si aggravano quando la gente inizia a perdere fiducia nella stabilità del sistema. E questo è legato essenzialmente alla redditività del settore bancario, oltre che alla sua stabilità”.

“Quindi, nei periodi in cui le cose accadono inaspettatamente, come la rapidità con cui i tassi di interesse nominali sono saliti in tutto il mondo, questo può essere un elemento che scatena alcuni timori nel sistema. Lo abbiamo visto in parte nel Regno Unito, nel settore del mercato assicurativo”.

“Quindi credo che il consiglio migliore sia quello di essere pronti ad assicurarsi che la propria parte del settore bancario sia percepita come sana e che rimanga tale, rispondendo in modo misurato e trasparente ai cambiamenti della politica monetaria”.

Alla domanda se prevedesse un’altra crisi finanziaria, ha risposto che il mondo è “molto più preparato” rispetto al 2008 e che i miglioramenti normativi hanno reso il sistema meno vulnerabile.

 


 

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