Il tempo stringe e Monte dei Paschi di Siena non è ancora riuscita a raccogliere nemmeno la metà dei 5 miliardi di euro che le servono per l’aumento di capitale prescritto dalla BCE. Ecco le soluzioni sul tavolo e le possibili ricadute per chi possiede titoli della banca senese.
Se è vero che i mercati non si sono fatti prendere dal panico dopo le dimissioni del governo Renzi, di certo non si sono dimenticati di Monte dei Paschi di Siena, uno dei grandi punti di domanda che pende sul nostro Paese.
I fatti
Ripercorriamo brevemente i fatti più recenti. Dopo i disastrosi risultati degli stress test di luglio, in cui MPS è risultata la banca più vulnerabile dell’Unione Monetaria, la Banca Centrale Europea ha prescritto all’istituto senese un aumento di capitale: sono necessari 5 miliardi di euro per rimettersi in carreggiata, e ha tempo fino a fine anno per trovarli. La BCE ha evitato qualsiasi slittamento ulteriore, respingendo la richiesta di una proroga della scadenza. Dopo che gli obbligazionisti di MPS hanno accettato di convertire su base volontaria circa un miliardo di euro di bond subordinati, la banca ha bisogno di recuperare altri 4 miliardi di euro. Sicché ora il tempo stringe davvero: dopo le dimissioni del governo Renzi, il consorzio di garanzia che avrebbe dovuto “piazzare” 2,5 miliardi di azioni si è prontamente sciolto, e pare che della partita sia rimasto solo il fondo sovrano del Qatar, teoricamente disposto a sborsare un miliardo di euro. Perciò, nella migliore delle ipotesi, all’appello mancano ancora circa 3 miliardi.
Dove trovare i (circa) 3 miliardi di euro?
Al momento si prospettano – in linea di principio – due soluzioni:
- La soluzione di mercato. L’ipotesi di un Cavaliere Bianco, il Lancillotto che arriva e compra baracca e burattini rimane teoricamente piedi. Inoltre, la banca di Siena ha deciso di riaprire la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni (il “debt-for-equity swap”), anche per la clientela non professionale (i cosiddetti “piccoli risparmiatori”).
- L’intervento dello Stato. Secondo la normativa bancaria europea in vigore da gennaio 2016, l’intervento dello Stato con denaro dei contribuenti può avvenire solo se gli azionisti e gli obbligazionisti coinvolti nel bail-in subiscono perdite – non esiste soluzione indolore. Secondo quanto riporta la stampa, il Ministero dell’Economia ha già preparato un piano, con l’avvallo delle autorità europee, che prevede la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate junior in azioni della banca, con eventuali perdite per gli investitori coinvolti. E, solo in un secondo momento, è previsto un meccanismo di risarcimento per i risparmiatori più penalizzati, ma è tutto da definire.
Cosa cambia per i risparmiatori?
Guardando al quadro allargato, la situazione non cambia granché: da qui a fine anno resta critica e incerta. La sfida di chi governa la difficile vicenda della terza banca italiana consiste nel limitare le possibili ricadute negative sul sistema bancario italiano ed europeo, nonché sui risparmiatori.
Scendendo più nel dettaglio, si riapre, stando a quanto stabilito dal board di MPS, il debt-for-equity swap. Rispetto all’ultima volta, pare che la Consob estenderà la platea di risparmiatori a cui sottoporre la conversione. Per ragioni di profilazione, la Consob aveva infatti precluso inizialmente circa il 90% dei risparmiatori che nel lontano 2008 avevano comprato obbligazioni subordinate di piccolo tagli,o per un valore complessivo di circa 2,1 miliardi di euro (ISIN: IT0004352586). Attualmente il titolo obbligazionario in questione quota 50 e, siccome la conversione verrebbe esercitata sul 100% dei valore nominale del bond, la Consob potrebbe ritenere il profilo di rischio di questi investitori congruo con un eventuale investimenti azionario (notevole episodio di arrampicata su specchi, sul quale si potrebbe dire molto, ma lasciamo perdere). Circa la convenienza o meno della conversione in azioni, resta valido quanto detto in un nostro precedente post sull’argomento, dove abbiamo illustrato le possibili strategie per i risparmiatori in possesso di bond subordinati MPS.
Comunque, se tutto va come deve andare, nel mirino ci sono sempre gli investitori con obbligazioni subordinate. Da lì non si scappa.