L’anno che sta per concludersi è stato tra i più complessi nella storia dei mercati finanziari. E le Ipo (Initial public offerings) non sono rimaste immuni alle turbolenze, almeno a giudicare dall’andamento delle nuove quotazioni negli Stati Uniti. Secondo una recente analisi di Quartz – che riporta i dati comunicati in occasione dell’ultima Reuters Next Conference – le società che hanno deciso di quotarsi al New York Stock Exchange da gennaio a dicembre 2022 sono diminuite di un impressionante 93% rispetto al 2021. E non si tratta di un problema limitato al mercato Usa: nel terzo trimestre del 2022 (tra settembre e novembre), l’attività di Ipo su scala globale ha registrato una contrazione del 45% rispetto allo stesso periodo di un anno prima (qui la fonte è S&P Global Market Intelligence). La responsabilità di una simile battuta d’arresto va ricercata probabilmente nel contesto difficile: l’instabilità a livello geopolitico innescata dalla guerra in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni alla Russia, l’inflazione che corre e i tassi di interesse elevati sono tutti fattori che creano volatilità, nemica numero uno delle Ipo.
Stando agli esperti intervenuti nel corso di Reuters Next (forum globale di pensatori, innovatori e responsabili politici, chiamati a dibattere le sfide del mondo di oggi e di domani) l’attività non vedrà una ripresa significativa – almeno negli Stati Uniti – fino a metà del 2023 ad essere ottimisti, complice il persistere dei timori di recessione economica.
Certo, il 2021 era stato un anno da record sul fronte delle Ipo, ma l’attività è debole anche se la si confronta con la media degli ultimi anni: le società in pipeline per la quotazione al Nasdaq, per esempio, si aggirano attualmente intorno alle 200 contro una media di 250-300, ha evidenziato Adena Friedman, ceo di Nasdaq.
Le ipo del 2021, in cifre
1033: il numero di ipo registrate negli Usa nel 2021, un livello record. Tra queste, meritano un cenno Rivian (produttore di auto elettriche) e Bumble (app di appuntamenti online “al femminile”), due delle maggiori quotazioni di startup dell’anno.
286 miliardi di dollari: la raccolta di capitale delle Ipo nel 2021 negli Usa: anche qui un livello record.
59%: la quota di Spac (special purpose acquisition companies) sul totale delle Ipo registrate nel 2021 negli Usa.
9: il numero di nuove Ipo nel solo mese di dicembre 2022, il 66% in meno rispetto a un anno prima, presagio del periodo difficile che si stava aprendo per il settore.
Ma perché quest’anno il settore ha sofferto così?
Come abbiamo accennato, sono diversi i fattori che hanno destabilizzato i mercati e frenato l’attività di Ipo nel 2022, minando la fiducia degli investitori: dalla guerra in Ucraina all’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, fino alle tensioni geopolitiche tra Russia e Cina e alla gestione della pandemia.
“Dato che l’incertezza rappresenta la sfida più grande per il mercato delle Ipo, non sorprende che aziende e investitori continuino a restare alla finestra, in attesa di un miglioramento stabile del sentiment sui mercati azionari”, scrive Paul Go, leader globale delle Ipo presso la società di consulenza EY. “Diverse società hanno congelato i loro piani di Ipo all’inizio del 2022, rimandandoli a un momento in cui le condizioni di mercato risulteranno più favorevoli”.
Effetto Spac
Non solo. Come abbiamo visto poco fa, oltre la metà delle Ipo registrate nel 2021 è stata riconducibile a operazioni di Spac. L’attività delle special purpose acquisition companies tuttavia ha registrato un brusco rallentamento già a partire dalla seconda metà dello scorso anno dopo essere finite sotto la lente della Sec, ente che controlla la Borsa americana, preoccupata da temi quali la rendicontazione, la contabilità e la governance delle Spac.
E l’onda lunga del faro regolamentare si è trascinata anche nel 2022 se si pensa che nei primi nove mesi dell’anno i merger tra Spac e società target (che trasformano l’obiettivo dell’acquisizione privata in una società pubblica) sono scese dell’88,6% rispetto al 2021. Il che ha inevitabilmente avuto un peso anche sul bilancio complessivo delle Ipo.