Dopo un mese di trattative con i creditori, la Grecia può tornare a respirare. L’accordo appena ratificato dall’Eurogruppo risolve gli ingenti problemi di cassa del Paese e tiene a bordo il Fondo Monetario Internazionale, da tempo scettico sulla sostenibilità del debito pubblico ellenico.
Cosa ci ha guadagnato la Grecia
L’intesa sblocca circa 10,3 miliardi di euro di finanziamenti, nell’ambito del terzo programma di aiuti da €86Mld, e mette nero su bianco una qualche forma di alleggerimento del peso del debito pubblico (debt relief).
Per soddisfare le richieste del FMI, l’Eurogruppo si è impegnato a garantire che qualsiasi forma di debt relief sarà funzionale al mantenimento dei bisogni finanziari lordi del Paese sotto la soglia del 15% del PIL nel breve termine (2018-2024 indicativamente) e sotto il 20% del PIL nel lungo termine.
Dal canto suo, la Germania ha ottenuto che qualsiasi forma di alleggerimento sul debito sia condizionata al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di salvataggio, mantenendo fisso al 3,5% il target di avanzo pubblico da raggiungere entro il 2018.
Questo vuol dire che la Grecia ha scongiurato qualsiasi crisi di liquidità nel breve, ma non ha ottenuto nessuna concessione significativa di alleggerimento fiscale, almeno fino al 2018, momento in cui dovrebbe uscire dal piano di salvataggio e tornare a finanziarsi sui mercati.
Cosa vuol dire per i mercati e la zona euro
Il piano di aggiustamento siglato con l’Eurogruppo l’anno scorso procede come previsto. Con l’ultimo accordo la Grecia sembra aver scongiurato l’ennesima crisi di liquidità e, stando a quanto riposta il Financial Times, dovrebbe avere le risorse necessarie per sostenersi almeno fino ad ottobre 2016.
Le prossime tranche di aiuti sono come sempre condizionate alla capacità del governo Tsipras di rispettare gli impegni assunti in un contesto economico davvero difficile e da una maggioranza di Governo risicata.
Insomma: fino ad ottobre si può stare tranquilli, ma la Grecia tornerà a far parlare di sé.