Il ministro delle Finanze tredesco Schäuble ha criticato l’operato della BCE nel timore che i tassi bassi brucino parte dei risparmi della Germania. Ma fino ad oggi, il calo dell’inflazione tedesca è stato più rapido del calo dei rendimenti nominali.
La politica espansiva della BCE non piace ai tedeschi
Le recenti critiche all’operato della BCE avanzate dal ministro delle finanze della Germania, Wolfgang Schäuble, sintetizzano la prevalente preoccupazione della comunità finanziaria tedesca: il timore è che l’attuale livello dei tassi d’interesse rischi di bruciare una buona fetta dei risparmi del Paese e destabilizzarne il sistema pensionistico.
Ad oggi, buona parte del mercato obbligazionario tedesco offre dei rendimenti a scadenza negativi e, stando a ciò che riportano i giornali, i tedeschi danno la colpa alle politiche espansive della BCE.
La replica di Draghi
Mario Draghi, dal canto suo, ha cercato di rispondere alle critiche riportando il problema in una dimensione europea, con qualche osservazione empirica rilevante.
Analizzando la storia, il Governatore della BCE ha fatto notare che sebbene oggi i rendimenti reali dei titoli obbligazionari siano negativi, fino a pochissimo tempo fa sono stati per lo più positivi, mentre in passato ci sono stati momenti in cui i rendimenti reali erano addirittura più bassi di quelli attuali. Infatti, fino ad ora la massa di risparmi tedeschi investiti in obbligazioni ha potuto contare su rendimenti reali positivi e non è ancora stata penalizzata dall’attuale scenario, caratterizzato appunto da rendimenti negativi. Detto altrimenti, chi ha investito il proprio patrimonio in obbligazioni governative qualche anno fa godrà di rendimenti reali ancora per un po’.
Nel grafico sottostante ho messo a confronto il rendimento nominale a scadenza di una obbligazione a 10 anni tedesca con l’inflazione media dei dieci anni successivi. Ne emerge che un investitore che nel lontano aprile 2006 avesse investito in un’obbligazione a dieci anni, alla scadenza (aprile 2016) si sarebbe portato a casa un rendimento del 2,5% annuo.
Fino ad oggi, quindi, in Germania il calo dell’inflazione è stato più rapido del calo dei rendimenti nominali e ha permesso alla massa di risparmi investiti in obbligazioni governative di avere dei rendimenti reali dignitosi.
E anche chi ha avuto il “coraggio” di investire in obbligazioni nel 2008, portandole a scadenza potrebbe portarsi a casa un rendimento reale di tutto rispetto (intorno al 3%) e superiore ad altri momenti storici. Ma non sarà sempre così: tendendo conto delle aspettative d’inflazione a dieci anni, i rendimenti reali ipotetici (linea verde) conseguiti dai risparmiatori sono destinati a calare drasticamente a partire dal luglio 2018.
Sempre più in difficoltà sono perciò i risparmiatori che devono investire nell’attuale scenario d’investimento.
Ogni anno, infatti, la Germania si trova a dover gestire un ingente flusso di risparmio (circa il 7% nel PIL), che a sua volta viene investito in obbligazioni, e che nell’attuale contesto di mercato rischia di essere investito a tassi reali, e spesso anche nominali, negativi, bruciando parte del capitale. Perciò, i tassi d’interesse negativi cominceranno a pesare in modo sensibile sui risparmi, penalizzando banche ed assicurazioni, ed infine riducendo la ricchezza netta dei tedeschi. Ed è per questo che l’establishment tedesco sembra preoccupato: dal loro punto di vista le mosse della BCE rischiano di prolungare questo periodo di tassi d’interesse negativi.
Le ragioni della Bce
Ma è su questo punto, che la leadership della BCE non è in linea con le osservazioni tedesche, e questo per almeno tre ragioni:
- per la BCE, i bassi tassi d’interesse sono un fenomeno globale e non limitato alla zona euro
- le responsabilità sono da attribuire al fragile scenario d’inflazione e crescita piuttosto che alle decisioni di politica monetaria della BCE
- inoltre, senza gli interventi della BCE i rendimenti tedeschi sarebbero stati molto più bassi di adesso.
In sostanza, all’interno della BCE sembra dunque prevalere l’dea che gli attuali tassi negativi siano il male minore e non rappresentino ancora una minaccia per la stabilità finanziaria della zona euro. Al contrario, potrebbero spingere i tedeschi a ridurre l’eccesso di risparmio e a consumare di più, con effetti benefici sui prezzi e crescita economica.