Con il calo dei prezzi delle batterie, l’evoluzione delle auto elettriche potrebbe registrare un’impennata. Provocando un calo della domanda di benzina che potrebbe innescare una nuova crisi petrolifera.
Non sottovalutate le auto elettriche!
A volte le trasformazioni più potenti partono in sordina, senza dare nell’occhio, ma una volta decollate hanno un impatto dirompente e irreversibile. Molte innovazioni tecnologiche si sono evolute così, lungo la cosiddetta “curva a S”: un’adozione inizialmente timida, seguita da una forte impennata dopo il superamento di una certa soglia critica, con un ritorno verso l’appiattimento una volta saturato il mercato. Pensiamo alla TV colori, ai computer, ai cellulari.
Ebbene, le auto elettriche sembrano avviate su questa stessa strada. E la loro evoluzione è destinata a innescare una nuova crisi petrolifera, molto prima di quanto si pensi.
Secondo un recente report di Bloomberg New Energy Finance, i prezzi delle batterie, che sono già crollati del 35% lo scorso anno, continueranno a scendere fino a portare i prezzi dei veicoli elettrici alla pari con quelli delle auto a benzina nel giro dei prossimi sei anni. E quello sarà solo l’inizio della diffusione di massa.
In base alle previsioni, entro il 2040 un’auto elettrica spaziosa e in grado di compiere lunghi viaggi dovrebbe costare intorno ai 22 mila dollari: allora i veicoli elettrici dovrebbero già essere il 35% del totale.
Uno scenario difficile da immaginare oggi, visto che attualmente le auto elettriche sono circa lo 0,001% delle auto in circolazione – una percentuale praticamente trascurabile – hanno costi ancora relativamente elevati e in gran parte del mondo mancano le infrastrutture necessarie, come le stazioni di ricarica. Anche per questi motivi i produttori di petrolio sottostimano terribilmente questo fenomeno: l’OPEC prevede che nel 2040 la percentuale di auto elettriche in circolazione non supererà l’1%.
La teoria del piano inclinato
La biglia ha ormai iniziato a rotolare sul piano inclinato: nei prossimi anni Tesla, Chevrolet e Nissan puntano a mettere sul mercato auto elettriche di lunga percorrenza nella fascia di prezzo dei 30 mila dollari e altre aziende, sia in campo automobilistico sia tecnologico, stanno investendo miliardi di dollari nella messa a punto di nuovi modelli.
Ora, la questione cruciale è: quanto peserà tutto questo sulla domanda di petrolio? E soprattutto: quanto tempo ci vorrà per scatenare la prossima (inevitabile) crisi petrolifera?
Difficile fare delle previsioni puntuali: molto dipenderà dal tasso di crescita delle vendite di veicoli elettrici. Lo scorso anno è stato del 60% circa a livello globale: se si continuasse di questo passo, i veicoli elettrici potrebbero far crollare la domanda di petrolio di 2 milioni di barili al giorno già nel 2023, creando un eccesso di offerta pari a quello che ha innescato la crisi petrolifera del 2014.
Va detto però che un ritmo di crescita del 60% annuo non è sostenibile a lungo. Bloomberg ha provato perciò ad applicare un modello più conservativo, analizzando i prezzi dei principali componenti dei veicoli elettrici per capire quando scenderanno abbastanza da attrarre l’acquirente medio di un’auto a benzina. Utilizzando questo approccio, la data del crash petrolifero si sposta in avanti, ma non di molto: l’eccesso di oro nero per 2 milioni di barili al giorno è previsto in questo caso nel 2028.
Da dove prenderemo l’elettricità?
A questo punto però una domanda sorge spontanea: da dove prenderemo tutta l’elettricità necessaria per far funzionare questi nuovi, silenziosi veicoli? Secondo le stime di Bloomberg New Energy Finance, entro il 2040 le auto elettriche consumeranno 1.900 terawatt-ora di elettricità, che equivale al 10% di quanto prodotto lo scorso anno al livello globale. Non una quantità trascurabile. La risposta non è così scontata, ma possiamo osservare le dinamiche e azzardare qualche previsione. La buona notizia, rileva Bloomberg, è che l’elettricità sta diventando sempre più “green”, con una crescita esponenziale del contributo di energia eolica e solare e lo sviluppo delle auto elettriche potrebbe stimolare ulteriormente l’utilizzo di fonti rinnovabili, in un circolo virtuoso per entrambi i settori.
Insomma, le tempistiche e le modalità possono anche non essere chiare, ma una cosa è certa: non importa quando esattamente le auto elettriche comporteranno un eccesso di 2 milioni di barili di petrolio al giorno. Ma quando succederà – e succederà – sarà solo l’inizio della trasformazione, e del crollo della domanda di oro nero. Qualcuno rischia di restare con il barile in mano.
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