Hanno superato senza colpo ferire il periodo più acuto della pandemia di covid e adesso stanno reggendo sorprendentemente bene anche di fronte all’aumento dell’inflazione. Stiamo parlando delle app di dating – tipo Bumble e Tinder – che, dati alla mano, sembrano immuni alla parola crisi.
Utenti paganti in continua crescita
Prendiamo il caso di Match, gruppo americano di cui fanno parte siti di incontri molto noti, tra cui la già citata Tinder, ma anche Meetic, OkCupid, Hinge. Ebbene, nel terzo trimestre 2022, terminato il 30 settembre scorso, Match ha registrato un fatturato di 810 milioni di dollari, +1% rispetto all’anno precedente, battendo le previsioni degli analisti che puntavano su 793 milioni di dollari. E gli utenti che pagano un abbonamento sono aumentati di 100mila unità rispetto al secondo trimestre, raggiungendo quota 16,5 milioni. Risultati apprezzati dai mercati, con le azioni di Match Group che hanno guadagnato il 16% a Wall Street dopo la pubblicazione della trimestrale. E che vanno in totale controtendenza rispetto alle più grandi aziende tecnologiche del mondo – Meta, Alphabet e Google – tutte reduci da conti trimestrali deludenti.
Ma perché mai la gente decide di pagare fino a 20-30 dollari al mese per iscriversi alle piattaforme di incontri proprio in un momento in cui il costo della vita è alle stelle?
Anima gemella o salvadanaio vivente?
La testata Quartz, che ci offre spesso degli spunti interessanti, dà una sua interpretazione piuttosto curiosa del fenomeno (e molto poco romantica).
Andare in cerca dell’amore non è esattamente la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo a come riempire il portafoglio – si legge nell’articolo di Quartz. Ma le cose cambiano radicalmente se pensiamo che le poche centinaia di dollari “investite” nelle app di incontri potrebbero permetterci di trovare una persona con cui condividere le spese. Visto così sembra un ottimo affare. Ovviamente questa non è l’unica ragione che spinge le persone a cercare l’anima gemella online, concede Quartz, ma potrebbe essere uno dei fattori in gioco.
Dopo tutto, perché non pagare un abbonamento premium oggi, se il continuo monitoraggio di liste selezionate di possibili “match” e l’accesso a un bacino potenzialmente illimitato di persone con cui connettersi potrebbe portare un domani a trovare un partner con cui condividere vita, casa e spese?
Tra l’altro con l’inflazione che corre gli affitti sono aumentati considerevolmente, rincara la dose l’articolo di Quartz: a New York, una delle città più care al mondo, affittare un appartamento con una camera da letto può costare anche 3.800 dollari al mese. Da questa prospettiva, che saranno mai 360 dollari annuali di abbonamento, quando in gioco c’è la possibilità di dimezzare la spesa dell’affitto, trovando per di più un coinquilino “with benefits”?
La verità? Nessuno è davvero immune alla crisi
Va detto che, in realtà, il fenomeno delle dating app è in crescita costante ormai da diversi anni. E che, nell’attuale contesto economico, qualche segnale di sofferenza iniziano a darlo persino queste piattaforme.
Nonostante la crescita del gruppo Match infatti, le difficili condizioni economiche si sono già fatte sentire sul più tradizionale brand “Plenty of Fish”, rivolto a un pubblico meno disinvolto sul fronte dei consumi voluttuari. Inoltre, lo stesso gruppo Match si è detto consapevole del persistere di una situazione economica sfidante, motivo per cui prevede di mettere in atto misure di contenimento dei costi riducendo i posti di lavoro. E l’altra grande piattaforma di incontri che abbiamo citato, Bumble, ha chiuso una trimestrale in chiaroscuro, con un utile superiore alle attese, ma ricavi leggermente inferiori alle previsioni.