Investire sulla conoscenza potrebbe davvero contribuire al rilancio della fragile economia del nostro Paese? Scopriamo insieme cosa dicono i dati dell’OCSE.
Si parla spesso degli investimenti per rilanciare la crescita economica dei Paesi Sviluppati.
Ma è davvero così?
Per rispondere a questa domanda ci siamo chiesti se i Paesi che investono di più in Ricerca e Sviluppo (o R&D) siano anche quelli che – storicamente – sono cresciuti di più in termini di PIL. Perciò, il seguente grafico, fotografa la situazione degli ultimi dieci anni: sull’asse verticale c’è il tasso di crescita media del PIL reale, mentre sull’asse orizzontale troviamo la spesa media in R&D rispetto al PIL (cioè: spesa in R&D/PIL).
Il caso emblematico dell’Italia
Quello che emerge dal grafico è che PIL e spesa in R&D sembrano correlati positivamente. Emblematico è (purtroppo) il caso dell’Italia: nel grafico, l’ultimo punto blu nell’angolo in basso a sinistra è il nostro Paese. Che, mediamente, negli ultimi dieci anni registra una crescita economica reale negativa, pari al -0,31%, ed investimenti in ricerca pari ad appena l’1,21% del PIL (valore nettamente inferiore alle media dei Paesi OCSE, pari al 2,3%).
… e quello di Israele
Nell’angolo opposto, invece, con una crescita reale del PIL ed investimenti in R&D maggiori del 3%, troviamo un Paese che, per quanto geograficamente piccolo e con appena otto milioni di abitanti, riesce a stabilirsi come punto di riferimento sul panorama internazionale: Israele.
Un Paese dove proprio la continua innovazione tecnologica, derivante dai numerosi investimenti, è il “bene” più esportato, come emerge dal saldo positivo della bilancia commerciale. Questo fattore ha inevitabilmente attratto i “big” della tecnologia mondiale come IBM, Intel, Microsoft, Apple, Google, Facebook e Amazon, che negli ultimi anni hanno aperto importanti centri di ricerca in Israele.
Ovviamente non sono i soli investimenti in R&D a trainare la crescita di un Paese. Ma, come disse Benjamin Franklin, “un investimento in conoscenza paga sempre il massimo interesse“.
In questo senso è da leggere il “Piano nazionale industria 4.0 2017 – 2020” presentato dal Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, che intende proprio risvegliare l’economia del nostro Paese incentivando investimenti innovativi in Ricerca e Sviluppo ed instradare così l’Italia verso la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale“.
Basile Lanfranco / Maggio 11, 2017
Sarà l’ennesimo piano buffonata Italiota per nascondere più deficit camuffandolo da investimenti.
Italia = paese fallito e ingovernabile!
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Basile Lanfranco / Maggio 11, 2017
E comunque in codesto blog di finanza sarebbe da chiarire come mai il Giappone fa così pena pur spendendo in R&D quasi quanto i Sudkoreani.
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Raffaele Zenti / Maggio 15, 2017
Ovviamente la realtà economica di un Paese non si spiega interamente con la sola spesa in R&D (non è infatti questa la tesi del post), benché la spesa in R&D abbia un impatto positivo sul PIL. La situazione del Giappone da 30 anni a questa parte, nelle sue luci e ombre, dipende da molteplici fattori socio-economici, inclusi la sua storia e la sua peculiare cultura, che hanno riflessi profondi sulla vita economica del Paese.
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