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#IlGraffio: preparatevi alla lotta per l’acqua

Vista dallo spazio, la Terra è fatta per 2/3 di acqua. Di essa, solo il 2,6% (per gran parte intrappolata in ghiacciai ed iceberg) è dolce e solo l’1% è accessibile in laghi, fiumi, sottosuolo.

Dal punto di vista geografico, 6 Stati (USA, Canada, Russia, Brasile, Cina, India) ne controllano il 40%. Ma se l’Asia ospita il 60% della popolazione mondiale, essa ha solo il 36% delle risorse idriche disponibili, mentre il Nord del mondo ha il 65% delle risorse idriche complessive. Medio Oriente e Nord-Africa hanno una disponibilità inferiore al 10% di quelle del Nord America. Nella stessa Europa, l’11% della popolazione e il 17% del territorio sono interessati da carenza idrica.

Il controllo dell’acqua assume quindi svariati e cruciali aspetti: geopolitici (chi controlla l’acqua ha un vantaggio politico e militare, chi non ne ha potrebbe creare tensioni politiche e militari per averne la disponibilità), finanziari, economici, demografici.

Riteniamo che vi siano ottime ragioni per interessarsi al tema dell’acqua, della sua disponibilità (alta in regioni a bassa densità abitativa, bassa in quelle ad alta intensità abitativa), del suo cattivo utilizzo, della sua qualità.

Tutti i numeri sull’acqua

Come per il cibo, oggetto di un precedente #IlGraffio, i dati sono allarmanti: 1 miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile, quasi 2,5 miliardi di persone non ha servizi sanitari. Secondo l’ONU, nei prossimi 20 anni la quantità di acqua disponibile per ogni persona potrebbe ridursi del 30%, con evidenti differenze e squilibri: se un cittadino statunitense dispone di 1.700 metri cubi d’acqua annui, in Africa la disponibilità è di 250 metri cubi annui, in Kuwait (dove l’acqua sembra più preziosa del petrolio) 10 metri cubi annui.

Il degrado ambientale e lo spreco (e non solo nei paesi ricchi: pensiamo alla arretratezza della tecnica agricola in vaste parti del mondo) sono cause importanti della penuria di acqua: l’agricoltura consuma il 70% dell’acqua utilizzata nel mondo, e circa la metà di quest’acqua si disperde per evaporazione. L’industria consuma il 5% e l’uso civile e domestico il 10%, mentre il residuo ritorna ai fiumi come refluo.

La marcia del deserto sembra altresì inarrestabile, riducendo spazi utilizzabili per l’agricoltura e inaridendo le fonti superficiali, a un ritmo di 6 milioni di ettari di terra produttiva l’anno, in particolare in Cina, Africa, Asia, Sud America. Inondazioni e siccità aggiungono difficoltà e penuria.

Avere acqua è necessario ma non è sufficiente: occorre saperla estrarre, purificare, distribuire, allocare in modo efficiente, darne il giusto valore per gli utilizzatori, attuando una politica di prezzo che da un lato ne incentivi un uso consapevole fra agricoltura (il grande utilizzatore), industria, uso civile (e la sensibilità al costo funziona in paesi avanzati, meno in altri) e dall’altro ne assicuri l’accesso. Un aspetto spesso dimenticato è il contenuto virtuale di acqua in vari prodotti, la cui comprensione dovrebbe indirizzare ad uso più consapevole della risorsa scarsa acqua. Ad esempio, il contenuto virtuale di acqua, calcolata in litri/kg, è di 13.500 litri per un kg di carne bovina, 4.600 litri per quella suina, 2.750 litri per la soia, 1.400 litri per il riso, 710 litri per il mais, 105 litri per la patata (fonte: Fondazione Einaudi). Ne consegue che è possibile orientare la produzione di cibo in modo coerente con le necessità e secondo un rapporto costi/benefici più efficiente, con evidenti effetti micro- e macro-economici.

Quale futuro per l’acqua?

In tale contesto, chi ha disponibilità di acqua avrà cibo a sufficienza per nutrirsi; il valore di questa buona acqua e buona terra potrebbe aumentare in modo significativo. L’ acqua sarà sempre più al centro di politica e finanza.

E se per un cittadino italiano che vive in una regione del Nord l’acqua non sembra essere un problema, forse converrebbe iniziare a pensare che sia meglio fare la doccia e non il bagno (cosa che fa risparmiare 250 litri ad ogni lavaggio), chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti (45 litri risparmiati) o ci si fa la barba (e sono altri 20 litri). E tutti gli italiani dovrebbero confidare che gli impianti, che hanno ormai una vita media di 40 anni, non cedano di colpo e facciano aumentare la già alta perdita d’acqua (il 39-40% di quanta immessa a monte).

Risulta quindi essenziale pensare ad investimenti di adeguamento, manutenzione straordinaria, rinnovamento del sistema idrico nazionale, secondo parametri economici di efficienza.

Come investitori, sarà bene valutare con attenzione fondamentali e prospettive delle tante utilities quotate, a proprietà privata, semi-pubblica e pubblica.

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Ultimo commento
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    Mah, 10 anni fa non si diceva che dovevamo prepararci alla lotta per il petrolio che sarebbe finite presto?!
    A giudicare dai prezzi che ha oggi non si direbbe che stia per finire.

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