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#IlGraffio: dal Libor al riso, tutti i rischi della manipolazione dei prezzi

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La formazione dei prezzi di prodotti e servizi è tema cruciale per avere un mercato efficiente, rappresentativo della domanda e dell’offerta, delle quantità di beni (fisici o intangibili), della loro disponibilità a pronti ed a termine, e soprattutto per consentire ai consumatori di essere informati, di poter ragionevolmente credere alla veridicità dei prezzi di quanto acquistato, di credere che non ci siano posizioni di rendita non giustificate (e quindi, arricchimenti indebiti). Vicende vicine e meno vicine indicano che la formazione dei prezzi è largamente inefficiente e “taroccata” a vantaggio di alcuni.

Libor, riso & Co: i casi più eclatanti di manipolazione dei prezzi

Un caso relativamente piccolo è quello dell’indagine dell’Antitrust  sul sistema di formazione e quotazione dei prezzi agricoli, in particolare del mercato del riso. Il riso è una commodity che vede l’Italia terzo produttore in Europa, con oltre 4.000 aziende agricole che producono  4,5 milioni di tonnellate di riso. Secondo l’Antitrust, il mercato del riso è caratterizzato “da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima”, basato su diverse piazze fisiche (Pavia, Milano, Novara, Mantova, Mortara, Vercelli), ciascuna con volumi modesti con quotazioni fissate in ambito locale, “ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale”.

Un altro caso eclatante, stavolta di dimensione internazionale, è quello della fissazione della quotazione del Libor, il tasso di riferimento bancario, che ha già visto condannare 8 grandi banche internazionali a pagare multe di 1,7 miliardi di euro.

I mercati finanziari sono ancora all’ordine del giorno con le indagini delle autorità di controllo avviate sulle modalità di fissazione dei prezzi dei metalli preziosi (oro, argento, platino, palladio), che avvengono quotidianamente sul mercato londinese (London Metal Exchange, LME). Indagini avviate sin dal 2007 negli USA, successivamente in Gran Bretagna ed in ambito UE, e ora in Svizzera, dove la Comco, la Commissione della concorrenza, ha aperto un fascicolo contro le banche che partecipano al ristretto panel che fissa i prezzi di acquisto e di vendita dei metalli preziosi.  L’Autorità ha ragione di credere che ci siano stati accordi restrittivi della concorrenza tra le banche per il coordinamento dei prezzi nei metalli preziosi.  Il controvalore giornaliero delle operazioni di compravendita di metalli preziosi e di contratti finanziari derivati è significativo: oltre $20 miliardi per l’oro e l’argento, inferiore per gli altri metalli.

I guasti della manipolazione dei prezzi di mercato

È quindi di immediata percezione il punto della questione: se i prezzi (bid/offer, ovvero acquisto/vendita) non sono corretti lo “spread” fra acquisto e vendita è manipolato a vantaggio del “banco”, che incassa utili non giustificati a detrimento di venditori ed acquirenti. I sistemi di fissazione dei prezzi del Libor e dei metalli preziosi sono self-regulated, autogestiti dagli operatori più importanti, più ricchi e solidi, che attraverso meccanismi non trasparenti al pubblico fissano i prezzi di prodotti finanziari e commodity che poi sono acquistati, o utilizzati come riferimento, da consumatori e altri intermediari come strumenti per concludere contratti e accordi: imprese di trasformazione per i metalli, banche e imprese per erogare e sottoscrivere finanziamenti.

Il rischio è quindi, anche e soprattutto, quello della fiducia nel mercato, nei suoi arbitri, nelle regole (non scritte e scarsamente trasparenti, almeno nei  mercati sopra ricordati).

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