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#IlGraffio: la verità sui conti e sulla gestione dei contributi dell’Inps

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6,7 miliardi di euro.

A tanto ammonta il deficit dell’INPS, stando al bilancio preventivo 2015 che deve essere esaminato dal CIV (il Comitato di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS). Come mai? E come gestisce l’INPS tutti i contributi versati dai lavoratori?

Come l’INPS gestisce i contributi versati?

La Legge 335 del 1995 ha previsto che la pensione sia calcolata esclusivamente con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996 e per i lavoratori che esercitano la facoltà di opzione al sistema di calcolo contributivo. Ma ne siamo proprio sicuri?

A pagina 111 del Rapporto Annuale INPS troviamo la risposta: “Sul piano delle modalità di finanziamento, il modello pensionistico obbligatorio nel nostro paese si configura come un sistema a ripartizione, in cui l’onere pensionistico è ripartito sui lavoratori correnti: i contributi dei lavoratori attivi vengono immediatamente utilizzati per pagare le pensioni ai lavoratori in quiescenza. In quanto tale, il metodo a ripartizione subisce le oscillazioni del dato occupazionale, del livello retributivo degli assicurati e dell’andamento demografico”.

Le somme dei contributi sono quindi immediatamente utilizzate per pagare le pensioni ai pensionati: non c’è nessuna politica di gestione finanziaria, nessuna allocazione dei contributi a un “conto individuale”.

Inutile pensare a stime attuariali, stime finanziarie sui rendimenti delle attività finanziarie (che stanno in cassa per pochi giorni, giusto per arrivare a fine mese e pagare le pensioni…), profili di rischio e di investimento sulla base dell’età del lavoratore in servizio e della personale propensione al rischio, modelli di investimento a lungo termine e quanto faccia parte della normale dotazione di strumenti del gestore di patrimoni. L’INPS non ha né competenze né ruoli e funzioni di gestione finanziaria; siamo al “tanto entra, tanto esce”.

Ma ancora più allarmante è quello che riguarda le pensioni dei dipendenti pubblici.

Gli accantonamenti pensionistici per i dipendenti pubblici

Fino al 31 dicembre 1995 i trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato (CTS) e degli enti locali (CPDEL) erano a carico dello Stato, non esistendo una cassa previdenziale.

Dal 1° gennaio 1996 si è istituita presso l’INPDAP la gestione separata del trattamento pensionistico dei dipendenti dello Stato (Cassa Trattamenti Pensioni Statali, CTPS), prevedendo che la Pubblica Amministrazione versasse l’intera contribuzione all’INPDAP.

Non era previsto alcun trasferimento del capitale contributivo virtualmente accantonato negli esercizi precedenti nel bilancio statale. Si stabilì un apporto dello Stato a favore della gestione relativa, finalizzato a garantire il pagamento dei trattamenti pensionistici statali ponendo a carico dello Stato i trattamenti relativi, sino al 2007.

Dal 2008 (Legge Finanziaria 2008) è stato eliminato tale apporto finanziario alla CTPS, causando un disavanzo finanziario in costante crescita: 5.627 milioni nel 2009, 6.221 milioni nel 2010, 8.456 nel 2011.

L’INPDAP è stato abolito il 31 dicembre 2011, con trasferimento degli obblighi all’INPS. Il debito cumulato dall’INPDAP per le anticipazioni erogate era di 25 miliardi a fine 2011.

Con la Legge di Stabilità 2012 sono stati ripristinati meccanismi di finanziamento statale a sostegno delle gestioni ex-INPDAP ed è stata costituita presso l’INPS la gestione degli interventi assistenziali e di sostegno della gestione previdenziali (GIAS), con oneri a carico dello Stato.

In sintesi: non ci sono stati accantonamenti pensionistici per i dipendenti pubblici sino a tutto il 1995. La PA è stata inadempiente per decenni; lo squilibrio conseguente è stato coperto, ed è ancora coperto, dalla fiscalità generale: le tasse sui redditi che i cittadini pagano allo stato sono in parte utilizzati per pagare le pensioni di dipendenti statali, pensioni che non sono state coperte da accantonamenti, sia a carico dei dipendenti che del datore di lavoro “Stato”; situazione destinata a proseguire negli anni futuri. Esaminiamo ora l’entità del “trasferimento dalla tasca dei cittadini alle tasche dei pensionati pubblici”: il disavanzo INPS.

I conti dell’INPS

Esaminando il bilancio dell’INPS del 2013 scopriamo che nel 2013 il 52,9% è costituito dai contributi previdenziali; di questi, il 73% sono contributi dei dipendenti privati.

Inoltre, il saldo fra entrate contributive (i contributi versati dai dipendenti privati e dai dipendenti di lavoro privati, dai dipendenti pubblici) e uscite (pensioni pagate) è costantemente negativo. Lo vediamo in tabella (dati espressi in milioni di euro).

2012 2013
Entrate contributive 208.076 209.995
Pensioni 261.487 266.887
Deficit -53.411 -56.892

Sia le gestioni dei dipendenti privati che le gestioni dei dipendenti pubblici sono in deficit strutturale, rispettivamente per 48.079 e 9.027 milioni di euro.

Pensioni 266.887
Gestione privata 201.410
Gestione dipend. pubblici 64.531
Gestione ex-ENPALS 946
Entrate contributive 209.995
Gestione privata 153.331
Gestione dipend. pubblici 55.504
Gestione ex-ENPALS 1.160
Deficit gestione privata -48.079
Deficit gest. dip. pubblici -9.027
Surplus ex-ENPALS 214

Data la dinamica demografica di un progressivo invecchiamento della popolazione italiana, non vi sono ragionevoli aspettative di ridurre tali deficit. Nel 2012, per ogni 100 pensioni, vi erano 131 contribuenti (lavoratori in servizio); nel 2013 tale rapporto è sceso a 129,2. Il rapporto era superiore a 500 negli anni ‘50.

Il quadro diviene ancora più difficile laddove si consideri il peso importante rivestito dalle prestazioni assistenziali sul totale delle uscite dell’INPS. Queste prestazioni sono erogate prelevando le somme relative dal “monte contributivo” dei dipendenti in servizio: si tratta quindi di spese non coperte da specifici accantonamenti, che vanno a “sottrarre” risorse finanziarie al sistema pensionistico.

La spesa assistenziale per erogazione di pensioni assistenziali e per l’invalidità civile è stata così composta nel 2012 e 2013 (dati espressi in milioni di euro).

2012 2013
Invalidi civili 16.662 17.428
Altre prestazioni (assegni sociali, vitalizi) 8.119 7.899
Spesa assistenziale totale 24.781 25.327

Cosa aspettarci per il futuro dall’INPS?

Nulla di buono. In chiave prospettica, l’andamento demografico (si innalza l’età media della popolazione, e quindi si estende il periodo di permanenza nella condizione di pensionato/a) e occupazionale (si riduce il rapporto fra lavoratori e pensionati) aggiungono difficoltà e problemi per un sistema pensionistico, in particolare per un sistema in cronico deficit finanziario.

La pratica attuariale e statistica indurrebbero il legislatore e il gestore pensionistico obbligatorio pubblico a rivedere la struttura di base del sistema, che oggi non è in grado di auto-sostenersi, dovendo ricorrere al sostegno dello Stato, che a sua volta attinge alla fiscalità generale. Il futuro è ancora più fosco e occorre metter mano allo schema prima che esso “salti per aria”.

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