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Il web in Italia e nel mondo: uno strumento per abbattere le disuguaglianze?

Ce ne siamo accorti tutti, Internet è uno strumento democratico che abbatte molte barriere. Meno scontato è che sia anche un mezzo per ridurre le disuguaglianze.

Ci riflettevo qualche giorno fa, dopo aver visto un grafico sull’uso di Internet nei diversi Paesi. Proviamo ad andare più in profondità, aiutati da qualche dato.

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La relazione fra Internet e le disuguaglianze

Innanzitutto, ho cercato due misure adatte a verificare se la mia ottimistica aspettativa avesse un fondamento:

  • l’indice di Gini per rappresentare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito (se è 0 vuol dire che c’è massima uguaglianza, se è 1 c’è massima disuguaglianza)
  • l’accesso a Internet in percentuale nei vari paesi (Fonte: Internet World Stats, dati aggiornati a metà 2012).

Da un punto di vista puramente numerico, una relazione negativa tra le due grandezze esiste: la diffusione di Internet è maggiore laddove ci sono meno disuguaglianze economiche. A questo punto è sorta la vera domanda:  la diffusione del web riduce le disparità economiche o viceversa?

La verità probabilmente sta nel mezzo: le diseguaglianze socio-economiche sono influenzate, e al contempo influenzano, il digital divide (cioè il divario tra chi ha accesso ai nuovi mezzi di informazione e comunicazione, come Internet, e quelli che non hanno le risorse per accedervi).

relazione-tra-internet-e-disuguaglianze-socio-economicheÈ difficile realizzare un’analisi statistica approfondita in quanto non esistono grandezze realmente efficaci allo scopo.  Negli ultimi anni si è osservato un aumento generale delle diseguaglianze economiche nel mondo, pur in presenza di una generale riduzione della povertà. Al contempo, la crescita dell’uso del web è stata molto sostenuta, per merito del miglioramento delle infrastrutture tecnologiche e della rapidissima diffusione degli smartphone, che hanno reso possibile l’utilizzo accesso a internet a costi accessibili a larghe fette della popolazione. Le correnti di pensiero sulla relazione tra le disuguaglianze socio-economiche in un Paese e il grado di diffusione di Internet sono tre: equalizzazione, amplificazione e trasformazione.

Equalizzazione: Internet migliora il mondo

Questo filone vede nella diffusione di Internet qualcosa che riduce le disuguaglianze sociali attraverso l’impatto positivo sull’educazione e sulla povertà.

Pensiamo alle università online come Khanacademy e Cousera, ai corsi di lingua online, come Babbel o Livemocha, ai siti per trovare lavoro come LinkedIn o Jobrapido (fondato da un italiano!). Attraverso Internet si possono comprare o mettere in vendita i più disparati prodotti, con l’e-commerce. Infine, pensiamo all’enorme impatto potenziale di Internet sulla diffusione della democrazia e della trasparenza. A questo proposito il mio esempio preferito è Usdebtclock: un motore che mostra in tempo reale la situazione dei principali capitoli di spesa e di debito pubblico USA.

Amplificazione: Internet aumenta le disuguaglianze socioeconomiche

Questa teoria si concentra sul fatto che la stragrande maggioranza della popolazione rimane dal lato sbagliato del digital divide. Le infrastrutture tecnologiche nei Paesi Emergenti sono di peggiore qualità e più costose.

All’interno di questo filone, si aggiungono analisi che, rifacendosi alle teorie post-marxiste,  guardano all’impatto di Internet sulle prestazioni lavorative richieste. La tecnologia rende meno necessarie una serie di figure professionali con competenze medio-basse e genera opportunità professionali per chi ha un vasto bagaglio di competenze, spesso inaccessibili alla maggioranza della popolazione anche nei paesi sviluppati.

Esiste poi un rilevante movimento di opinione che critica i “miliardari ragazzini” della Silicon Valley , come il 29enne fondatore di Facebook,  Mark Zuckerberg o il 36enne fondatore di Twitter, Jack Dorsey. I due sono additati come esempi negativi di creazione di disuguaglianza economica attraverso giganti monopolisti che gestiscono in modo più o meno oscuro le nostre informazioni. La nuova corsa all’oro nella Silicon Valley da parte di giovani geek strapagati ha un impatto devastante sulla vita delle comunità di lavoratori e cittadini di quelle aree degli USA.

Va infine detto che i benefici che si possono trarre da Internet non dipendono tanto dalla qualità dello strumento tecnologico, quanto piuttosto dalle capacità e dal livello educativo dell’utente. In Italia, lo sappiamo bene: una cosa è divertirsi  a organizzare una serata con gli amici su Facebook e ben altro è cercare sul web i dati per una ricerca.

Trasformazione: Internet cambia il campo

Secondo questo approccio le due interpretazioni precedenti contengono entrambe qualcosa di vero: Internet può sia aumentare che ridurre la disuguaglianza e i canali attraverso i quali ciò si realizza sono molteplici e complessi. Internet è un mezzo di comunicazione, uno strumento di conoscenza e una “sfera pubblica”. Il suo impatto dipende drammaticamente dal contesto sociale e istituzionale in cui esso viene utilizzato.

Tornando a noi

La conclusione è che Internet è uno strumento meraviglioso che può aumentare la conoscenza e l’uguaglianza nel mondo, ma solo in presenza di una regolamentazione adeguata che lo renda disponibile a tutti a pari condizioni. L’Agenda Digitale dovrebbe essere una delle priorità di tutti i governi del mondo e non quell’insieme di proclami e burocrazia che purtroppo è stata finora in Italia.

Anche i risparmiatori o piccolo investitori possono beneficiare dei grandi vantaggi offerti dalla rete: sul web è possibile imparare, incontrarsi, trovare informazioni indipendenti e rendersi più autonomi e critici verso le banche, provvedere da soli a crearsi un’alternativa alla pensione.

Questo è il sogno che abbiamo provato a realizzare con il progetto di Advise Only: portare la “coda lunga” del web anche nel grigio mondo della finanza, per abbattere le barriere informative tra professionisti e consumatori, aiutare chi è meno informato a investire i propri risparmi senza conflitto di interessi e senza pagare inutili costi.

Se volete essere partecipi di questo cambiamento non dovete far altro che iscrivervi al nostro sito. È gratis!

Scritto da

È uno dei partner fondatori e Presidente di Advise Only. Laureata in Economia Politica presso l'Università Bocconi, è stata responsabile dell'area commerciale dell'asset management del gruppo Banca Leonardo, occupandosi della ristrutturazione dell'offerta dei prodotti di risparmio gestito. In precedenza ha accumulato significative esperienze dapprima presso l'area Fixed Income Sales & Trading di JP Morgan e poi come Managing Director in Goldman Sachs, area Structured Fixed Income, occupandosi di clientela istituzionale italiana. Ama lo sport (corsa e sci di fondo), i buoni libri e l'opera lirica.

Ultimi commenti
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    Bello l’indice Gini. Anche se il coefficiente angolare della retta rossa non mi ha convinto.

    Che pallini sono il Giappone, e la Korea del sud?

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      Gianni, il coefficiente angolare è corretto 😉
      E’ una normale regressione a minimi quadrati ordinari, su un numero accettabile di dati. Sui “pallini” ti faccio rispondere da Pasquale Rossi, che ha smanettato sui dati, ma io ho visto il lavoro e la regressione, nella sua semplicità, è assai significativa (i vari test statistici – esempio test F, t, ecc – in sostanza dicono che la relazione esiste). Questo, va sottolineato, NON prova che esista nesso causale tra concentrazione del reddito e uso di internet: ma è abbastanza probabile che sia così, a buon senso.

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      Ciao Gianni, per il Giappone l’indice di Gini è pari a 0,3 mentre la percentuale della popolazione che ha accesso al web 80% mentre per la Korea 0,3 e 83%.

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