La Francia ha scelto: Emmanuel Macron è il nuovo Presidente della Repubblica. La vittoria del 39enne, fondatore del movimento En marche! senza affiliazioni a partiti tradizionali, segna l’inizio di una nuova fase per la République.
Lo scorso anno, ancora ministro dell’Economia del governo Hollande, Macron era intervenuto all’evento ISPI “Le sfide economiche e politiche per l’Europa”, sottolineando l’importanza di recuperare la dimensione politica dell’Europa in un’epoca in cui si moltiplicano le fragilità del progetto comune (guarda il video).
In attesa delle elezioni parlamentari di giugno, bisogna provare a capire quali scenari, sfide e incognite si profilano all’orizzonte per il nuovo Presidente.
Macron è Presidente, e ora?
Macron sarà il prossimo presidente francese, ma la campagna elettorale non è ancora finita. Tra un mese si terranno i due turni (11 e 18 giugno) delle elezioni dell’Assemblea nazionale, che promettono di essere le più combattute nella storia della Quinta Repubblica. Un chiaro segnale della frammentazione politica del paese è arrivato infatti già dai risultati del primo turno delle presidenziali, che hanno visto, per la prima volta dal 1958, quattro partiti ottenere almeno il 19% dei voti. Inoltre, il partito del Presidente è ancora poco radicato sul territorio, ed è scattata la corsa contro il tempo per schierare un candidato di En marche! in tutte le 577 circoscrizioni.
Secondo Massimo Nava, un contesto politico tanto incerto potrebbe costringere Macron a una grande coalizione, in cui il nuovo Presidente verrebbe affiancato da un Primo ministro super partes o espressione del primo partito di maggioranza (non necessariamente En marche! stesso).
Si profila quindi una situazione ancora più complessa dell’ipotesi della “coabitazione” (Come funziona il presidenzialismo francese?), in cui Presidente e Primo ministro sono espressione di due diversi partiti: l’ultima volta era successo con Jacques Chirac e Lionel Jospin tra il 1997 e il 2002, ma non è mai accaduto che non vi fosse una chiara maggioranza all’Assemblea nazionale.
L’Europa di Macron
Nel corso della campagna elettorale, Macron si è proposto come il candidato pro-europeo di fronte all’avanzata dei nazionalismi. Il nuovo Presidente, che Alessandro Cassieri definisce come “la contromisura al populismo, il suo anticorpo, ideologico e pragmatico”, sostiene che la prosperità della Francia è indissolubilmente legata a quella dell’Europa. Quattro sono le sue proposte più importanti per rilanciare il progetto europeo:
- sistema di difesa comune,
- rafforzamento dell’Eurozona,
- rafforzamento delle politiche migratorie comuni;
- e riforma del Parlamento europeo post-Brexit.
Quest’ultima consiste nel creare un collegio unico europeo per eleggere un numero di candidati (73 su 750) pari a quelli persi con l’uscita del Regno Unito. Malgrado incontri i pareri favorevoli di molti paesi, tale proposta richiederebbe la modifica delle leggi elettorali o persino costituzionali, rendendola quindi particolarmente complessa.
È invece più probabile che si facciano passi avanti nel settore della difesa, per esempio con l’istituzione di un quartier generale permanente. Nuove forme di cooperazione europea nel settore militare permetterebbero peraltro ai paesi europei della Nato di aumentare l’efficienza della difesa europea, rispondendo così indirettamente alle richieste di maggiori spese nel settore da parte della nuova amministrazione americana.
Per quanto riguarda gli aspetti economici, Macron propone la creazione di un Ministro delle Finanze e di un bilancio comune dell’Eurozona. In questo il neopresidente rischia di scontrarsi con le resistenze e diffidenze di altri paesi europei, a cominciare dalla Germania, da sempre contraria a questa proposta perché teme che il bilancio comune possa rendere permanenti i trasferimenti fiscali verso i paesi periferici dell’Europa. Anche nell’ipotesi di una vittoria dell’ex Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz alle prossime elezioni di settembre, la probabile necessità di una “grande coalizione” con la CDU-CSU di Angela Merkel non renderà necessariamente più “morbide” le posizioni tedesche.
Infine, sul fronte della politica migratoria comune, Macron ha ripetuto più volte nel corso della campagna che la politica della porta aperta tedesca ha “salvato la nostra dignità di europei”, e che chiudere le frontiere non è il modo corretto per affrontare il problema.
Economia: quale Francia eredita il Presidente?
Malgrado la ripresa francese sembri leggermente più robusta degli anni passati (ad aprile il Fmi prevedeva una crescita dell’1,4% nel 2017), Francesco Saraceno e Marcello Messori sottolineano che il paese è ben lungi dal potersi considerare fuori dalla crisi. Parigi è da 9 anni consecutivi oggetto di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione europea, e nel frattempo il rapporto debito pubblico/PIL ha fatto un balzo dal 64% del 2006 al 97% di quest’anno.
Contesto economico
Indicatori principali | 2015 | 2016 | Stime 2017 | Stime 2018 |
Variazione % PIL Reale | 1,3% | 1,2% | 1,4% | 1,7% |
Disoccupazione | 10,4% | 10% | 9,7% | 9,3% |
Debito/PIL % | 96,2% | 96,7% | 97% | 97,2% |
Inflazione | 0.1% | 0,2% | 1,1% | 1,5% |
Debito totale estero (% sul PIL) | 95,6% | 96% | 95,5% | 95% |
Saldo di conto corrente (% sul PIL) | -2.0% | -2.3% | -2.6% | -2.7% |
Fonte: Commissione Europea, Ministero dell’Economia francese
Inoltre alla ripresa economica non ha ancora fatto seguito un netto miglioramento nel mercato del lavoro francese: la disoccupazione resta alta (9,9%) e i redditi medi sono tornati solo l’anno scorso ai livelli del 2006. Va inoltre ricordato che anche in Francia si registra una crescente disparità regionale, e che il reddito medio di un abitante del Nord Pas de Calais è oggi meno della metà di quello di un abitante dell’Île de France.
Macron ha impostato la propria campagna sul rientro dal deficit, proponendo di tagliare 60 miliardi di spesa e di eliminare 120 mila posti di lavoro nel settore pubblico. È inoltre favorevole a rendere più flessibile il mercato del lavoro francese, e si è opposto all’abbassamento dell’età pensionabile (da 62 a 60 anni) proposto da Le Pen e Mélenchon. A fronte di questa “stretta”, Macron propone un piano di rilancio degli investimenti pubblici su istruzione e infrastrutture, e di abbassare la pressione fiscale su famiglie e piccole imprese.
Paolo Magri, direttore ISPI, commenta la vittoria di Emmanuel Macron ai microfoni di Speciale TG1