“Tutto quello che avreste voluto sapere sui green bond (ma non avete mai osato chiedere)” è il titolo di un paper a cura di Danilo Liberati e Giuseppe Marinelli recentemente apparso sul sito web della Banca d’Italia.
“Il lavoro”, si legge sul sito di Bankitalia, “presenta un’analisi del mercato delle obbligazioni i cui proventi sono vincolati al finanziamento di progetti che rispettano criteri ambientali, di governance e sociali (Environmental, Governance and Social, ESG). Si stima l’offerta globale di tali strumenti per Paese e per settore e se ne esamina la diffusione nel portafoglio finanziario degli investitori residenti in Italia”.
Offerta e domanda di green bond: a che punto siamo?
Quanto all’offerta globale, quella delle obbligazioni ESG negli ultimi cinque anni è aumentata, raggiungendo nel nostro Paese il 3% dei titoli emessi dal settore privato. Una quota, questa, in linea con la media degli altri Paesi. Vediamo questi due grafici tratti dal paper per avere un’idea.
I grafici sono frutto di elaborazioni su conti finanziari della Banca d’Italia. Da sinistra a destra, la figura riporta i dati sull’ammontare delle obbligazioni ESG emesse da soggetti residenti in Italia e la quota di tale importo sul totale dei volumi di titoli di debito emessi per settore emittente.
Per quanto riguarda invece la detenzione di titoli ESG da parte di investitori residenti nel nostro Paese, ebbene, essa nell’ultimo biennio ha registrato una rapida crescita, tanto che nel marzo del 2021 si era conquistata una quota pari all’1,9% del portafoglio obbligazionario.
Gli italiani e le obbligazioni green: c’è feeling?
Sappiamo che per anni i titoli di debito hanno rappresentato una componente fondamentale del portafoglio dei residenti italiani, con una quota sul totale delle attività finanziarie pari, in media, al 19% negli ultimi due decenni. Anche se, come fanno notare gli autori del documento, il loro peso è andato calando dopo la crisi del debito sovrano del 2011 e le crisi bancarie italiane degli anni successivi.
Prima del crollo della Lehman, a fine 2008, il settore delle famiglie deteneva oltre il 40% dei titoli di debito dei residenti italiani. In seguito ha progressivamente ridotto la sua esposizione, fino al 10% scarso del 2020. Sono state le banche e le compagnie di assicurazioni e i fondi pensione a sostituire le famiglie in cima alla lista dei detentori di obbligazioni, con una quota di poco meno del 30% per le banche e del 25% circa per assicurazioni e fondi pensione.
Quanto al peso nei rispettivi portafogli obbligazionari (pannello di destra), abbiamo che:
- le banche hanno registrato un aumento del peso delle obbligazioni dal 10 al 20%;
- la quota di portafoglio delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione è rimasta stabile intorno al 60%;
- quella dei fondi d’investimento è diminuita dall’80% al 50%;
- in calo le famiglie (“households”).
Fotografia dei portafogli obbligazionari ESG italiani
In questo quadro, l’aumento dell’offerta globale di obbligazioni ESG ha trovato riscontro nell’analoga crescita del loro peso nei portafogli dei residenti italiani. L’ammontare degli strumenti ESG nei portafogli, che era trascurabile cinque anni fa, è infatti aumentato costantemente fino a 16,6 miliardi di euro nel 2019 ed è più che raddoppiato in cinque trimestri, raggiungendo i 37,4 miliardi di euro alla fine di marzo 2021.
La quota di obbligazioni ESG sul totale dei titoli di debito detenuti ammontava all’1,4% alla fine del 2020, per poi passare all’1,9% nel trimestre successivo.
La grande maggioranza degli strumenti ESG è denominata in euro (92%) e scambiata su mercati regolamentati (88%). I portafogli sono piuttosto diversificati, potendo contare infatti su quasi 500 emittenti, più di 1.000 titoli e svariati Paesi. In particolare, i titoli ESG emessi da residenti in Italia rappresentano meno di un terzo dei portafogli obbligazionari, mentre tra gli emittenti non residenti Francia, Olanda, Germania e Spagna rappresentano il 40%.
Altri emittenti ESG di rilievo, i cui titoli sono detenuti da residenti italiani, sono entità sovranazionali, ovvero l’Unione Europea, la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che insieme rappresentano il 15% dei portafogli obbligazionari.
Due parole sul grado di rischio dei titoli detenuti
Il profilo di rischio dei portafogli dei residenti italiani investiti in obbligazioni ESG è moderatamente basso. La maggior parte dei titoli detenuti dai residenti italiani sono classificati nella categoria “investment grade”. Il profilo di rischio è piuttosto simile tra i vari settori, con le compagnie di assicurazione che detengono una quota leggermente superiore di titoli investment grade. Ma non nella fascia più alta – AA o superiore – della gamma di rating.