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Aggiornamento Fiscal Cliff: cosa è stato deciso? Basterà a evitare il burrone?

Il 2013 si apre con i mercati in festa, e i commentatori spiegano questa euforia come risultato dell’accordo raggiunto dal Congresso americano per evitare il Fiscal Cliff.  Un po’ meno positive le reazioni di alcuni commentatori  e del Fondo Monetario Internazionale.

Dopo una maratona durata oltre 80 ore, finalmente si è arrivati ad un compromesso tra Democratici e Repubblicani che allontana, per ora, il baratro fiscale negli Stati Uniti.

Lo scenario peggiore per gli aumenti delle imposte (che si sarebbe tradotto in -4% del Pil) è stato scongiurato ma la politica fiscale USA si presenta oggi maggiormente restrittiva rispetto a quella del 2012: l’impatto dell’accordo di fine anno è quantificato da JPM in un -1% di Pil e da Goldman in un -0,6%  nel 2013, che non è poco per un’economia che è prevista crescere sotto al 3% reale (FED: 2,65%, FMI: 2,1%). Inoltre, cosa assai più importante, l’accordo non risolve affatto i problemi di lungo termine della sostenibilità fiscale degli Stati Uniti: come si diceva in questo blog la situazione fiscale USA sarà uno dei temi dominanti del 2013.

cosa vuol dire fiscal cliff

Riassumiamo brevemente che cosa è stato deciso e quali sono le caratteristiche del compromesso sul Fiscal Cliff dal Congresso americano:

  • Incremento della tassazione per le fasce alte di reddito. L’aliquota marginale sale al 39,6% (dal precedente 35%) per i redditi al di sopra dei 400.000 dollari (450.000 a livello di famiglia).
  • Conferma delle agevolazioni fiscali che furono decise da Bush nel 2001 (e confermate da Obama nel 2010) per i redditi medi.
  • Estensione, sino a fine anno, dei sussidi di disoccupazione (che riguardano circa 2 milioni di persone).
  • Conferma degli sgravi fiscali per figli a carico e istruzione (per altri 5 anni).
  • Estensione per un anno del credito d’imposta per le imprese che investono in attrezzature e ricerca.
  • Aumento al 40% della tassa di successione sulle eredità oltre i 5 milioni di dollari (era al 35%);
  • Aumento al 20% della tassazione su dividendi e capital gain (dal 15%);  per i redditi al di sopra dei 400 mila dollari (450.000 a livello di famiglia);
  • Eliminata la riduzione del 2% sulle buste paga (la payroll tax era stata diminuita dal 6,2% al 4,2% da Obama) e questo, secondo il New York Times colpirà il 77% dei consumatori americani.
  • Tagli alle spese: non sono state prese decisioni di rilievo. I tagli, quantificati in € 110 miliardi nel corso di quest’anno, verranno negoziati e discussi per altri due mesi.

Negli Stati Uniti si tratta del primo incremento delle tasse dal 1993.

Sebbene sia stato fatto un passo indietro rispetto al ciglio del burrone, alcuni temi relativi al Fiscal Cliff non sono risolti e si ripresenteranno nelle accese discussioni politiche nei mesi a venire. La prossima data per la parte del Fiscal Cliff relativa ai tagli di spesa obbligatori (“sequestration”) sarà 1° marzo 2013.

Dal lato dei conti pubblici americani invece, la strada è ancora lunga e si preannuncia tutta in salita. Il prossimo tema sarà relativo all’innalzamento del tetto del debito, il limite oltre il quale il Governo Usa non può indebitarsi (il Debt Ceiling).

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Ultimi commenti
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    Nel teso leggo quanto segue: “Aumento al 20% della tassazione su dividendi e capital gain per i redditi al di sopra dei 400 mila dollari (dal 15%). Le famiglie toccate saranno 450”. Solo?

    • Avatar

      Chiedo scusa c’è un errore di battitura. Intendevo dire che per i single il reddito sarà 400.000 dollari per le famiglie 450.000. Grazie mille per la segnalazione correggo subito!!

  • Avatar

    Ma secondo voi ormai non è tutta liscia la strada verso la soluzione del problema? Cioè, hanno incominciato a trovare un accordo no? E’ un inizio.

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