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La famiglia Mastri ovvero la crisi europea, la malattia dei PIIGS e la proposta francese

La famiglia Mastri è molto conosciuta nel quartiere, così rumorosa ed eterogenea: tanti fratelli, zii, cugini, tutti diversi nell’aspetto e nel linguaggio; avevano acquistato un capiente palazzone in centro e l’avevano ristrutturato per viverci tutti insieme.

Quanta allegria tra quelle mura… qualche litigio, certo, ma un progetto comune e tante belle tavolate con i piatti preferiti di ciascuno: pizza, paella, wurtstel con crauti e molto altro ancora.

Tutto andava per il meglio quanto un inverno, improvvisamente, la sventura colpisce la famiglia.

Il nonno Dimitri, forse in seguito al contagio da parte del suo miglior amico, il dott. Lemano, ex bancario con il quale trascorreva gran parte del suo tempo giocando a poker, si becca una gran brutta influenza.

All’inizio nulla fuori dal comune: qualche starnuto, due linee di febbre… ma improvvisamente la situazione precipita, il nonno è costretto a letto e, dopo alcune settimane, il povero Dimitri finisce in rianimazione.

Questa misteriosa influenza è, però, alquanto contagiosa!

Prima il piccolo cugino Joao, intento a pescare, e poi la zia Maria, mentre affronta con impegno il suo corso settimanale di flamenco, svengono. Tornati a casa anche loro si devono mettere a letto.

Tutti gli altri membri della famiglia fanno del loro meglio per aiutare i malati, mantenendosi il più possibile lontani dal il misterioso malanno. Purtroppo una settimana più tardi, mentre guarda alla tv una partita del Milan, anche Italo comincia a sentire i brividi ed accusare la febbre. A poco sono valse le amorevoli cure dello zio Mario il quale, molto preoccupato dall’eventuale disidratazione, continua dal suo attico a preparare tazze di tè per tutti.

La situazione precipita però quando il piccolo Joao, una mattina, ha una crisi respiratoria. La famiglia comincia a preoccuparsi seriamente, si capisce subito che non è la solita scusa per saltare la scuola.

A questo punto il caro vecchio medico di famiglia, il dott. Barosso, non è più sufficiente;  ci vuole un vero specialista. Ecco che i Mastri si ricordano della cugina Angela, che vive all’ultimo piano. Non è una simpaticona, ma un medico di fama mondiale. Tozza ma tosta, freddina rispetto a quella chiassosa famiglia ma una grande professionista ed, in fin dei conti, molto affezionata ai cugini.

La famiglia è la famiglia”, il cugino Italo glielo diceva sempre. Angela finisce il suo intervento ad un importante congresso medico sul tema: “Importanza di attenersi al protocollo sanitario per evitare il diffondersi delle epidemie” e si reca ai piani più bassi del palazzo.

La solida Dott.ssa non ha esitazioni: ci vuole una cura drastica, antibiotici in flebo per tutti quanti, dieta rigidissima e divieto di esporsi alle correnti d’aria per mesi.

A questo punto la situazione precipita: il nonno Dimitri cade in coma, la zia Maria ha le convulsioni e anche il piccolo Joao perde tutta la sua vivacità e smette definitivamente di parlare.

Il clima nella palazzina della famiglia Mastri comincia a peggiorare, tutti litigano e si accusano reciprocamente di aver sottovalutato la malattia e trovato le cure sbagliate, non c’è più accordo su nulla. È il caos.

La zia Angela allora, austera ma intelligente, ricorda che ad un recente convegno aveva incontrato un altro cugino medico, il pacioso dottor Rolande, il quale ha appena messo a punto una cura sperimentale ed innovativa per le più acute epidemie influenzali.

Cerca il numero e lo trova in pochi secondi: la dottoressa  è una sempre molto precisa. Pochi squilli e il dott. Rolande risponde. Spiegata la situazione al collega, Rolande comincia ad elencare i suoi suggerimenti terapeutici per curare i malati.

La dottoressa Angela ascolta e riflette perplessa. Il dott. Rolande non le è mai sembrato un fenomeno: l’occhialetto, l’aria bonaria, i modi gentili… certamente non ha l’autorevolezza del medico che sa sempre cosa deve fare. Tuttavia il riconoscimento presso l’Accademia di Medicina Francese, di cui è diventato presidente, deve pur valere qualcosa.

Caratteristiche della cura Rolande sono: niente flebo e braccia tumefatte, solo la cara vecchia aspirina, cibo sano ma gustoso. Un clima più rilassato: musica diffusa in casa, finestre spalancate per far entrare la luce, atteggiamento più positivo. I malati devono essere trattati con affetto e allegria e non con il distacco per la paura di ammalarsi.

Dopo alcune settimane, però, la cura Rolande non è ancora iniziata e i malati sono lontani dalla guarigione. Zia Angela deve ancora convincersi se adottare o no i suggerimenti di Rolande. Nel frattempo qualcuno, sotto voce, ha avanzato l’idea di portare il nonno Dimitri lontano dal palazzo, magari in un ospedale. Zia Maria, Joao e Italo temono che, se il nonno viene portato in ospedale, prima o poi potrebbe toccare anche a loro.

Forse è il caso, prima, di provare i suggerimenti Rolandiani?

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