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Effetto referendum: i mercati allacciano le cinture

Come potrebbero comportarsi i mercati dopo l’esito del referendum? Vediamo quali sono gli scenari associati al post-voto e le probabili inerenti reazioni dei mercati.

Quali sono gli scenari possibili post-referendum?

Vediamoli in questa breve infografica:
referendum

Cosa possiamo imparare dai vari scenari?

Partiamo da un presupposto ragionevole in teoria finanziaria:

“Il prezzo attuale dei mercati rispecchia tutte le informazioni disponibili ad esso in un determinato momento.”

In concreto questo vuol dire che, ad oggi, guardando specialmente alle quotazioni dello spread tra BTP e Bund tedesco e tra BTP e Bonos spagnolo, il mercato già percepisce il referendum in maniera negativa. Ciò non accade perché i sondaggi sono a favore del “No” (o meglio solo in piccola parte, cliccate qui per approfondire), bensì perché vi è un’asimmetria nei risultati. Mi spiego meglio:

Che succede se vince il sì?

  • Scenario Verde | Vittoria del “Sì”: i mercati potrebbero reagire bene per un paio di giorni (rivedendo le proprie aspettative, oggi negative), ma non vi sarebbe un effetto positivo di lungo periodo (maggior crescita economica, occupazione etc.). Questo vuol dire che i mercati nel lungo periodo, considerate le informazioni di oggi, non dovrebbero subire alcun effetto considerevole. Se vincesse il “Sì” insomma, sapremmo bene o male cosa aspettarci nei prossimi 2 anni, fino alle elezioni del 2018, il che si traduce in maggior stabilità politica, meno incertezza e volatilità, spread più basso e banche che respirano nel breve periodo.

Che succede se vince il no?

Se vincesse il no si aprirebbero queste opzioni:

  • Scenario Blu Alto | Vince il “No” e Renzi non si dimette: tutto continua ad essere come oggi.
  • Scenario Blu Basso | Vince il “No”, Renzi si dimette ma si riesce a formare un Governo di larghe intese: il premier Matteo Renzi si dimette, ma il Presidente della Repubblica Mattarella riesce ad arginare i danni formando un governo di larghe intese. In questo caso l’Italia potrebbe zoppicare un po’ ma riuscirebbe ad andare avanti.
  • Scenario Rosso | Vince il “No”, Renzi si dimette e si va ad elezioni anticipate: a provocare una possibile svolta negativa dei mercati nel lungo periodo potrebbero contribuire le dimissioni  del premier Matteo Renzi combinate all’impossibilità per il Presidente Mattarella di trovare una maggioranza parlamentare per formare un Governo di larghe intese. Questa “combo” porterebbe verosimilmente  a elezioni anticipate nella primavera del 2017; questo per gli investitori si traduce in due parole: instabilità politica.

Dal primo scenario, si capisce che il problema dei mercati potrebbe non essere la vittoria del “No” di per sé, in quanto essa “ceteris paribus” potrebbe essere accolta con una reazione contenuta dei mercati. Ci si potrebbe invece aspettare alta volatilità, specialmente nei giorni dopo il referendum, nel secondo caso, ma ancora niente di rilevante per il lungo periodo.

Dal nostro punto di vista la situazione che porterebbe ad un aumento degli spread e ad una maggiore volatilità è la terza opzione, ovvero una fase in cui le camere vengono sciolte e si torna ad elezioni con una legge elettorale fortemente criticata. Il rischio in questo caso è che l’eventuale elezione di un partito euro-scettico possa rimettere in discussione le relazioni tra l’Italia e la zona euro, riaprendo un vecchio vaso di Pandora.

Al momento gli investitori esteri detengono quasi il 40%  dei BTP Italiani: in caso di sell-off  e non intervento della Banca Centrale, ci sarebbero effetti considerevoli sullo spread e sulle banche italiane che, oltre a detenere in pancia quote di titoli di stato, vivono una situazione “delicata” (Monte Paschi e Veneto Banca vi ricordano qualcosa?). Il peggioramento delle condizioni delle banche andrebbe a sua volta a condizionare l’andamento del nostro indice di Borsa, il Ftse Mib, composto principalmente da titoli bancari.

Referendum: la ciliegina sulla torta scaduta

Voglio concludere dicendo che non sarà una vittoria del NO o del Sì al referendum a peggiorare/migliorare la situazione reale e strutturale dell’Italia. Al di là della reazione dei mercati, più focalizzata su un orizzonte di breve-medio periodo, dobbiamo considerare che problemi come disoccupazione, non-crescita economica e stock di debito pubblico non saranno, purtroppo, risolti la mattina del 5 dicembre. Infine, occorre ricordare che resta molto difficile fare previsioni concrete sul referendum – e di conseguenza sui mercati – visto che la componente di indecisi oscilla tra il 25% e il 35%.

Prepariamoci, nel bene e nel male, ad eventuali sorprese.


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