È trascorso il “periodo di grazia” di 30 giorni per evitare il default tecnico dell’Argentina. Come paventato, il rischio di default si è purtroppo realizzato: il Governo e gli hedge fund americani non sono riusciti a raggiungere un accordo relativamente ai bond argentini. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha dichiarato il Paese “fallito”.
Di fatto, questo è il terzo default dell’Argentina in venticinque anni, con il Governo costretto a sborsare agli hedge fund americani 1,5 miliardi di dollari, oltre a pagare i detentori delle obbligazioni ristrutturate nel corso dei precedenti default.
La situazione oggi
- In applicazione della clausola pari passu, gli hedge fund hanno pieno diritto di ricevere i pagamenti nello stesso momento dei creditori che, invece, avevano accettato una più indulgente ristrutturazione del debito argentino.
- I creditori possono richiedere il pagamento immediato e completo del debito (accelleration clause).
- A questo punto, i creditori che avevano aderito alla ristrutturazione, potrebbero appellarsi alla clausola RUFO (Righ Upon Future Offers) che fino al 2015 darebbe loro il diritto di farsi pagare il 100% del debito originale, il che è sostanzialmente impossibile per il Governo argentino.
- Il mancato pagamento dei creditori allontanerebbe nuovamente l’Argentina dai mercati del credito internazionale. Se è vero che in passato l’Argentina era in grado di pagare le importazioni e gli interessi sul debito estero grazie alle esportazioni, negli ultimi anni l’aumento delle importazioni è stato tale da annullare tale surplus. Pertanto oggi l’accesso al credito è fondamentale per il Paese sudamericano.
Cosa rischiano i risparmiatori italiani
Si apre una nuova fase di attesa e incertezza per i risparmiatori (400mila gli italiani) che, al momento, rimangono con il cerino in mano. Il default dell’Argentina espone i risparmiatori che detengono obbligazioni argentine al rischio di non vedere ripagate le cedole e rimborsato il capitale. Bisogna capire con quali modalità e tempi si evolverà la situazione.
Quali sono gli effetti sui mercati finanziari
Nell’ultimo mese le quotazioni dei CDS hanno riflesso il nervosismo degli operatori (si veda il grafico). Oscillazioni che si ripetono ma che, per il momento, non sembrano spaventare particolarmente gli investitori. Da tempo infatti l’Argentina è poco presente sui mercati internazionali e non sono note esposizioni significative verso il Paese di singoli operatori o gruppi di operatori: questo dovrebbe limitare il rischio sistemico e il contagio.
Sono preoccupanti per l’Argentina gli effetti del default associati all’impossibilità di accedere al credito internazionale. Questo potrebbe portare ad una nuova profonda crisi economica e sociale, seguita da svalutazione, inflazione, perdita di potere d’acquisto dei lavoratori e disoccupazione.
Speriamo di no.