L’attenzione al cambiamento climatico sta diventando (finalmente) “mainstream”. Tanto che un nome popolare come Amazon ha appena annunciato il lancio di un fondo di venture capital da 2 miliardi di dollari per decarbonizzare l’economia e proteggere il Pianeta. Ma il gigante dell’e-commerce è in buona compagnia: anche gli altri colossi del web desiderano aderire o creare il proprio progetto green, per non parlare degli investitori di tutto il mondo -pubblici e privati- che sembrano accreditare le nuove strategie, puntando sempre di più sui fondi legati a tematiche Esg.
Amazon lancia un fondo per “decarbonizzare” l’economia
Il nuovo fondo, battezzato Climate Pledge Fund, investirà in aziende che stanno costruendo prodotti, servizi e tecnologie per aiutare le aziende a ridurre la propria impronta di carbonio e operare in modo più sostenibile, ha spiegato il patron di Amazon, Jeff Bezos. Saranno prese in considerazione aziende di tutto il mondo, di ogni dimensione e fase, dalle startup appena create alle imprese consolidate. E di diversi settori: trasporti, logistica, economia circolare, energia, food, agricoltura.
Il nuovo fondo, tra l’altro, si inserisce nel quadro di un impegno più ampio dichiarato da Amazon, che punta ad azzerare le proprie emissioni di carbonio entro il 2040 e a raggiungere entro la stessa data – con 10 anni di anticipo – gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul Clima (gli stessi da cui gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2017 su decisione del Presidente Trump).
Anche in Italia qualcosa si muove
Quello di Amazon comunque non è un caso isolato: l’impegno delle aziende verso una maggiore responsabilità sociale e la sostenibilità è in aumento anche in Italia – o almeno, lo era prima dell’emergenza covid e della crisi economica che ne è scaturita.
Stando al IX Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia promosso dall’Osservatorio Socialis, nel 2019 le imprese del Belpaese hanno investito 1,77 miliardi di euro in azioni di Corporate Social Responsibility e Sostenibilità, il 25% in più rispetto al 2017. E durante la pandemia è andata ancora meglio, tanto che molti analisti si chiedono se l’Esg non sia il “tech” del passato” a livello finanziario.
Ed è appunto la finanza che può efficacemente cambiare le regole del gioco, perché sono i fondi d’investimento che per lo più indirizzano i soldi alle grandi aziende e se quei fondi chiedono dei criteri sostenibili in più alle imprese per erogare finanziamenti saranno proprio quest’ultime a voler modificare i loro comportamenti.
È una situazione cosiddetta “win-win”, ossia dove a vincere sono tutte le parti in gioco: le aziende “solo profitto”, che stabilizzano le performance e migliorano la propria reputazione e i cittadini, che vivranno in mondo più sano, più a lungo.
Il mondo degli investimenti Esg resiste alla pandemia
Alla movimentazione del mondo imprenditoriale su temi come sostenibilità e tutela dell’ambiente corrisponde di fatto un’attenzione crescente, da parte di sgr e investitori, ai fondi SRI (Social Responsible Investments), quelli cioè che incorporano i cosiddetti fattori ESG (Environmental, Social e Governance). Attenzione che si è dimostrata un trend in forte crescita durante l’emergenza sanitaria.
Stando a un report pubblicato da Morningstar sui flussi globali degli investimenti sostenibili, i fondi attenti alle tematiche Esg hanno infatti resistito meglio ai colpi della crisi da covid rispetto ai fondi tradizionali. A livello globale, questi prodotti hanno registrato afflussi per 45,6 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2020, contro i deflussi per 384,7 miliardi dell’universo complessivo dei fondi di investimento.
In totale, i fondi Esg potevano contare a fine marzo 2020 su un patrimonio di 841 miliardi di dollari a livello globale, il 12% in meno rispetto a fine 2019: il calo è stato molto più contenuto rispetto all’industria dei fondi in generale, che ha accusato un calo trimestre su trimestre del 18%.
A livello regionale infine, l’Europa continua a fare la parte del leone con il 76% dell’offerta sostenibile globale e l’81% degli asset, ma l’interesse verso gli investimenti socialmente responsabili sta crescendo anche in altre parti del globo.
Amazon e non solo: i grandi del web vogliono trainare il cambiamento
Non è una novità che i colossi del web si pongano come i leader del cambiamento. E sicuramente non staranno a guardare mentre l’opinione pubblica si trasforma e si indirizza verso un modello economico e sociale sostenibile e più attento ai diritti civili. Anche perché l’essere vicino al mondo “civile” è nel loro DNA ed è questo il succo del loro successo.
Le aziende – e gli istituti della finanza – hanno le risorse per realizzare molte più cose degli individui, e di conseguenza hanno la responsabilità di farlo. Soprattutto, le aziende tecnologiche, che hanno a disposizione un’enorme quantità di risorse e detengono un’influenza senza precedenti nella nostra vita quotidiana. In quanto tali, devono essere in prima linea e leader nelle questioni ESG.
Tuttavia, in tutto il settore tecnologico c’è ancora molto spazio per migliorare.
Secondo un recente report di KPMG, solo il 26% delle aziende tech nel mondo ha incorporato in modo significativo l’ESG nella propria pianificazione strategica. Solo il 34% afferma che il cambiamento climatico stia avendo un forte impatto sulle decisioni di investimento/finanziamento e l’86% ritiene che il settore tecnologico richieda più regolamentazione e standard da seguire nel campo della sostenibilità.
Insomma, i buoni propositi ci sono, ma la strada verso la piena sostenibilità è ancora lunga.
1 – Il re del web torna ai cari vecchi contanti
2 – Sostenibilità, cinque modi in cui l’ESG può creare valore per le aziende