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Cosa c’è dietro la corsa del palladio?

Semi sconosciuto fino a poco tempo fa, il palladio sta facendo parlare di sé negli ultimi anni per la corsa impressionante del suo prezzo. Il metallo raro – che nella tavola periodica è raggruppato insieme ai metalli del gruppo del platino (rutenio, rodio, osmio, iridio e platino) ed è di colore bianco-argenteo – ha più che raddoppiato il suo valore nel giro di un anno e lo ha quintuplicato dal 2015, avvicinandosi e poi superando (a dicembre 2018) le quotazioni dell’oro – attualmente sovrasta il metallo giallo di circa 1.000 dollari. E solo nel 2020 – nonostante una correzione registrata negli ultimi giorni – è salito di quasi il 25%.

 

Palladio | amCharts

 

Per cosa si usa il palladio?

La maggior parte del palladio estratto – circa l’85%, scrive Bloomberg – è impiegato nell’industria automobilistica, più nel dettaglio all’interno delle marmitte catalitiche, per trasformare alcune emissioni inquinanti in anidride carbonica, acqua e azoto (il platino è preferito invece per le motorizzazioni diesel, sempre meno amate dagli automobilisti). Il palladio viene usato anche nell’oreficeria (l’oro bianco, ad esempio, è una lega di oro e palladio), nell’orologeria, nell’elettronica e nell’odontoiatria, ma in percentuali decisamente minori.

 

Perché il suo prezzo sta lievitando?

È la solita legge della domanda e dell’offerta. La domanda di palladio supera sistematicamente l’offerta ormai da circa un decennio, complice l’aumento dell’utilizzo del metallo di pari passo con il tentativo da parte dei governi dei maggiori Paesi sviluppati di limitare le emissioni inquinanti dei veicoli. In Europa per esempio, i consumatori stanno acquistando sempre meno automobili diesel, orientandosi invece sui veicoli a benzina (che impiegano palladio nelle marmitte), soprattutto dopo gli scandali sulle emissioni diesel truccate venuti a galla negli ultimi anni (ricordate il caso Volkswagen?).

 

 

Perché l’offerta è così scarsa?

Il palladio è un prodotto derivato che viene estratto, principalmente in Sudafrica e Russia, da alcuni minerali di platino e nichel: la sua produzione è un processo lento, che richiede tempo, motivo per cui i produttori non riescono a reagire prontamente alle variazioni di prezzo. Secondo le stime di Standard Chartered, il deficit si aggira oggi intorno a 700mila once, e già si prevede anche per il 2020 una carenza d’offerta per il nono anno consecutivo – il che contribuisce a mandare i prezzi in orbita.

 

Ci troviamo di fronte a una bolla speculativa?

Non esattamente. Anche se, come segnala Bloomberg, da metà 2018 gli hedge fund stanno effettivamente scommettendo su un aumento dei prezzi, secondo diversi analisti dietro la corsa del palladio ci sono fattori concreti. Gli speculatori non sono stati protagonisti in questa corsa al rialzo, osserva Ross Norman, CEO di Sharp Pixley, citato da Il Sole 24 Ore, segnalando che “il patrimonio degli ETF1 sul palladio negli ultimi due anni è diminuito di circa un milione di once”. Secondo Jeffrey Currie di Goldman Sachs, il prezzo resterà alto almeno finché i produttori di auto passeranno ad altri metalli preziosi. Questo però non accadrà finché la carenza di palladio diventerà così grave da creare problemi nella produzione di auto, sostiene l’analista.

 

Quello del palladio è un caso isolato?

Risposta breve: no. Tutti i metalli preziosi usati in piccole quantità dall’industria automobilistica hanno storicamente registrato variazioni di prezzo significative quando la domanda ha superato l’offerta. Qualche esempio? Nel decennio tra il 1998 e il 2008, il platino ha visto lievitare il suo prezzo di oltre il 500% dopo che una carenza di offerta ha attirato l’attenzione degli speculatori. E il rodio era aumentato addirittura del 4.000%, sempre nel giro di un decennio, prima che i produttori di auto trovassero il modo di ridurre la loro dipendenza da questo metallo.

 



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Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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