Web e social media hanno sicuramente il merito di aver democratizzato l’accesso all’informazione, rendendo il mondo una sorta di “villaggio globale” costantemente interconnesso. Oggi basta un cellulare connesso alla rete per trovare una risposta a qualsiasi domanda ci passi per la testa. Incredibile, no? Certo. Ma come sempre esiste il rovescio della medaglia.
Il problema fondamentale è che controllare gli autori dei contenuti pubblicati online è difficilissimo, se non impossibile. Potenzialmente chiunque può svegliarsi una mattina e decidere di condividere con il mondo del web le sue personalissime convinzioni su un particolare tema.
E chiunque si trovi d’accordo con lui, può liberamente condividere questi contenuti con tutti i suoi contatti, diffondendoli a una velocità incontrollabile. Questo fa aumentare in modo esponenziale il rischio – per chi “cerca risposte” sui social media o su Google – di inciampare in informazioni imprecise o del tutto sbagliate. O, quando va male, volutamente “di parte” e fuorvianti.
Mai sentito parlare di fake news?
Per usare la definizione della Consob, le fake news sono notizie parzialmente o totalmente false che però sembrano vere. In particolare:
- le fake news sono diffuse attraverso i mezzi di comunicazione: televisioni e testate giornalistiche e, negli ultimi anni, internet, social media e social network, che ne hanno accelerato la condivisione tra gli utenti;
- fanno leva su aspettative e pregiudizi che le rendono credibili.
Al di là dei meccanismi alla base della cosiddetta “viralizzazione”, Consob evidenzia tra l’altro come la circolazione delle fake news tenda “a intensificarsi nei periodi dominati da grande incertezza”. Non a caso, ultimamente ne abbiamo sentito parlare spesso.
Qualche mese fa per esempio, oltre 100 medici e infermieri impegnati nella battaglia contro il coronavirus hanno firmato una lettera pubblicata sul New York Times, in cui invitavano Facebook, Twitter, Google e YouTube a “smettere di dare ossigeno” alle notizie false sulla pandemia e alle teorie complottistiche.
E proprio la settimana scorsa, i ceo degli stessi giganti tech sono stati chiamati a testimoniare alla Camera dei Rappresentanti sul tema della disinformazione sulle loro piattaforme e sul ruolo giocato dai social media nell’assalto di Capitol Hill.
I manager hanno naturalmente ribadito il proprio impegno a collaborare con le autorità per contrastare le fake news, evidenziando gli sforzi compiuti per cancellare account poco credibili e contenuti discutibili dalle loro piattaforme. Ma hanno anche ricordato la minaccia alla libertà d’espressione che comporta un controllo troppo stretto sui contenuti dei social. Insomma, il tema è spinoso.
Le fake news nel mondo degli investimenti
E il mondo della finanza non è immune al rischio “fake news”. Per le autorità chiamate a vigilare sui mercati in realtà, quello del monitoraggio delle notizie è un problema vecchio: tra i loro compiti, infatti, c’è da sempre anche quello di accendere un faro sulle informazioni diffuse al mercato, dal momento che possono turbare l’ordinato svolgimento delle negoziazioni.
Capita che tali autorità debbano intervenire per bloccare tentativi di manipolazione informativa, messi in atto attraverso la diffusione di notizie false in grado di influenzare l’andamento dei listini o del prezzo dei titoli di una singola società quotata. Per esempio, nel 2017 la Securities and Exchange Commission, l’autorità di controllo e vigilanza degli Stati Uniti, ha dovuto intervenire nei confronti di una serie di persone coinvolte, spiega Consob, “in attività finalizzate alla pubblicazione di oltre 250 articoli mirati a influenzare l’andamento di determinati titoli azionari”.
Senza dimenticare l’inganno “personalizzato”. Pubblicità fantasiose, avvisi, sms, newsletter “di investimento”, annunci online, falsi siti, mail ingannevoli su prodotti di investimento, telefonate per persuadere i risparmiatori ad aderire a proposte d’investimento solo all’apparenza molto redditizie: il menù è vario e insidioso.
Come su può difendere un investitore?
Come sempre, conoscere il problema aiuta a neutralizzarlo. Vediamo allora le caratteristiche che possono permetterci di riconoscere una fake news prima di caderne vittime:
- carattere di novità e forte connotazione emotiva, che “catturano l’attenzione, sollecitano l’interesse e spingono alla condivisione”;
- elevata salienza, ovvero alta rilevanza percepita;
- un alto tasso di diffusione e ripetizione;
- mancanza di prove concrete o di riferimenti scientifici;
- foto e immagini altrettanto false, o comunque riferite a situazioni e contesti diversi da quelli oggetto della fake news;
- non raramente, errori di battitura e grammaticali.
Certo, anche la nostra mente tende a giocarci brutti scherzi. In questo caso a ingannarci sono le “scorciatoie” cui ricorriamo quando ci troviamo di fronte a una grande quantità di informazioni da raccogliere, elaborare e utilizzare. Ma proteggersi è possibile.
Il vademecum della Consob
Ecco i 10 consigli preparati da Consob (più una regola aurea valida sempre e da sempre).
1. Verificare la fonte e, quando possibile, affidarsi a fonti ufficiali. Per le notizie finanziarie, per esempio, i riferimenti possono essere i siti istituzionali che riportano le quotazioni dei titoli e degli indici di mercato e, volendo, anche i siti dei maggiori quotidiani economici.
2. Verificare i documenti ufficiali: per esempio, la documentazione che dovrebbe accompagnare e descrivere le caratteristiche dell’investimento proposto.
3. Se si riceve un link per accedere al sito web che confermerebbe la fake news, verificare che il sito non sia un clone di siti web legittimi (il cosiddetto spoofing): usa i motori di ricerca per raggiungere in modo autonomo i siti che ti interessano.
4. Diffidare di informazioni che contengono affermazioni sorprendenti ma anche evidenti errori grammaticali e di battitura.
5. Confrontare informazioni differenti provenienti da fonti diverse.
6. Leggere criticamente, affidandosi al ragionamento e non solo all’istinto.
7. Cercare attivamente dati e fatti che smentiscano le proprie opinioni, argomentazioni che possano eventualmente dimostrare l’infondatezza dell’informazione a cui si stanno “ancorando” le proprie valutazioni.
8. Prendersi tutto il tempo necessario per decidere: è un errore decidere “di pancia”, sulla spinta delle emozioni generate da notizie e andamenti dei mercati.
9. Riflettere prima di condividere le informazioni ricevute e farlo solo dopo averle verificate per non alimentare la circolazione di fake news.
10. In caso di dubbi, meglio chiedere a un esperto: nel caso di informazioni su proposte di investimento, potrebbe essere utile chiedere un supporto, per esempio, alla banca o al proprio intermediario finanziario di riferimento.
La regola da tenere sempre a mente comunque – conclude Consob – è che in finanza non esistono “pasti gratis”. Meglio non fidarsi troppo di chi ci promette guadagni stellari senza sforzi e in tempi brevi. Probabilmente non la racconta giusta.
Marco O. / Aprile 3, 2021
Ma fanno parte delle fake news anche notizie tipo: “Dopo la Brexit in UK crollerà il PIL! Esploderà la disoccupazione! Mancherà il cibo e i medicinali!”, che erano su TUTTI i mainstream media, inclusi quelli dedicati alla finanza? Chiedo per un amico. 😉
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Maria Paulucci / Aprile 7, 2021
Caro Marco,
gli effetti di un fatto ENORME come la Brexit si vedono nel tempo e non da un giorno all’altro. Poi, se fa comodo, si può anche dire che si vedono subito, istantaneamente, nell’immediato, ma non è così. Le ricordo che la vera Brexit si sta praticamente concretizzando ora. Se il governo e la banca centrale sono bravi – come in effetti sono stati finora – si riesce a prevenire e curare per tempo. In ogni caso, sarei cauta nel dire che tutto va bene. E ancor più cauta sarei nell’affermare che quello potrebbe essere un modello per un Paese profondamente diverso dal Regno Unito come è, per esempio, l’Italia.
Accogliamo sempre con interesse ed entusiasmo le note critiche dei nostri lettori, purché modulate con toni che non ricordino il cortile della scuola d’infanzia: non fa onore a noi e ancora meno ne fa a chi ci scrive.
Cordiali saluti!
Maria
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