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Chiamala, se vuoi, Eurosperanza

Ho l’impressione, chiamiamola Speranza, che qualcosa possa cambiare.

Sarà grazie all’asta Bund solo parzialmente coperta di mercoledì 23 novembre, saranno i nuovi Governi tecnici di Grecia ed Italia. Mettiamoci pure la grandeur francese della tripla A minacciata dalle Agenzie di Rating. O forse, e più semplicemente, il baratro spalancato sotto i piedi di argilla di un po’ tutta la UE.

Le resistenze tedesche potrebbero iniziare a vacillare e la Banca Centrale Europea potrebbe iniziare il suoquantitative easing sul mercato del debito sovrano europeo. In maniera mirata, s’intende. Probabilmente, come accaduto recentemente con la Banca Centrale Svizzera in difesa del franco, senza neppure il dispendio di troppe munizioni. Un appropriato “wording” ai mercati da parte dell’italico Mario Draghi costituirebbe la giusta moral suasion.

Tutti, quasi tutti, concordano sulla necessità di portare sotto controllo lo stock del debito pubblico dei Paesi fondatori dell’Europa. Tutti concordano sulla necessità di vigilare sui deficit annuali di bilancio. Ma tutto ciò non può avvenire in soli pochi mesi.

Sono d’obbligo radicali cambiamenti strutturali, sociali e culturali nei Paesi in questione. E ciò richiede tempi adeguati e Governi illuminati (ed elettori altrettanto lungimiranti).

Nel frattempo però la Casa Europa brucia. Rischiamo un corto circuito totale del sistema finanziario europeo e mondiale ed una profonda crisi economica.

Vigiliamo sul lavoro che i nuovi Governi del sud Europa porranno in essere a stretto giro.
Mettiamo i burocrati di Bruxelles subito al lavoro per adeguare i Trattati verso un Europa federata fiscalmente e politicamente.
E lasciamo che la Banca Centrale Europea possa sparare il suo “silver bullet”.

Se volete… chiamiamola EuroSperanza.

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